20 maggio 2014

Report - a pensar male: il tesoro della DC, chi sta dietro il Crif e gli eletti in Europa

SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Quanti democristiani stiamo per votare alle prossime elezioni? Hanno uno scudo crociato dentro il petto, mimetizzati a destra e a sinistra ma uniti d’amore e d’accordo quando è stato il momento di spartirsi il patrimonio della DC: 500 immobili, l’operazione di svendita più colossale nella storia repubblicana dei partiti dove sono molte le cose che non tornano tra debiti, regali, magistratura indulgente, bancarotte e appartamenti tornati gratis o quasi ad alcuni eredi della DC. Senza mai pagare pegno.
Per ora, perché la partita non è ancora finita …

Una storia che sembra preso da un libro giallo: la fine del patrimonio della vecchia Democrazia Cristiana (508 immobili, alcuni di gran pregio) è una storia in cui si intrecciano malapolica, il vizio di voler gestire la cosa pubblica come cosa personale, una bancarotta pilotata, case intestate a prestanomi croati (che pensavano di aver comprato dei mobili e non degli immobili) e fiduciarie usate (o che sarebbero usate) dai vecchi segretari dei partiti ex DC per nascondere al fisco le proprietà.

E' un pò complicato, ma Report con l'inchiesta di Sabrina Giannini ha cercato di fare luce

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Allora, perché questi magnifici 3 rischiano di perdere i loro acquisti? Come avete visto hanno fatto di tutto per intricare la storia, anche agli occhi dei magistrati. Proviamo a riassumerla. Rotondi ha due ruoli: gestisce gli immobili della DC per conto del partito popolare e contemporaneamente quelli del CDU essendone tesoriere. Nel vespaio della cogestione decidono di vendere i 220 immobili ad un imprenditore veronese [Zandomeneghi]. A cose quasi fatte, dentro al partito popolare Castagnetti ci ripensa, rivuole gli immobili indietro e non incassa l’assegno. L’imprenditore veronese dice “ma come? Il contratto è fatto, io ho pagato, se tu non incassi sono fatti tuoi”. Castagnetti va dritto in tribunale e chiede il fallimento dell’imprenditore veronese, che per sfuggire all’aggressione nasconde tutto intestando ad un croato che pensava di prendersi invece degli armadi. Bene, solo che qui saltano fuori gli scheletri. Allora Rotondi, “rivende” gli immobili ritornati a casa a un po’ di amici suoi e alla sua casa editrice, il fallimento del veronese però intanto va avanti, tant’è che 2 mesi fa 21 case sono ritornate nella proprietà del tribunale.
Rischio analogo lo corrono tutti quelli che hanno comprato da queste società fantoccio, vale a dire l’onorevole Tassone, Cutrufo, Pilieci e compagnia che ruota intorno a Rotondi, per loro sarà un po’ complicato dimostrare che non sapevano di tutta questa giostra e il rischio è quello di vedersi annullato gli atti di compravendita. Ma questa era robetta, il grosso lo vediamo, i pezzi più pregiati dopo la pubblicità. E rieccoci, stiamo vedendo come è stato scippato il patrimonio della ex DC che era di tutti quelli che avevano donato al partito. Oltre alle 220 sedi periferiche che sono state vendute, poi riprese poi nascoste e che adesso stanno in mano al curatore fallimentare, ci sono i pezzi più pregiati. I partitini che si erano autoproclamati eredi, da subito cominciano a venderli, loro dicono per pagare i debiti
e per fare cassa. Stiamo parlando delle sedi storiche che sono fra i palazzi più belli delle città. Vediamo come li hanno venduti.

Il magistrato (Pierluigi Baccarini) che ha seguito la pratica del fallimento di Zandomeneghi è stato rimosso dall'incarico CSM: l'ex ispettore del ministero della Giustizia Schiavon addirittura tira in ballo il ministro Castelli che avrebbe ricevuto pressioni dai segretati e dai tesorieri dei partitini ex DC per farlo fallire e riprendersi gli immobili.
A Schiavon non è stato rinnovato l'incarito e il suo posto l'ha preso Aribaldo Miller che è rimasto capo degli ispettori fino all'inchiesta sulla P3.
Forse Rotondi e gli altri politici che hanno seguito questa dismissione, non riceverà la visita di De Gasperi nei suoi sogni notturni: ma forse dai magistrati sì.

