30 settembre 2015

La colpa delle loro disgrazie (da L'incanto delle sirene - Biondillo)

Come sempre più spesso accade, è la letteratura che riesce a descrivere la realtà meglio che non la cronaca stessa: gli episodi di razzismo e la violenza contro chi ha il colore della pelle diverso dal nostro.

Ci sono libri che, in poche immagini, riescono a raccontarti da dove nasca l'odio per gli immigrati, da dove abbia origine la rabbia degli italiani brava gente che vedono nel diverso qualcuno su cui sfogare la propria rabbia, la causa delle loro disgrazie.
È quello che fa Gianni Biondillo nel suo ultimo giallo: “L'incanto delle sirene” (Guanda). Un baracchino di Kebab a Milano, un gruppo di italiani che, giusto per un pretesto, sfogano la loro rabbia col kebabaro. Colpevole di essere venuti in Italia, a casa nostra, a rubare il lavoro e stuprare le donne. Tutta la colpa delle loro disgrazie è in quell'uomo: 
Gli eroici vigliacchi iniziarono a bombardare di lattine vuote e sassi raccolti per terra il baracchino ambulante. Avevano mesi di affitto inevaso, la corrente elettrica tagliata, un conto in rosso in banca, un assegno di disoccupazione, un lavoro in nero, una pratica di divorzio in corso, un fido negato, una causa col condominio, la macchina da cambiare, lo scaldabagno rotto, una suola bucata, il cellulare di vecchia generazione, la figlia che doveva fare la cresima e voleva il vestito nuovo, la fattura del dentista da saldare, le vacanze programmate a Sharm el Sheykh saltate, una litigata furibonda col principale una moglie depressa, e sapevano, sapevano all’unisono, che la colpa di tutto ciò era senza ombra di dubbio di quel fottuto musulmano del cazzo che faceva panini nel cuore della notte nelle strade di Milano”.

Gianni Biondillo – L'incanto delle sirene, Guanda.

Ventimiglia
A proposito di cronaca, oggi i giornali mettono in prima pagina, tra le altre, due notizie: il discorso di Renzi all'Onu e lo sgombero dei migranti dall'accampamento provvisorio a Ventimiglia.

Riesce la cronaca dei giornali a spiegare il perché l'Italia da una parte chieda all'Europa di abbattere i muri, perché «[l'Europa] è nata per abbattere i muri, non per costruirli», e dall'altra parte invece lasci queste persone sugli scogli.

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