15 settembre 2013

Traditori di tutti, di Giorgio Scerbanenco


Incipit

E' difficile uccidere due persone contemporaneamente, ma lei fermò l'auto nel punto esatto, studiato più volte, quasi al centimetro, anche di notte, riconoscibile per un curioso, gotico e eiffeliano ponticello in ferro che scavalcava il canale e disse, fermando appunto l'auto nel centimetro quadrato voluto come una freccia si ferma quando si centra nel centro del bersaglio: «Scendo a fumare una sigaretta, non mi piace fumare in macchina», lo disse ai due seduti dietro, che erano i due che doveva uccidere, e scese senza attendere risposta, anche se quelli, gentilmente, intorpiditi dal grosso pranzo e dall'età, romanticamente dissero sì, che scendesse pure, e liberi dalla sua presenza di disposero quasi a dormire meglio ..
Traditori dei partigiani e dei nazifascisti. Traditori degli amici e dei nemici. Traditori dello stato ma anche dell'antistato che è la criminalità organizzata.
Sono quelli che si credono furbi, più furbi degli altri, abituati alla menzogna e alla violenza. Sono i “Traditori di tutti” del romanzo di Giorgio Scerbanenco, il secondo, con protagonista il medico poliziotto Duca Lamberti: sono trafficanti di armi vendute poi ai terroristi, trafficanti di droga e di sesso. Siamo a Milano, nel 1966, quando il sogno del boom è forse già finito ma c'è ancora qualcuno che crede che Milano sia ancora la città del panettone e del pan de mei.
Allo studio di piazza Leonardo da Vinci del medico Duca Lamberti, radiato dall'ordine perché ha aiutato una signora anziana a morire, si presenza tale Silvano Solvere.
Gli chiede di effettuare un intervento di imenoplastica, per conto di una sua amica, Giovanna Marelli da Ca Tarino, frazione di Buccinasco, periferia della città: in pratica deve rifarsi la verginità, per le imminenti nozze col re delle macellerie di Corsico Ulrico Brambilla, il suo fidanzato.
L'ha mandata lì proprio da lui l'avvocato Turiddo Sompani.

Duca Lamberti metterebbe alla porta subito quel Silvano, che gli provoca solo una sensazione di repulsione. Ma l'avvocato Sompani, assieme alla sua amica Adele Terrini, sono stati uccisi, gettati nell'Alzaia Naviglio Pavese.

Una strana coincidenza, perchè l'avvocato Sompani era finito in carcere, dove aveva conosciuto Lamberti, proprio perché ritenuto colpevole della morte di un suo amico, ritrovato nella sua auto insieme ad una donna, nel Lambro, vicino alla Conca Fallata.
Cosa c'è dietro questa storia?

In Questura ottiene il permesso dall'amico Càrrua, di portare avanti una sua indagine, non come poliziotto, ma eventualmente come confidente.

Così, al suo studio, si presenta, con una valigia in mano, la futura sposa Giovanna Marelli che, un po' per carattere, un po' per l'alcool che Lamberti le fa bere per tenerla tranquilla, inizia a raccontare del suo fidanzamento col macellaio, nonostante sia innamorata di Silvano.

Uscita dallo studio, raggiunge l'amico Silvano in auto e viene seguita dalla squadra del brigadiere Morini. Che assiste impotente alla loro morte: la loro auto, in una sera di tuoni e fulmini, viene crivellata di colpi da una seconda auto di killer, per finire proprio dentro il naviglio pavese verso Buccinasco.



Le coincidenze iniziano ad essere troppi: a morire dentro un fiume sono ora tre coppie, tra loro legate. L'amico dell'avvocato Sompani, l'avvocato stesso e l'Adele e ora Silvano con la ragazza.
Da qui parte l'indagine di Duca Lamberti, assieme all'agente Mascaranti della Questura: dalla valigia della sposa mancata, che contiene un mitra ben oliato, si arriva ad una trattoria nella zona sud della città, la Binaschina, crocevia di traffici illegali di droga, armi e sesso.

Un verminaio che Lamberti intende schiacchiare con tutte le sue forze: questi significa non abbassarsi a nessuna pietà nei confronti dei criminali. Che siano anziani gestori di un ristorante con camere per coppiette “allegre”, che viene convinto a parlare con uno straccio bagnato in faccia. O donne vestite alla cavallerizza, portavoce della banda, su cui per un motivo personale Duca non alzerebbe mai le mani, ma con cui si può scendere a patti per avere tutte le informazioni possibili, alla faccia delle leggi.

