27 novembre 2014

Sui renziani saliti sul carro (del vincitore pro tempore)

Ma davvero togliere diritti è cosa di sinistra, come il demansionamento e il controllo a distanza?
Davvero è di sinistra il voler vincere a qualunque costo, rimangiandosi le promesse, portando avanti alleanze improponibili (con ex avversari), tradendo i valori del partito di cui fai parte, perfino della Costituzione?
Davvero è di sinistra prendere il potere e denigrare gli avversari: rosiconi, gufi, invidiosi, vecchi ...
Da qualche giorno su twitter mi scorno (in senso buono) con i renziani (pre e post marcia su Roma): ma che parli tu, che hai preso solo il 4%.... sei invidioso … non sai di che parli ..
Il jobs act, che per me è un atto politico e ideologico di destra, in continuità con Monti e Berlusconi, diventa per i pasdaran renziani (mi consentiranno il termine) un atto riviluzionario, che da tutele alla platea di precari cui nessuno aveva pensato. I sindacati, il vecchio PD.
È tutto un noi contro voi: noi cambiamo le cose, voi perdete tempo a chiacchierare, basandovi su vecchie ideologie. Superate dal tempo.
Noi contro voi, come diceva Renzi stesso alle primarie perse contro Bersani. E il povero Bersani ogni volta a ricordargli che tutti e due erano nello stesso partito.
E invece.
Il partito forse non è più lo stesso, ma sicuramente sono gli elettori che sono cambiati. Perché si sono dimenticati cosa vuol dire essere di sinistra. Oggi mi becco gli stessi rimbrotti dai renziani che una volta mi prendevo dai berlusconiani.
Berlusconi prende i voti, è vincente, dunque ha ragione.
Tu che lo critichi sei solo invidioso perché vorresti essere come lui.
Come il cavaliere si attaccano sindacati, giornalisti (quelli che fanno domande). La sinistra.
Berlusconi come Renzi è uno che vince.
Berlusconi come Renzi è uno che ha messo in disparte le voci critiche. Che fai, mi cacci? Ora lo stanno dicendo Civati e gli altri rosiconi.
Forse essere di sinistra vuol dire anche che è importante considerare quali sono le idee che ti hanno fatto vincere.
Una lotta alla povertà, alle periferie in degrado, una scuola bella e moderna per tutti, una sanità pubblica all'avanguardia alla portata di tutti.
Condizioni di lavoro e salari dignitosi affinché la gente possa vivere col lavoro. E non vivere per lavorare.
Veramente cari renziani siete soddisfatti del 48% (del 37%) di Bonaccini? Del 41% alle europee (che sono meno dei voti di Veltroni)?
Siete contenti di governare con Berlusconi e Alfano, dopo che per anni li avevamo criticati, noi, quelli come me sono sempre rimasti coerenti con le loro idee?
Bene.
Non è detto che duri però. La storia insegna che ne abbiamo avuti tanti di salvatore della patria, che non hanno salvato un fico secco.
L'uomo forte, che svuota il partito da iscritti ed elettori (pescandoli a destra e al centro), potrebbe trovarsi un giorno da solo, a dover governare un paese in cui crollati gli argini, spariti i corpi intermedi, indeboliti i partiti non rimane nulla tra la piazza delle proteste e il palazzo.

Segnalo l'articolo di Marco Palombi per il FQ: "Confindustria scrive e Renzi fa copia e incolla" (sul jobs act)
Testi a confronto: ecco quello scritto dagli industriali Sono anni che gli imprenditori tentano di manomettere lo Statuto dei lavoratori, ma non era mai capitato che un governo facesse proprie le loro proposte senza cambiarle di una virgola. Per esserne certi basta leggere le Proposte di cui sopra. Il testo si apre con una lamentazione sul declino italiano: c’è stata una perdita di produttività enorme, dice Confindustria, colpa anche di quegli avidi dei lavoratori italiani che hanno ottenuto aumenti di stipendio “che non avrebbero dovuto aver luogo”. Non solo: “Nel 2010 e 2011, all’accentuarsi della crisi, sia in Germania che in Spagna si è operato un aggiustamento verso il basso del livello delle retribuzioni reali, non così in Italia”. E quindi? “Questi dati devono guidare le nostre linee di riforma”. Insomma, il fine è tagliare gli stipendi. Ma quali sono queste linee? Lo spiega senza timidezze il box Interventi sulle tipologie contrattuali: “Occorre rendere più flessibile il contratto a tempo indeterminato”. Tradotto: via l’articolo 18 e libertà di licenziamento . E come? “Limi – tare la tutela della reintegrazione ai soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo e prevedere la tutela indennitaria” per tutti gli altri. Il Jobs Act – e solo per un emendamento imposto al governo dalla sinistra Pd – cambia la formula aggiungendo la reintegra anche per alcuni licenziamenti disciplinari. Poca roba. Seconda richiesta: “Rendere più flessibile la nozione di equivalenza delle mansioni”. È il famoso de- mansionamento , che ovviamente Renzi ha inserito nel Jobs Act: oggi è possibile dequalificare un lavoratore – col suo accordo o quello dei sindacati – solo in presenza di una crisi aziendale, nel mondo della Leopolda deciderà l’impresa e basta. Terza richiesta: “Aggior – nare la disciplina dei controlli a distanza”. Fatto. Il Jobs Act can – cella di fatto l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che impedisce, per dire, di puntare una telecamera su un dipendente per controllarlo oppure monitorarne le operazioni sul Pc. L’era dei polli da batteria aziendali sta per cominciare.

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