02 aprile 2014

Statismo e populismo (populisti sono sempre gli altri)

L'editoriale di Ezio Mauro ieri, era un endorsement alle riforme renziane, come risposta e argine a tutti i populismi.
Il direttore di Repubblica Mauro avrebbe potuto leggere quello che il collega Giannini aveva scritto a proposito di Berlusconi nel suo libro "Lo statista".

Qui si citavano, tra gli altri, "Il complotto contro l'America" di Philip Roth, in cui l'autore immaginava l'instaurazione di una dittatura o, "meglio una democrazia nella sua parabola discendente”.
“L'assenza di poteri autonomi che bilancino lo strapotere dell'esecutivo, dalle istituzioni all'establishment economico-finanziario, ridotto a vassallaggio e ricattabile attraverso il meccanismo incestuoso delle concessioni governative e il circuito del finanziamento bancario”.
E ancora:
“Lo sgretolamento coatto dei contenuti della politica, lo smantellamento sistematico della verità dei fatti, il disfacimento scientifico del linguaggio che trasforma l'informazione in rumore bianco”.

Nel libro Giannini portava avanti la tesi del populismo mediatico, usando le parole di Pierre Andrè Taguieff dal libro “L'illusion populiste”

 “uno stile politico basato sul ricorso sistematico alla retorica dell'appello al popolo e sull'utilizzo di un sistema di legittimazione di tipo carismatico, il più adatto ad enfatizzare il cambiamento”.
 
Telepopulismo: “una forma di populismo adattata alle esigenze della mediatizzazione televisiva e in grado di declinare contemporaneamente tutte le forme classich del populismo”.
Giannini riporta anche quello che Rusconi scriveva su La Stampa nel 2008
"Populismo e il passato che ritorna"
Quali sono i valori della nuova destra populista, che pretende innanzitutto di essere pragmatica e anti-ideologica?[..]
La vera chiave sta nel termine “populismo” . Ma inteso in senso proprio, e non in senso generico.
“Il populismo democratico ha quattro ingredienti: un popolo elettore che tende ad esprimersi in uno stile plebiscitario con un rapporto di finta immediatezza con il leader; la dominanza di una leadership personale, gratificata di qualità carismatiche; un sistema partitico semplificato con un ricambio di elite politiche che è di supporto immediato al leader; il ruolo decisivo e insostituibile dei media alleati ”
Gian Enrico Rusconi, La Stampa 13 settembre 2008.
Nel libro, il vicedirettore faceva riferimento a Berlusconi. Non a Renzi.
Anche se le definizioni che potete leggere le potete applicare benissimo anche al neo premier.
Ma i populisti sono sempre gli altri.

Non quelli per cui sindacato, confindustria, professoroni, senatori, giornalisti scomodi sono solo un vincolo.

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