C'è tanta violenza, in questo racconto, il secondo con protagonista il medico Duca Lamberti. Violenza sia da parte dei criminali, rozzi e animali anche se vestiti alla moda con tanto di giacca e cravatta, sia da parte di quelli che dovrebbero rappresentare la legge:


Lo stesso Càrrua ha timore nell'affidargli quella specie di indagine:

«No, non ho voglia neppure di vederti. Sei troppo nevrastenico, e anche questo lavoro lo fai con troppa nevrastenia, con odio, tu te li vuoi mangiare i delinquenti, non li vuoi arrestare, deferire all'autorità giudiziaria, difendere la società ..»pagina 24
Nonostante la stima del funzionario della Questura, che vorrebbe che l'amico tornasse alla sua vecchia professione, facendo abiura del suo gesto (di pietà) per cui è stato radiato dall'ordine de medici:
Lo odiava e lo ammirava, aveva odiato e ammirato anche il padre di Duca Lamberti, per la ringhiosità e l'inflessibilità. Senza un soldo, senza più carriera, con una sorella e una bambina piccola sulle spalle, invece di farsi i fatti suoi, di arrangiarsi, si buttava nel più disperato lavoro che ci fosse, il poliziotto, e il poliziotto italiano, fosse stato almeno quello inglese o americano: il poliziotto in Italia che le prende da tutti, sassate dagli scioperanti, pallottole o coletellate dai criminali, male parole alle spalle dai cittadini, urlate dai superiori e poche lire dallo Stato.pagina 27
Ma Duca Lamberti è uno con le idee chiare: sa che Milano non è più quella di una volta: a tavola, assieme a Mascaranti gli spiega di come i soldi, abbiamo trasformato anche la criminalità:
«C'è qualcuno che non ha ancora capito che Milano è una grande città.
Non hanno ancora capito il cambio di dimensioni, qualcuno continua a parlare di Milano come se finisse a Porta Venezia o come se la gente non facesse altro che mangiare panettoni o pan meino. Se uno dice Marsiglia, Chicago, Parigi, quelle sì che sono metropoli, con tanti delinquenti dentro, ma Milano no, a qualche stupido non dà la sensazione della grande città, cercano ancora quello che chiamano il colore locale, la brasera, la pesa, e magari il gamba de legn. Si dimenticano che una città vicina ai due milioni di abitanti ha un tono internazionale, non locale, in una città grande come Milano arrivano sporcaccioni da tutte le parti del mondo, e pazzi, e alcolizzati, drogati, o semplicemente disperati in cerca di soldi che si fanno affittare una rivoltella, rubano una macchina e saltano sul bancone di una banca gridando: Stendetevi tutti per terra, come hanno sentito che si deve fare.Ci sono tanti vantaggi dall'ingrandimento della città, ma ci sono anche cambiamenti che fanno pensare. Queste storie di regolamento di conti [..] fanno davvero pensare a molte cose. Sono bande organizzate militarmente, armate, con elementi decisi assolutamente a tutto, con tutta una serie di basi di attacco o di nascondiglio, dislocate un po' da per tutto. Noi abbiamo trovato per caso la Binaschina, ma quante ce ne saranno di basi come quella dentro i confini della provincia di Milano e anche fuori, ma sempre intorno a questa grossa torta così dolce che è Milano? E' qui a Milano che ci sono i soldi ed è qui che vengono a prenderli, con ogni mezzo, anche col mitra»pagina 118-119
E se la criminalità è questa, in una società strappata dalle sue tradizioni in forte cambiamento verso un futuro che non si capisce quale sia, rimane la frustrazione per non poter risponderle con gli stessi mezzi: contro questi traditori, papponi, trafficanti di uomini e di droghe, sfruttatori e menzogneri:


"... ma non si può, non si può, la legge proibisce di ammazzare le canaglie, i traditori di tutti, anzi specialmente questi che devono avere un avvocato difensore, un processo regolare, una regolare giuria e un verdetto ispirato alla redenzione del disadattato, mentre invece si può, senza nessun permesso, innaffiare di proiettili due carabinieri di pattuglia, o sparare in bocca a un impiegato di banca che non si sbriga a consegnare le mazzette di fogli da diecimila, o mitragliare in mezzo alla folla, per scappare, dopo una rapina, questo si può, ma dare un buffetto sulla rosea gota al figlio di baldracca che vive di canagliate, questo no, la legge lo proibisce, è male, non avete capito niente di Beccaria, no lui, Duca Lamberti, non aveva capito niente dei Delitti e delle pene, era un grossolano e non aveva speranza di raffinarsi, ma gli sarebbe piaciuto incontrare quelle canaglie, lui glieli avrebbe dati, i buffetti sul viso".
Ma se la legge degli uomini sembra impotente di fronte a queste belve assetate di sangue, c'è sempre la speranza che arrivi una dea della vendetta che compia giustizia.

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La scheda del libro sul sito di Garzanti.

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