26 aprile 2015

Il mistero dei derivati

I derivati che abbiamo sottoscritto come assicurazione sul nostro debito.
I miliardi di euro che da anni escono dalle casse pubbliche, per arricchire la banche d'affari con cui abbiamo sottoscritto questi derivati.
Perché sono stati fatti e chi li ha fatti? Perché se ne parla poco (o per nulla)? Che rischi stiamo correndo per questi derivati?
E, ancora: il rapporto deficit pil che doveva rientrare al 3%, per stare ai vincoli europei che ci siamo dati noi stessi (o a nostra insaputa). Noi ce l'avevamo del 7,4. Come siamo riusciti a farcelo entrare? Anche a suon di derivati.
Report questa sera si occuperà del mistero dei derivati: secondo le voci rassicuranti dei nostri ministri, si tratta solo di un'assicurazione sul nostro debito (i titoli derivati in fondo servirebbero a questo ). Tutto sotto controllo dunque:? Venerdì scorso è uscita un'interessante inchiesta del Sole 24 ore di Claudio Gatti che ricostruisce la vicenda. Nell'articolo si racconta di un favore alle banche d'affari internazionali, di un buco clamoroso per le nostre casse, di miliardi (soldi veri) pagati ogni anno. Di ministri e vice, responsabili di questo scandalo, che girano la porta e trovano un posto in queste banche. Dopo aver sbagliato tutte le previsioni su PIL e crescita.
Viene in mente il film di Virzì, con il grande speculatore che perdeva soldi perché aveva scommesso sulla rovina del suo paese. Soltanto che questa volta i soldi sono nostri.

Al momento la voragine prevista è di oltre 42 miliardi di euro, almeno in assenza di un improbabile e repentino rialzo dei tassi. Se nei mercati la direzione del vento dovesse cambiare, un po' meno: ma intanto una parte di quei soldi il Tesoro ha già iniziato a versarli. E si tratta di miliardi, non milioni.
Il "Sole" cerca di ricostruire con fatica come sono avvenuti quegli sciagurati acquisti, dagli anni Novanta in poi, in particolare per quanto riguarda i titoli che lo Stato ha acquistato da Morgan Stanley, e giunge alla conclusione che chi li ha comprati ha sbagliato clamorosamente previsioni e decisioni, a fronte di contratti che pure palesavano tutto il loro pericolo: «Le banche avevano esperti abituati a strutturare e valutare derivati molto complessi, mentre il Tesoro era alle prime armi», insomma chi comprava non ci capiva una mazza.
Sicché è stata fatta «una scommessa altamente rischiosa, resa ancora più imprudente da una clausola che concedeva alle banche la chiusura anticipata» dei contratti.
Ma dall'inchiesta del 'Sole' emerge qualcosa di ancora più incredibile di quello spaventoso errore compiuto coi nostri soldi. Emerge infatti che tutto è stato fatto in segreto e senza che oggi sia rintracciabile un responsabile: «I contribuenti hanno pagato operazioni finanziarie fatte dai gestori del debito senza essere mai state rese note, né tanto meno spiegate», e queste decisioni sono avvenute «senza un vero titolare», cioè da dirigenti e tecnici che rispondevano solo al direttore generale o al ministro del Tesoro in carica.
Il "Sole" ci fa quindi l'elenco di chi si è succeduto in quei posti nel periodo in cui quei contratti-capestro sono stati firmati: Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Giulio Tremonti e Tommaso Padoa-Schioppa. Quest'ultimo oggi è deceduto, Draghi è supergovernatore a Francoforte, Siniscalco è vicepresidente proprio di Morgan Stanley (curioso), Amato è alla Consulta, Ciampi e Tremonti non hanno più cariche. Uno di loro (o forse più di uno) è il responsabile politico di questo massacro ai danni degli italiani. Ma «nessuno di loro si è mai fatto carico delle scelte tecniche fatte dai gestori del debito», come scrive il "Sole".
Insomma c'è il delitto (i 40 e passa miliardi buttati), ci sono le vittime (i contribuenti), ma non c'è il colpevole. O meglio c'è, ma nessuno ci dirà mai chi è.

Un delitto perfetto, senza colpevoli, ma solo vittime. È arrivato il momento di svelare gli assassini: avete presente quando vi dicono che i soldi non ci sono, che dobbiamo tagliare la spesa pubblica, che i diritti sul lavoro sono un retaggio del passato, che la sanità (e lascuola pubblica) sono da superare?
Ecco sono le stesse persone, in Europa e nel mondo della finanza, che poi permettono queste speculazioni. Che firmano questi derivati.

