29 aprile 2015

Il memoriale in via monte Nevoso - bis (Complici – caso Moro di Stefania Limiti Sandro Provvisionato)

Ottobre 1990, a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione nell'ex covo delle Br in via Monte Nevoso, viene scoperto un tramezzo, che nasconde una cartellina, che contiene delle fotocopie di carte, il manoscritto di Aldo Moro. Sono 421 pagine: in seguito si scoprirà che anche quel memoriale risulterà incompleto, ma comunque con molte più pagine delle carte ritrovate nel 1978.
Come mai non sono state ritrovate, quelle carte?
Questo il ricordo del collaboratore di Dalla Chiesa, il colonnello Bozzo:

A tanti anni di distanza il generale Bozzo non si sente di dire con certezza se quel giorno avesse consegnato le carte a Dalla Chiesa. Bozzo era insieme a Dalla Chiesa e non vide niente, fu presente alle telefonate del generale e la sera lasciò il suo superiore. Eppure è questo il punto centrale, il punto di svolta attorno alle carte di Moro. Il generale aveva avuto copia di quelle carte, lo abbiamo visto, ma le aveva portate al fido amico di Andreotti, Franco Evangelisti, solo il giorno dopo. 
È possibile che sia stato preceduto da Pignero che le aveva consegnate direttamente ad Andreotti? E Pignero da chi le aveva avute'E ancora: Dalla Chiesa disponeva di tutti i dattiloscritti relativi a Moro, oppure solo una copia delle carte, come dice il capitano Arlati, «sfoltite». Certamente, subito dopo il ritrovamento di via Monte Nevoso era cominciata una convulsa ricerca dei documenti di Moro che portò Dalla Chiesa ad avere contatti spericolati, come quello di Mino Pecorelli. 

Bonaventura [capitano dei carabinieri presente nel primo blitz nel covo di via Monte Nevoso e che fotocopiò le carte], rivisiterà le sue affermazioni davanti alla Commissione stragi qualche settimana dopo con i magistrati di Roma, senza riuscire a cancellare nella memoria della pubblica opinione la precisione della sua precedente testimonianza.
Anche ai magistrati chiederà di essere creduto sulla parola. In sostanza un atto di fede.Ma forse questo è troppo per un paese come il nostro, popolo di tanti Arlecchini servi di due padroni, proprio come vuole la tradizione”.

Cosa c'era nelle carte di Moro di così importante allora, che interessava Dalla Chiesa, ma non solo lui?
I due autori parlano del “doppio ostaggio”, in mano alle Br: il presidente della Dc e le sue carte, il suo memoriale, in cui potrebbe aver parlato, tra le altre cose, anche di Gladio.
Il vero elenco, non quello ridotto di Andreotti, dato al Parlamento nell'ottobre 1990.
I segreti di Gladio e il malore dell'Ammiraglio 
La paura che l'esistenza di Gladio fosse dentro le carte di Moro e che le Br avessero intercettato il segreto dei segreti è la vera ossessione di chi, già durante i cinquantacinque giorni, aveva cominciato a cercarle.Infatti, tra i documenti ritrovati in via Monte Nevoso nel 1978 e nel 1990, mancavano anche quelli con i nomi di molti appartenenti a Gladio. Ma quelle carte esistevano. 
La questione è saltata fuori tardi, all'inizio del 2001. 
Due consulenti della Commissione stragi, Gerardo Padulo e Libero Mancuso, spulciando tra gli archivi della Digos di Roma trovano due faldoni. Il primo reca la seguente dicitura: «A4. Sequestro Moro-Covo di via Montenevoso-Rinvenimento del 9 ottobre 1990-Carteggio»; l'altro: «Sequestro Moro-elenchi appartenenti Organizzazione Gladio», un elenco più lungo e completo di quello reso noto nel 1990 dall'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti (in base al quale i gladiatori erano 622).[..]I due consulenti dichiarano esplicitamente che la lista ufficiale stilata da Moro è solo una versione edulcurata. Stando allo storico Giuseppe De Lutiis, una sua fidatissima fonte dell'ambiente dell'intelligence gli aveva raccontato che lo sdoganamento ufficiale di Gladio non fu così semplice”.

Insomma, Andreotti tenne coperti nomi di persone insospettabili che forse non conosceremo mai.
A meno che non si autodenuncino.
Elenchi di gladiatori che spuntano dove non dovrebbero essere, in un archivio della Digos messe assieme a carte sul rapimento Moro: tutto indicherebbe che c'è un legame tra il rapimento e questi nominativi e che dunque Moro avesse veramente parlato alle Brigate Rosse di Gladio e della Nato.
Aldo Moro, almeno da ciò che emerge dalle carte note, aveva voluto offrire ai suoi rapitori materia di scambio, pur muovendosi lungo un crinale delicatissimo: parlare ma non parlare, dire senza mettere a rischio la sicurezza del paese.

Le Br erano venute in possesso di documenti interessanti. Che uso ne hanno fatto? Perché non le hanno divulgate?
Forse, rivedendo le condanne leggere che hanno preso i brigatisti di via Fani (che non si sono pentiti e hanno lasciato ampie zone oscure nelle loro rivelazioni), si intuisce che uno scambio con una parte dello Stato sia avvenuto.
E non era la persona del presidente della Dc.

Altri capitoli

La scheda del libro “Complici – caso Moro” di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato.

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