16 aprile 2015

Contrada non si sottrasse (su Contrada e concorso esterno su associazione mafiosa)

La Corte europa condanna l'Italia a risarcire Contrada, l'ex poliziotto della Mobile, Criminalpol e Sisde, perché il reato di concorso esterno non era ben definito.
Ma questo non significa che fosse innocente o i giudici abbiano preso un'abbaglio.
Lo hanno scritto in tanti, sui giornali di centrodestra ma non solo (Ilgarantista, Avantionline, Il giornale, Il foglio ..).

“Contrada condannato per nulla. E ora si riapre il caso Dell’Utri” (il Giornale). “Contrada nel meccanismo infernale”, “Un uomo innocente” (Il Foglio). “Strasburgo respinge la zona grigia del concorso esterno” (Il Messaggero ). “Contrada, condanna iniqua. Se ne accorge l’Europa dopo 23 anni di inferno”(Libero ). “La Corte europea ‘assolve’ Contrada”(La Stampa)  
I titoli sono presi dall'editoriale di Travaglio sul FQ di oggi.

Ognuno sceglie con chi stare: c'è chi sta con le vittime della Diaz di Genova chi con il poliziotto fiero delle manganellate (o coi torturatori).
C'è chi considera Mangano eroe e chi invece sta dalla parte dei magistrati che contrastano la mafia con le loro inchieste (anche quando puntano sui potenti).
Ma che non si cambi la storia.

Che è già stata scritta e motivata.
Sto leggendo il libro di Angiolo Pellegrini "Noi, gli uomini di Falcone": il generale dei carabinieri è stato comandante della sezione anticrimine a Palermo negli anni della mattanza dei corleonesi, dal 1981 al 1985. Gli anni in cui la mafia uccideva non solo i mafiosi delle famiglie perdenti, ma anche gli uomini dello Stato che cercavano di contrastarla.
I poliziotti Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Boris Giuliano i carabinieri Emanuele Basile, i magistrati Terranova, Costa e Chinnici.
Nelle sue memorie, Pellegrini racconta di quando Chinnici decise che era arrivato il momento di puntare in alto, colpire la mafia sui soldi.
Andando ad arrestare i Salvo, i potenti esattori nonché grandi elettori della DC.

Uno dei cugini Salvo cercò di incontrare anche l'allora capitano.
Che non si rese disponibile in un primo momento.
Nino Salvo telefonò poi a Contrada:
Il 7 ottobre 1983, la sala di ascolto della procura di Palermo intercettò una chiamata in uscita dall’utenza telefonica di Nino Salvo e indirizzata alla prefettura. L’esattore chiedeva di poter parlare con il dottor Bruno Contrada, [..]«Io sentirei il bisogno, se lei è disponibile, di incontrarla per dieci minuti, vorrei venirla a trovare, sì, nel suo ufficio... Il fatto, diciamo... non è ufficiale, ma è... diciamo, istituzionale», gracchiò Salvo al telefono. E Contrada non si sottrasse.
Ecco, quando si parla di mafia e di lotta alla mafia si parla anche di queste cose, di uomini dello stato che si comportano in un modo e non in un altro.
Nino Salvo morì prima della sentenza del maxiprocesso, dove era imputato con l'accusa di associazione di tipo mafioso.


Noi, gli uomini di Falcone: La guerra che ci impedirono di vincere - Angiolo Pellegrini  Sperling & Kupfer.

Nessun commento: