19 novembre 2014

Di Nazareno e di governo

Le piazze in rivolta, l'emergenza abitazione, città alluvionate, multinazionali in fuga dal paese.. Ce ne sarebbe abbastanza per un partito che si dice di sinistra che, in fondo, significa doversi occupare dei problemi delgi ultimi, per non lasciare alibi alla destra populista italiana che guadagna audience cavalcando questi temi.
E invece niente.

Uno si chiede come mai il governo Renzi perde punti nei sondaggi e le risposte arrivano dai talk e dalle interviste che i suoi politici (antemarcia o post marcia) rilasciano ai media.
A cominciare dall'europarlamentare Pina Picierno ieri ospite della trasmissione diMartedì.
Si parlava della manovra finanziaria, del job act, di tasse, di crisi, di come uscirne.
Il job act per la prima volta da tutele a chi non le ha avute, col contratto a tutele crescenti, con la malattia, la maternità a quelli della mia generazione che non hanno avuto mai questi diritti.
Peccato che nella delega del governo non sia messo nero su bianco, questo.
Nessun vincolo a togliere le forme atipiche di contratto, nessun obbligo a riassumere o tenere in azienda le persone dopo i tre anni dello sgravio dell'Irap.

Le aziende potranno assumere, ma se non ci sono ordini per far riprartire la produzione, a che serve? Ecco qui l'altra magia dal cilindro, dopo gli 80 euro, i 300 miliardi di Juncker che suonano un po' come gli 8 milioni di baionette di M.
E per invogliare le aziende ad investire nel nostro paese, questo governo sta snellendo il codice del lavoro. A cominciare dall'articolo 18.
A proposito.
Tutti entusiasti nella minoranza e nella maggioranza del PD per l'emendamento al job act, quello che permette il reintegro a talune tipologie di licenziamento disciplinare.
In sostanza si sta spiegando agli imprenditori come licenziare (usando il motivo economico) senza incorrere in problemi.

Uno pensa, e le suole, le periferie, i soldi per le case popolari, i soldi per chi perderà il lavoro (e dovrebbe avere quei corsi per la formazione promessi dal governo)?
Ho letto l'intervista dell'eurodeputata Moretti a corriere tv:

"Io, la Boschi, la Madia, abbiamo uno stile 'Lady Like': dobbiamo e vogliamo essere belle, brave, intelligenti ed eleganti. Lo stile della Bindi? Era più austero, mortificava la bellezza, la capacità di mostrare un volto piacente, per fortuna era diverso dal nostro: ma si sa, i tempi sono cambiati". E ancora: "Non voler acquisire lo stile maschile di fare politica, ma di voler esser donna, con quella cura di me stessa e quella voglia di essere sempre a posto è un quid in più". Infine la sua ricetta per essere sempre in forma: "Io vado dall'estetista ogni settimana: cosa faccio? Ogni cosa, le meches, la tinta...
Come dirette Cetto, questa è politica.

A proposito di Jobs Act: leggetevi l'articolo di Gallino, "Gli effetti nefasti del Jobs act"
Uno dei principali esiti del Jobs Act, a danno dei lavoratori, sarà la liquidazione di fatto del contratto nazionale di lavoro (cnl), in attesa di una legge — di cui il governo parlerà, sembra, a gennaio — che ne sancisca anche sul piano formale la definitiva insignificanza rispetto alla contrattazione aziendale e territoriale.

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