09 aprile 2015

Dove sei stanotte di Alessandro Robecchi

But to live outside the law, you must be honest 
Bob Dylan, Absolutely sweet Marie

Un cinese (o forse giapponese) con un colpo in testa e che non si ricorda più nulla della sera passata.
Una coppia di ragazzi che vogliono compiere, per Expo, un gesto dimostrativo, più grande di loro.
Una coppia di ex barbefinte ora liberi professionisti per un'agenzia investigativa, alla ricerca di qualcosa di molto compromettente che qualcuno ha perso in un aeroporto. Senza porsi troppi scrupoli sui mezzi per recuperarla.
Un altro uomo con gli occhi a mandorla, giapponese di sicuro: una di quelle archistar che nel mondo di oggi sono più famosi dei calciatori. Quelli che presenziano alle fiere su design e tendenze, dove le sedie si chiamano “sistemi di seduta”.

E tutte queste persone entrano nella vita di Carlo Monterossi, proprio durante una festa di compleanno. Quelle feste, non so dove avete presente, dove si imbucano tutti, perché amici degli amici. Quelle feste che mettono un po' tristezza. Perché capita in un momento della vita di Carlo, la mente della trasmissione “Crazy love” che lo ha reso ricco, in cui si sente solo.
Carlo Monterossi “L'uomo che invecchia”.
E' vero, ultimamente ha delle avventure un po' estreme, ma mica se le va a cercare. Gli capitano. E poi, se un cazzo di cinese viene a svenire sul suo divano durante un baccanale, sarà mica colpa sua, no?

Ma poi tutto accade in fretta: alla mattina si ritrova con questi cinese (o giapponese) seduto sul divano, con una botta in testa. Il tempo di curarlo e di farsi spiegare che la botta deriva da un tentativo di rapimento da parte dei due investigatori senza troppi scrupoli, che qualcuno entra in casa (mentre è al Salone del Mobile), e mette tutto a soqquadro. Perfino i suoi dischi preziosi di Bob Dylan.
Ecco, giusto per non farsi mancare niente, nel baule della sua auto qualcuno ha infilato un cadavere. Sempre quel signore di prima che è giapponese e che si chiama Hideki Watanabe.
Cioè, cerchiamo di capire: arriva lì un tipo giapponese, lui lo cura e lo protegge, poi arrivano i cattivi a picchiare la sua fatina domestica e a portarsi via il suo ospite, che tra l'altro è sosia di un giapponese importante e famoso, gli distruggono la casa, gli fregano il Mac con tutto quello che c'è dentro - non molto, a dire il vero , gli rovesciano il caffè e lo zucchero sul tavolo e gli ammazzano l'unica pianta che sia mai riuscita a sopravvivere sotto il suo tetto, gli impilano i vinili uno sull'altro, che è un reato federale.E dovrebbe andar via lui?E' uno scherzo?

Se qualcuno è venuto a cercare questa persona fino a casa mia, significa che sono anche io in pericolo. Questo il ragionamento di Carlo, anzi del suo amico Oscar Falcone, l'investigatore con tanti agganci, che gli consiglia di “darsi”.
Alla fuga, mentre la polizia che non brancola proprio nel buio ma quasi, spicca un mandato di cattura nei suoi confronti. Perché c'è Expo alle porte, tutte le persone da proteggere (l'ambasciatore del Ghana..) e gli agenti sono così pochi.

Carlo Monterossi diventa così “L'uomo clandestino”: trova ospitalità in una casa sicura nel quartiere di Corvetto, che non è solo un'uscita della tangenziale, un apostrofo multietnico tra le parole Milano e Rogoredo. Ma un intero mondo di persone dalla nazionalità diversa che gli si apre davanti.

Carlo diventa ospite di El Papa, un ex guerrigliero sindacalista che viene dal Perù, con la passione degli scacchi. Francisco, questo il suo nome, è una specie di autorità morale nel quartiere, per la comunità sudamericana:

Che cosa gli aveva detto Oscar?
Che questo Francisco è uno che «sistema le cose .. vedrai». E ora, lentamente, Carlo capisce.
Perché la processione che sfila lenta per la casa, e finisce davanti a quel tavolo ingombro di carte, recita in un certo senso le sue preghiere. Il permesso di soggiorno che scade e lui ha perso il lavoro, ora come funziona?
La figlia che si è messa con un poco di buono, uno di quei locos delle gang, maldidos, e il padre non sa cosa fare”.