Non sono dati segreti, anche se è difficile recuperarli: il M5S aveva aperto un'interpellanza al ministero dell'economia e il sottosegretario Cassano (alle politiche sociali) aveva ammesso la perdita, nel giugno passato:
“Tale valore è sensibilmente negativo per la Repubblica italiana, in quanto influenzato dal livello assoluto straordinariamente basso dei tassi di interesse rispetto alle condizioni del mercato all’epoca della stipula”.
Nella risposta al M5S, il sottosegretario smentisce la ricostruzione per cui l'Italia è entrata nell'euro con i derivati, sebbene si intuisce che il deficit fu aiutato con queste operazioni del 1997.
I tassi di interesse che si erano impennati dopo l'estate del 2011 con la crisi dello spread. Per questo sono stati fatti i derivati, per proteggere il debito pubblico dall'aumento dei tassi di interesse.
Se i tassi crescono oltre la soglia prefissata, la differenza la mette la banca. Se diminuiscono, come sta succedendo ora, la scommessa del Tesoro determina una perdita.
Nel 2012 il governo Monti ha pagato 2,5 miliardi a Morgan Stanley, in un momento in cui l'agenzie di rating S&P dava giudizi negativi sul paese. Era il governo (di Grilli e Monti) che tagliò le pensioni e riformò l'articolo 18.
Alla domanda del FQ se le agenzie di rating americane minacciano i bilanci dei Paesi europei, aveva risposto così:
Domanda interessante, ma adesso non è al centro della mia mente”.

Ma è al centro della nostra, visto che non riusciamo a fidarci del tutto del ministero dell'economia.

La scheda della puntata: "FIDATI DI MEF" di Stefania Rimini (l'anteprima)
La buona notizia è che quest'anno, ogni mese, la Bce ci comprerà 7 miliardi e mezzo di titoli di Stato, e questo dovrebbe dare un po' d'ossigeno all'economia; grazie a questa iniezione di liquidità dovremmo anche risparmiare circa 6 miliardi e mezzo di spesa per interessi sul debito.
Peccato per quella palla al piede che ci stiamo trascinando, con i "derivati" del Tesoro, ovvero una serie di operazioni finanziarie delle quali non è dato conoscere dettagli né scadenze, a causa delle quali l'anno scorso ci siamo fumati 3 miliardi e 300 milioni di risparmi per il calo dello spread. Negli ultimi anni è un crescendo di miliardi che fluiscono dalle tasche dei contribuenti a quelle delle 17 banche estere e 2 banche italiane con le quali il Tesoro ha fatto i derivati, o "swap".

Ci sono costati soldi veri: 2 miliardi e 900 milioni nel 2011, 3 miliardi e 8 nel 2012, 2 miliardi e 9 nel 2013, 3 miliardi e 3 nel 2014. A cui si aggiungono i pagamenti che sono stati infilati dentro le rinegoziazioni e di cui non si sapeva nulla fino a 2 giorni fa, e che sono altri 2 miliardi e 400 milioni.
"E' tutta colpa della situazione anomala dei tassi", si giustificano al Tesoro, ma cosa c'è dentro il portafoglio dei derivati è un segreto che vale 42 miliardi di perdita potenziale stimata al 31 dicembre. Un segreto di cui sono a conoscenza pochi dirigenti ed ex ministri, che poi sono andati a lavorare nelle banche d'affari. Chi non può sapere nulla delle probabilità di perdita con questi strumenti siamo noi contribuenti, che prestiamo le garanzie.

Fino ad oggi il Tesoro rispondeva alle richieste di trasparenza mandando in Parlamento a rispondere gente che non ne sapeva niente, tipo i sottosegretari all'istruzione. Ma dopo anni di silenzio si è presentata a rendere conto la persona che da 15 anni gestisce i 2mila miliardi del nostro debito pubblico, la dottoressa Maria Cannata, per dire "tranquilli, non c'è rischio perché abbiamo fatto solo l'equivalente di un'assicurazione". Come si dimostrerà non è andata proprio così. E allora il paese che rischi sta correndo? Ma soprattutto in che mani siamo, in quelle di Maria Cannata o in quelle delle banche?

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