22 gennaio 2015

Il partito della nazione

Chi si somiglia si piglia, dice il detto.
E Renzi e Berlusconi, che gioderanno il futuro partito della nazione, di cose in comune ne hanno parecchie.
Lasciamo perdere la spavalderia, l'arroganza, i voltafaccia e la capacità di fare comunicazione (pubblicitaria).

Entrambi hanno approfittato di un buco politico nelle loro aree politiche di provenienza: Berlusconi ha usato il vuoto politico di mani pulite e la perdita di potere di DC e PSI per presentare il suo progetto politico di lustrini e pailettes. Vestendolo con la facciata di quella rivoluzione liberale che non c'è mai stata. Semmai, l'unica rivoluzione è stata nel malcostume della politica che ha permesso lo sdoganamento di fascisterie varie.
Il risultato sono i venti anni di leggi ad personam e impunità fatte sotto la luce del sole.

Lo stesso vale per Renzi: anche lui ha approfittato della debolezza e del vuoto politico del fu centrosinistra, di quel partito democratico che ha tradito le sue origini.
Un centrosinistra che non ha mai fatto seria opposizione a Berlusconi, che ha coltivato i suoi conflitti di interesse (nascosti dietro quelli del cav.), i suoi padroni delle tessere, gli appalti da spartire tra coop bianche e rosse.
Renzi contro i vari D'alema, Bersani, Finocchiaro ha buon gioco.
Perché ora lui è saldamente in sella a palazzo Chigi e ha fatto il botto alle europee.
Perché ora lui può rinfacciare a quelli che fanno opposizione nel PD le solite parole: io faccio le riforme che voi non avete fatto. Io vinco mentre voi perdevate.
Chi se ne frega se le riforme non sono quelle con cui il PD si è presentato una vita fa davanti gli elettori.
Chi se ne frega se le riforme sono approvate da un parlamento delegittimato e coi voti dell'opposizione (e sarebbe quel tradimento dell'elettorato su cui strepitano i berlusconiani).

Quanto durerà questo nuovo asse politico?
Un altro proverbio dice che non possono starci due galli nel pollaio.
Forse ora è tempo del gallo più giovane. Di certo i polli siamo noi.

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