31 dicembre 2013

Buoni propositi

L'anno scorso, di questo periodo si discuteva delle primarie per le future elezioni politiche. Si preparava un anno di vero cambiamento, almeno questa era la sensazione che si respirava.
Un PD parzialmente rinnovato, che doveva resistere al canto delle sirene montiane, la tentazione del centro, che si apprestava a smacchiare il giaguaro e vincere le elezioni.
Il Movimento 5 stelle, cui non si conosceva il potenziale di voti che avrebbe preso (era comunque sottostimato): parliamo sempre di gente giovane, motivata, magari non preparata, ma almeno lontana dai vecchi giochi, dalle dinastie, dalle lobby.


Per la prima volta il partito di B. si presentava alle urne sempre agguerrito, ma dato per sconfitto. Forse anche per il nuovo (?) centro montiano, Scelta civica, coalizzata assieme ai partiti di Fini e Casini.
Ecco, tanto Grillo era sottostimato, tanto Monti era considerato il cardine della futura alleanza: prima ancora delle elezioni si parlava già di un Monti bis, o comunque di un esecutivo che non poteva prescindere dalla sua agenda. Benedetta e incensata in tutti i TG.
Lui, il premier che mai avrebbe continuato con la politica.
Come, d'altronde, anche il presidente Napolitano, mai avrebbe concesso il bis al Quirinale.
Come anche, mai più larghe intese, dicevano quelli del giaguaro.
Per non parlare dell'articolo 18, dei caccia F35 ...
Per molti, le elezioni erano quasi un fastidio: ma come, abbiamo un presidente del consiglio che l'Europa ci invidia, che ha salvato il paese, a che servono le elezioni ..


La democrazia, un dettaglio insignificante di fronte alla grande finanza, al nuovo ordine economico mondiale, lo spread, i tassi, la BCE, il debito.


Quanto amara è stata la sorpresa: le elezioni (tra l'altro in un giorno di intense nevicate e già questo doveva significare qualcosa ..) hanno sancito che il giaguaro era ancora lì, molti italiani credevano ancora nelle sue favole. Molti di più di quanti invece credevano in quelle del premier in loden, Monti, uscito ridimensionato dalle urne.
Il PD e la non vittoria, Napolitano che voleva una maggioranza solida e non una che si poggiava su astensioni o sui voti del M5S. Il M5S che non ha colto l'attimo illudendosi di poter entrare nella stanza dei bottini (quanta supponenza). Il PDL che ha ottenuto quello che voleva: larghe intese benedette prima dall'elezione del Napolitano bis.


Tutto questo per dire come sia difficile, nel nostro paese, fare delle previsioni. Chi l'avrebbe mai detto .. Da Bersani a Letta e ora, Renzi. Da Berlusconi a Berlusconi e Alfano.


Il governo dei giovani, che giura con gli spari in piazza di Preiti, che si incarta subito su IMU, tasse, giustizia. Che procede con la politica dei piccoli passi e dei grandi rinvii (la legge elettorale, il finanziamento ai partiti, il pagamento dell'Imu). Che non affronta i veri problemi del paese: salari bassi e tassati, l'evasione, la corruzione non più tollerabile, gli sprechi della casta a tutti i livelli (i rimborsi nelle regioni), le mafie, la messa in sicurezza del territorio (ad ogni alluvione si dice che è piovuto sopra le medie).


Per quante settimane si è discusso di Imu e della decadenza di B.? Se la Severino fosse retroattiva o meno? Se fosse giusto il voto palese?
Nel frattempo le banche salvate (o semi nazionalizzate come Mps) hanno continuato a stringere sul credito sia per colpa dei nuovi vincoli imposti, sia perché sono cresciuti le insolvenze. Debiti che difficilmente verranno riscossi: perché la gente perde il lavoro e non riesce a pagare il mutuo, le aziende falliscono, lo stato paga in ritardo.


Il paese che è stato salvato due volte, da Monti e da queste larghe intese (perché, ripetono, non c'era alternativa), peggiora (o non migliora) su tutti indicatori: lavoro, PIL, debito.
Da una parte la difesa senza se e senza ma di questo sistema europeo, dell'euro, del pareggio di bilancio (una medaglietta buona solo per l'immagine del paese), delle regole del fiscal compact. Dall'altra parte la crescita degli anti euro, dei partiti antieuropeisti, delle destre peggiori.
Prima che si arrivi ad una nuova Weimar, sarebbe il caso anche di rivedere tanti accordi, firmati da governi senza dirlo troppo in giro, senza un referendum.


Anche il FMI critica la politica dell'austerità (che in Grecia non ha funzionato, come nemmeno in Italia): se siamo alla recessione, con pochissime speranze di ritornare a livelli di crescita (e di posti di lavoro e di produzione e di benessere) di prima della crisi, forse è bene rivedere le cure fin'ora adottate.


Rivedere e rinegoziare il debito: perché devono pagare le prossime generazioni per le colpe dei governi del pentapartito negli anni '80? Dei governi Berlusconi di questi 20 anni?
Perché spendere decine di miliardi in interessi su un debito cui non rientreremo mai (ma non lo possiamo dire), soldi che potrebbero essere investiti in sanità, istruzione, stimolo per la crescita industriale.
L'assenza di speranze è una cattiva consigliera per molti italiani: se non vedi alternative e sei in una situazione nera, sei disposto ad ascoltare quanti si mettono ad urlare nelle piazze e nelle TV.
Che propositi e che aspettative avere per il prossimo anno, allora?


Non lo so. Letta è stato abile nel costruire l'attesa di un anno di cambiamento, riforme, dopo la svolta generazionale. Un po' poco, direi. La sensazione dell'eterno gattopardismo, nella politica italiana, rimane. Stanno andando nella direzione giusta, le tasse diminuiscono, ci sono i soldi per la social card .. ma suonano come le stesse, solite parole già sentite.



PS: il solito discorso di fine anno che vorrei (You may say, I'm a dreamer ..) 

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