09 ottobre 2015

Anna, di Niccolò Ammaniti

Una bambina, il suo fratellino e un pastore maremmano.
Sono i tre personaggi dell'ultimo romanzo di Ammaniti, ambientato in una Sicilia del futuro, abitata solo da bambini.

Tutti gli adulti sono stati uccisi da una malattia, arrivata dalla pelle, la “rossa”: una nuova pestilenza che riempie il corpo di macchie rosse e pustole per cui non esiste alcun vaccino.
E mai verrà trovato forse.
Solo i bambini, finché non crescono, ne sono immuni.

Anna Salemi era nata a Palermo il 12 marzo 2007 da Maria Grazia Zanchetta e Franco Salemi”.
In questo scenario da “the day after” si ambienta tutto il racconto: Anna, la protagonista, vive chiusa nella sua casa a Torre Normanna, cercando di procacciarsi il cibo razziando i supermercati e le case dei “grandi”, per recuperare cibo in scatola, medicinali e tutto il necessario per sopravvivere in un mondo desolato, senza persone adulte, devastato dalla “rossa” e da una serie di incendi scoppiati sull'isola.

Ma dal Belgio arrivò il virus e questa famiglia, insieme a milioni di altre, fu spazzata via. Quando Franco e Maria Grazia morirono lasciarono Anna, di nove anni, e Astor di quattro”.
L'idea di base del romanzo è suggestiva: come potrebbe sopravvive un bambino in un mondo come questo? L'unico insegnamento cui aggrapparsi è il quaderno che la madre di Anna le ha lasciato. Dove, prima di morire anche lei contagiata dalla rossa, le ha lasciato tutti i consigli su come comportarsi.
Anna doveva fare la brava, doveva occuparsi di Astor, doveva insegnargli a leggere e non doveva perdere il quaderno delle Cose Importanti.”
E sul quaderno aveva cercato di prepararla a quanto le sarebbe accaduto: inizierà a mancarvi la luce, poi il cibo, l'acqua ..
“Figli miei adorati, vi amo tanto. Tra poco la vostra mamma non ci sarà più e ve la dovrete cavare da soli. Siete bravi e intelligenti e son sicura che ce la farete”.

Che razza di società prenderebbe il sopravvento, in un mondo popolato di soli bambini (e dei pochi animali sopravvissuti), che nemmeno hanno fatto in tempo a ricevere tutti gli insegnamenti dei genitori?
Ammaniti, anche prendendo spunto da libri famosi come “Il signore delle mosche”, descrive un mondo dove questi bambini si sono organizzati in tribù, in una sorta di regressione primitiva.
Tribù che idolatrano un idolo, la “picciridduna”, dove i più grandi schiavizzano i piccoli. Dove, armati di clave come antichi guerrieri preistorici, spingono le mucche lungo un precipizio per ucciderle:
Una dopo l’altra, senza nemmeno rallentare, le vacche si lanciarono nel vuoto, proprio come i mammut spinti dagli uomini primitivi giú dai dirupi”.
Solo che il dirupo è dentro un piano di un supermercato e i guerrieri sono dei bambini col viso dipinto con strisce nere.

Anna, dopo essere rimasta nascosta per anni nel suo rifugio domestico, per proteggere il fratellino Astor, è costretta ad uscire fuori, nel mondo, dopo che i “bambini blu” le hanno rapito proprio il fratello trasformandolo in uno dei tanti schiavetti.
Il racconto diventa così un romanzo sulla trasformazione verso l'età adulta (e qui si sente l'eco dei romanzi di Lansdale), sulla consapevolezza del mondo reale, sulla scoperta dell'amore. Con al centro questo personaggio femminile che colpisce per la sua tenacia:
La vita non ci appartiene, ci attraversa. La sua vita era la medesima che spinge uno scarafaggio a zoppicare su due zampe quando è stato calpestato, la stessa che fa fuggire una serpe sotto i colpi della zappa tirandosi dietro le budella”.

Il viaggio di Anna, accompagnata dal fratello, da Pietro, un altro ragazzino di cui si innamorerà e da Coccolone, sarà anche un viaggio alla ricerca di un mondo “altro”, dove non esiste la rossa.

Penso che Anna sia uno di quei romanzi destinati a dividere il mondo dei lettori tra quanti lo riterranno un libro entusiasmante e quanti invece uno di quei libri che ti scorrono addosso senza lasciarti quasi nulla. Non è un romanzo privo di difetti: in questo libro c'è un'eccessiva lunghezza nella descrizione dei luoghi, che appesantisce il ritmo della lettura.
E dunque il mio giudizio personale non è completamente positivo: da una parte mi è piaciuta l'idea di immaginare una nuova era, governata da bambini. Ma ho fatto fatica ad entrare in empatia col personaggio, specie nella prima parte del libro

La scheda del libro sul sito di Einaudi

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