23 aprile 2015

L'asticella del lavoro

Prima  o poi dovremmo veramente deciderci su quale sia il livello dove porre l'asticella.
Quella che separa il lavoro, così come lo intende la nostra Costituzione (l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro .. ogni cittadino ha diritto ad un salario dignitoso ..), da qualcosa che è altro ma che viene ancora chiamato così.
Quale è il livello oltre cui non si può parlare di lavoro ma si deve dire sfruttamento.
Quale è la soglia per cui non vale la pena (e non si dovrebbe) accettare un'offerta di lavoro.

Penso a questo dopo l'articolo del corriere sui giovani che hanno rifiutato il posto per Expo, dopo aver mandato il cv a Manpower.
Allora aveva ragione l'ex ministro Fornero quando criticava i nostri giovani di essere troppo schizzinosi, choosy.
Intervistato dai giornalisti, l'AD di Manpower spiegava che la loro selezione cercava e offriva "experience fresca". 
Una "opportunity" per entrare nel mondo del lavoro che è stata rifiutata perché ai giovani spaventa il non fare le ferie ad agosto (questo lo ha aggiunto Sala).

La realtà è più sfumata: lo stipendio da 1500 netti al mese, per 6 mesi è solo per una piccola parte dei fortunati di Expo.
Molti dei ragazzi sono stati selezionati per lavori a 500-600 euro al mese.
E hanno aspettato mesi prima di essere chiamati.
All'ultimo giorno, per un posto che li terrà occupati per mesi, senza week end e senza troppe speranze per il dopo.

I giovani non sono abituati a fare fatica. Sono schizzinosi. Sono ancorati a vecchi modelli di lavoro e di società.
Ecco, peccato che nessuno parli di questo nuovo modello di lavoro e di società: lavoro a chiamato, oggi ci sei domani non si sa. Nessuna formazione, nessuna speranza o opportunità di carriera.
E' il modello per cui la Call&Call può permettersi di licenziare a Cinisello (non lontano dai padiglioni di Expo) per assumere al sud (per prendersi le agevolazioni previste dalla legge di stabilità). E qualcuno così potrà sbandierare i numeri fantastici dei nuovi contratti.
E' il modello per cui le multinazionali arrivano, prendono (sgravi, tecnologie), sbagliano magari politiche industriali e poi se ne vanno.
Mani libere.

Qui di seguito alcune testimonianze
“A inizio anno ho passato il colloquio per un 5° livello commercio con uno stipendio di 1460 euro lordi. Il netto attorno ai 1200 euro per un full time di 40 ore settimanali – racconta M. F, 29 anni, laurea triennale – Arrivando dalle Marche con quella retribuzione avrei potuto mantenermi a Milano dove un posto letto costa 550 euro, visto che da subito ci era stato detto che durante i sei mesi vitto e alloggio sarebbero stati a nostre spese, come anche il parcheggio. Dopo mesi di silenzio da parte di Manpower poco fa mi hanno proposto nel padiglione della Thailandia a 28 ore al mese. Sono stata costretta a rinunciare”. 

“Sono stata ammessa a due colloqui presso gli uffici milanesi di Manpower: abito in Toscana e ho chiesto se si poteva fare via skype o sostenere entrambi i colloqui lo stesso giorno per accorpare le spese del viaggio, tutte a mio carico. Mi è stato risposto di no e ho accettato solo il colloquio da stagista spendendo 200 euro fra viaggio e albergo. Sono giovane, ho pensato, fa curriculum. E Manpower mi aveva rassicurata: entro febbraio avrai il feedback. Quella telefonata è arrivata solo poche ore fa: ‘Hai superato la selezione di gennaio ma non possiamo ancora darti l’ok definitivo perché Expo Spa non ha ancora dato conferma. Ti faremo sapere presto se inizierai a lavorare a fine settimana’. Mi spiace ma con tre giorni di preavviso, anche volendo, non posso accettare. Fossero stati 1500 euro era un conto, ma 500 con poche ore per trovare un alloggio è infattibile”.
Ricordiamolo ancora una volta: l'evento più importante per l'Italia rischia di trasformarsi in una figuraccia per i ritardi dell'organizzazione, in mano a manager da stipendi con tanti zeri che non faranno fatica a trovare (eventualmente) altri incarichi.

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