19 dicembre 2014

Announo – bambino per bambino

Sulle note di Sinatra che canta “My way”, Santoro ha iniziato la sua copertina dedicata a Beppe Grillo: quello che non va ai talk perché sono morti. E, dice Renzi, l'Italia non cambia per colpa dei talk. Tutta colpa dei talk, come già disse Berlusconi che voleva tagliare la pubblicità ad Annozero.
I talk danno fastidio perché cercano persone che sfidano il potere costituito: dicono parole che altri vogliono sentire, ci saranno anche nel futuro di internet.
Grillo ora puoi scegliere di rimanere al chiuso e protestare, o cercare un nuovo candidato, colto “my way”, che ha sempre agito a modo mio.
Grillo, da solo, con le espulsioni, perderai, a modo tuo.
Il sogno del comunismo, della bandiera rossa oggi e stato preso dall'Isis, che chiede di sottometterci al loro Dio, per appartenere ad una setta fanatica.
Possono nascere solo lacrime: ma noi dobbiamo tornare a ridere.
Buon Natale Beppe e felice anno nuovo!

Announo ha chiuso la stagione 2014 dedicando una puntata all'Isis, usando come filo conduttore la storia di Ismail. Un bambino che è stato portato in Siria dal padre, uno dei tanti combattenti dell'esercito islamico, ascoltando le parole dei predicatori:
Lo jihad è il cammino di Hallah: lavorate nella terra die miscredenti, aiutando le loro enocomie
Portate il terrore nelle loro terre, nelle loro economie
Ci sono obiettivi pronti per essere colpiti: uccideteli, sputate sulle loro facce, umiliateli
Perché siete ancora in occidente? Perché non vi unite a noi?


Lidia Sorano Herrera è la mamma di Ismail, che il marito Ismar ha portato con sé in Siria, per combattere contro gli occidentali. Il marito è morto, ma il figlio che fine ha fatto?
Ismar viveva a Belluno e faceva l'imbianchino.
Nel suo viaggio era accompagnato da Munifer, un ragazzo macedone: ma la sua famiglia non vuole aiutare Lidia a trovare il figlio. Pablo, il giornalista di Announo che ha curato il servizio, ha seguito le tracce del loro viaggio, dall'Italia alla Bosnia.
Chi sono queste persone che partono per andare in guerra contro l'occidente? In che modo reclutano i ragazzi?

La domanda a cui si è cercato di rispondere riguardava l'integralismo islamico: dobbiamo tenere le porte aperte al dialogo coi terroristi?
Ospiti in studio, il giornalista Antonio Socci, padre Zanotelli e Pippo Civati, in collegamento Luttwak.

A ragione il papa quando chiede di tenere aperto il dialogo: “Io non do mai per perso nulla. Forse non si può avere un dialogo, ma non chiudo mai una porta”.
Oppure hanno ragione quelli come Socci e Luttwak che prendono queste minacce contro l'occidente e contro i cristiani molto sul serio.
Socci è stato molto critico col papa: condanniamo la trattativa con la mafia su cui è aperta un'inchiesta, mentre pensiamo di trattare con questi terroristi?
In realtà l'inchiesta sulla trattativa riguarda minacce a corpo dello stato e non la trattativa in sé, per la precisione.

Zanotelli è a favore del dialogo: ma noi sappiamo da che razza di storia veniamo? Se l'oriente è in fiamme è per colpa di noi occidentali, della guerra in Iraq basata sulle bugie.
L'islam deve fare un passo avanti come quello che abbiamo fatto noi, che pure abbiamo fatto le crociate.

Civati ha esordito con una battuta su Di Battista, che questa estate aveva attirato su di sé molte critiche per l'apertura all'Isis. “Difficile dialogare anche con Di Battista”.
Bergoglio dice che è difficile dialogare con Islam: se abbiamo timore delle armi, di quell'islam, dobbiamo ascoltare il Pontefice nella sua integrità.
Quando fa un richiamo ad un dialogo tra religioni, ad un incontro tra i paesi: perché in queste situazioni si arriva sempre tardi, quando il dramma è avvenuto. In Ruanda, a Srebenica, in Siria. Nessuno si accorge del prima, quando arriva Al Qaeda, quando arriva l'Isis.

La soluzione è fare la guerra all'Isis, per tutelare la nostra sicurezza? Ma alla fine questo terrorismo non è figlio della guerra occidentale in Oriente, nata dalle menzogne delle armi di distruzione di massa? Dalla distruzione dei droni americani sui cieli dell'Afghanistan.
Non è giustificabile la guerra come non è giustificabile il terrorismo, dice Vauro.

Luttwak: ha criticato il papa, per la sua visita in Turchia, dove le chiese non hanno diritto di riparare i propri tetti, senza il permesso del ministero dei culti.
Da Il fatto quotidiano:
Per Luttwak l’attacco contro la scuola pakistana, dove morirono centinaia di bambini, era un messaggio dei talebani all’esercito pakistano. E continua, criticando papa Francesco e invitandolo ad avere una linea più decisa contro l’Isis. Successivamente si verifica un durissimo scontro tra il politologo e Hind, alla quale rimprovera: “Se non si toglie il velo io non dialogo con lei”. “Le persone come lei stanno rovinando il mondo, opprimete la libertà” -ribatte la ragazza – “Io non posso stare in uno studio del mio Paese vestendomi come voglio? Questo dimostra il vostro livello di democrazia. A voi stavano bene i talebani quando li finanziavate contro l’Unione Sovietica”.
Ecco, io non so se sia più libero togliere il velo, o metterselo per rispetto ad una religione.
Ed è un atteggiamento liberale non voler ascoltare chi la pensa in modo diverso?
La barba incolta è sinomino di jihad, come la svastica è simbolo del nazismo?
Sono simboli politici di un fanatismo politico?

Per avere equilibro e coesistenza serve eguaglianza: eguaglianza che secondo Luttwak si misura con le chiese da costruire in Oriente. Chiese che diventano, a questo punto, ostentazione di un potere politico.

Zanotelli: il problema della libertà religiosa è un problema vero, nel mondo.
Gesù era una persona aperta al dialogo, che non significa pacifismo, ma trovare altre vie per parlare alle persone.

Il documentario di Pablo in Bosnia: i frutti avvelenati della guerra civile, come è nato l'estremismo religioso in Bosnia.

L'incontro con Ibrahim Delić: fa il pastore in Bosnia ed è un imam che inneggia al jihad. Dal paese dove vive sono partiti tre dei 160 estremisti bosniaci arruolati tra le fila dell’Isis. Delić riconosce in una foto Ismail, il figlio di Lidia rapito dal padre e portato in Siria.
A Pablo Trincia dice: “L’unico motivo per cui ho deciso di parlare con voi oggi è perché il nostro profeta dice che un giorno Roma verrà conquistata e diventerà una città islamica”.

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