Nella casa di Corvetto, assieme a Francisco e Carmen, la sua compagna, Carlo trova pure il modo di innamorarsi di una bella ragazza, dai capelli scuri e dagli occhi particolari:
negli occhi marroni ci sono delle pagliuzze d'oro che brillano e dicono: non è questo il tesoro, questo è quello che si vede, ma cercalo il tesoro, che c'è, ed è bello che non te lo immagini nemmeno.E tutto è perfetto e bellissimo.”

Mentre prosegue l'indagine autorizzata da parte della polizia sul duplice omicidio (il giapponese e anche uno dei due investigatori), e l'indagine non autorizzata da parte di Oscar e Carlo, assistiamo a tutta la trasformazione del nostro antieroe:
L'uomo sguattero.
El hombre illegal
El gringo milanes
L'uomo che finge sicurezza
L'uomo pesce lesso
Hombre Feliz
El macho latino.

Riusciranno i nostri eroi a districarsi tra i problemi di Expo, giovani antagonisti che pensano di cambiare il mondo con atti dimostrativi, documenti scottanti sull'arredo urbano della repressione (e anche qualcos'altro su appalti poco chiari), investigatori e bande di latinos?

Bisogna leggere questo libro fino in fondo per scoprirlo: il secondo di Alessandro Robecchi con protagonista Carlo Monterossi è un giallo con forti tratti di comicità che in realtà parla di Milano.
È lei, in realtà, la vera signora al centro della storia.
La Milano di via Montenapoleone, parco a tema per miliardari, la repubblica multietnica del Corvetto, corso Buenos Aires e i negozi dello shopping.
La Milano delle archistar, dei grattacieli, di Expo (e del traffico e dei problemi di sicurezza e dei cantieri). Ma anche la città delle periferie e degli ultimi. Di quelli che fanno la fila per un pasto o per un paio di scarpe all'Opera di San Francesco per i poveri.
Dove incontri i working poor, quelli lasciati indietro dalla crisi e dal cinismo di questa società.
Dell'apparenza, che ben si identifica negli spettatori della trasmissione “Crazy love” che cinicamente Carlo chiama “la fabbrica della merda”.

E' la città che si fa bella per gli stranieri che arriveranno a frotte (a proposito, ma poi dove li mettiamo?) per visitare i cantieri, pardon, i padiglioni di Expo.
Ma è anche la città che sfrutta la sofferenza e lo stato di necessità degli immigrati. Come in prefettura, per ottenere “el permiso”, il pezzo di carta che ti da i diritti ad essere trattato come una persona e a non doverti nascondere come un clandestino, un invisibile.
E' che Maria ha fatto richiesta, naturalmente, e la sua domanda è andata avanti, lenta e lumacosa e arrugginita come le altre. E poi si è arrivati al punto della firma finale, dell'ultimo timbro, del bollo benedetto. Ma il funzionario della prefettura l'ha vista, le ha chiesto seimila euro per quel pezzo di carta. E poi di più: un passaggio per il paradiso, un servizietto di quelli che si chiedono alle putas, insomma di essere gentile con lui.Carlo non crede alle proprie orecchie”.


Dove sei stanotte è un verso di una canzone di Bob Dylan, una passione comune allo scrittore e al suo personaggio, oltre alla frequentazione del mondo televisivo: è una canzone d'amore e di speranza, che vale sia per il futuro di Carlo Monterossi che per il futuro di Milano.
Che riesca finalmente a completare la trasformazione in città multietnica, dove ci sia spazio per tutti, anche gli ultimi, per tutte le razze e le religioni. 
Sarebbe un bel cambiamento per Milano e per il paese.
Che non è il paese "cambiato" di cui parla nelle ultime pagine quel personaggio ambiguo dei servizi "il paese è cambiato .. ha capi dinamici, fa le riforme che ci chiede l'Europa, e la gente .. la gente è stanca di scandali, di notizie negative". 

Buona lettura e buon viaggio per Milano!!

Il blog dell'autore e la scheda del libro sul sito di Sellerio.
L'altro libro con questi personaggi di Robecchi “Non è una storia d'amore”.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.


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