C'è poi la vicenda ancora più inquietante della vendita dei palazzi di pregio, come palazzo Sturzo a Roma, venduto all'imprenditore Di Mario che ha guadagnato una plusvalenza di 18 ml di euro rivendendo il palazzo nello stesso giorno.
Palazzo rivenduto ad una società i cui proprietari sono nascosti da due fiduciarie. Che dietro avrebbero gli stessi personaggi della ex DC (Gilli tesoriere PPI, Castagnetti ex segretario) che hanno tenuto in vita l'associazione del Partito popolare.

LUIGI GILLI - TESORIERE PPI E AMMINISTRATORE UNICO ““EFISIO ”
Esatto. Ormai è tutto trasparente anche su quel lato lì, insomma…
SABRINA GIANNINI
Trasparente… Se voi aveste voluto fare una cosa trasparente, mettevate questi 7 milioni di euro direttamente nell’associazione del Partito Popolare.
LUIGI GILLI - TESORIERE PPI E AMMINISTRATORE UNICO  ““EFISIO ”
Non si poteva, cara.
SABRINA GIANNINI
Non si poteva.
LUIGI GILLI - TESORIERE PPI E AMMINISTRATORE UNICO  “EFISIO ”
Perché dopo c’era da pagare tutti i debiti. Come facevi direttamente a fare…?
SABRINA GIANNINI
Ah.. Dovevate fare vedere che non avevate i soldi altrimenti ve li venivano ad aggredire?
LUIGI GILLI - TESORIERE PPI E AMMINISTRATORE UNICO  ““EFISIO ”
Può anche darsi.
SABRINA GIANNINI
Siete furbi eh?!
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E’ da capire bene sta storia. Allora, il debito è stato saldato vendendo Palazzo Sturzo, quello che si è avanzato è stato messo dentro ad una fiduciaria di loro proprietà e lo giustificano dicendo “perché così puoi evitare di pagare i debiti”. Ma che storia è? Ce ne sono degli altri debiti da pagare e li nascondete ai creditori come fanno i delinquenti? Perché adesso i nodi stanno venendo al pettine. Chissà se la Cassazione ne terrà conto visto che a breve deve pronunciarsi sulla regolarità dell’intera operazione. Se dovesse dimostrare che le cose non sono state fatte bene il palazzo potrebbe tornare nella disponibilità del tribunale e quindi a questo punto sistemare tutti i debiti che ancora ci sono e poi il resto, quel che si avanza, a chi andrà? Perché qui la storia non è ancora finita. “La DC non si è mai estinta” ha detto la Cassazione e adesso gli eredi, ovvero i tesserati di allora, quelli che ancora sono rimasti in vita chiedono che tutto il patrimonio venga ricongiunto e restituito alla sua originaria funzione di bene collettivo, essendosi formato con il tesseramento e il finanziamento pubblico. Un bel ginepraio. La considerazione inevitabile è che se oggi siamo messi così, è perché hanno gestito anche il Paese come se fossa casa loro, roba loro, visto che infilati a destra o a sinistra sempre loro hanno governato. Certo le sedi non servono più per reclutare e formare la nuova classe dirigente, adesso le strade son ben altre, da una parte le ragnatele e dall’altra la rete.

Chi sono gli eurocandidati - di Giuliano Marrucci:
Poi non lamentiamoci, dei nostri politici: siamo noi che ce li mandiamo in Europa, col voto di domenica prossima. Dunque è meglio conoscerli prima.
Ci sono quelli a 5 stelle che non li conoscono nemmeno nei meetup.
Nell'NCD c'è tale Trematerra, ex senatore che ha lasciato Acri col problema dei rifiuti.
Mario Pirillo, candidato PD, ha preso 86000 preferenze in Calabria: la regione ha concesso un finanziamento al figlio

GIULIANO MARRUCCI FUORI CAMPO
In sintesi la storia è questa: a novembre del 1999, mentre Pirillo è assessore all'Agricoltura, la Creative srl, di cui il figlio Salvatore è socio al 50%, riceve un finanziamento europeo di un miliardo e 700 milioni. Su questo finanziamento ad aprile 2007 la Regione dispone i controlli, e quando a luglio ordina la restituzione della somma perché non erano stati creati i posti di lavoro promessi, Pirillo figlio era già fuori dalla società. L'azienda poco dopo però fallisce e ad oggi quei soldi nessuno risulta averli ancora restituiti.

Bonanini è passato dal PD a FI, dopo lo scandalo del parco delle Cinque terre.

La centrale rischi : il CRIF è una banca dati, acceduta da molte banche italiane che decidono dei nostri mutui.
Ma è una società privata i cui soci sono schermati da una fiduciaria.
Alla domanda del giornalista di fare i nomi soci, il direttore generale non sapeva cosa rispondere.
Speriamo che la banca d'Italia o un'altra istituzione voglia far chiarezza.

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