17 dicembre 2014

Il saluto del presidente

Questa mattina le infiltrazioni d'acqua hanno bloccato la circolazione della linea 3 del metrò a Milano.
Qui nessuno vuole gufare qualcosa, ma speriamo tutti che, nei lunghi mesi di Expo, la ciyyà di Milano sia vittima di una siccità desertica. Per evitare problemi di circolazione.
Mentre con altre migliaia di pendolari mi accingevo a prendere i mezzi per andare a lavoro, pensavo a quanto è distante la vita reale dai moniti e dai discorsi dentro i palazzi.
Non voglio e non intendo iniziare proprio ora ad entrare nella cerchia di quelli che interpretano i discorsi presidenziali, come quello di ieri per salutare le alte cariche dello stato.
Prendo atto, che in questi mesi difficili, abbiamo almeno la buona notizia che un settennato bis sta per concludersi.
Anni in cui si sono firmate leggi ad personam incostituzionali (ritenute tali dalla Corte Costituzionale), in cui si sono avallate scelte politiche senza il consenso elettorale. Questo presidente ha appoggiato il governo Monti, il salvatore della patria che ha lasciato il paese peggio di come l'ha trovato.
Il governo Letta che ha avuto il merito di cancellare l'IMU. E sostituirla con altre tasse.

"Dobbiamo procedere con coerenza e senza battute d'arresto sulla via delle riforme"
E che ora spinge Renzi a proseguire senza indugio con le sue riforme: mai come in questi anni la parola riforma ha assunto un significato fuorviante.
Fare riforme a qualunque costo: l'eliminazione dell'art 18, delle elezioni dei senatori, dei membri delle province. Via il finanziamento ai partiti che verrà sostituito dalle cene a mille euro protette dalla privacy.
In questi anni si è soffocato in tutti i modi ogni voce di dissenso: con una battuta sprezzante, con un monito.
Anni in cui abbiamo visto espandersi il malaffare in ogni ambito.
Anni in cui si è difeso il sistema, questo sistema, l'unico che i nostri vertici riescono a concepire.

"Tutto richiede continuità istituzionale", quella che "mi sono personalmente impegnato a garantire ancora una volta per tutto lo speciale periodo del semestre di presidenza europea"
Nel senso della continuità, quella che veniva auspicata dopo Monti, quella che tanto bene han fatto al paese.

Gilioli fa una sua analisi del discorso che vi invito a leggere, specie nella sua parte finale (l'inchiostro sprecato):
«Non possiamo essere ancora il Paese attraversato da discussioni che chiamerei ipotetiche: se, quando e come si possa o si voglia puntare su elezioni anticipate, da parte di chi e con quali intenti; o se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito di maggioranza relativa. È solo tempo – e inchiostro – che si sottrae all’esame dei problemi reali, anche politici, che sono sul tappeto; è solo un confuso, nervoso agitarsi che torna ad evocare, in quanti seguono le vicende dell’Italia, lo spettro dell’instabilità».
Ah sì, anche il rispetto dell’articolo 21 della stessa Costituzione sarebbe gradito. Che per l’uso dell’inchiostro, e della tastiera, non prevede la richiesta del permesso al Quirinale.
Cari pendolari senza mezzi, cari tartassati dal fisco, cari dipendenti che ora avrete sulla testa il ricatto del jobs act, mettetevi il cuore il pace. Questo governo (o comunque questa linea di governo conservatrice) deve andare avanti.
Non disturbare il manovratore.

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