26 ottobre 2015

Report – la rivoluzione 4.0

“Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuno sarà in grado di porne uno”Anonimo

La puntata parla di un mondo che si è messo in moto, per una rivoluzione industriale 4.0: una rivoluzione che sta modificando il mondo dell'informazione, la produzione nelle fabbriche, il settore sanitario.
Una rivoluzione che fa anche sorgere nuove domande: le macchine che sanno pensare, hanno anche delle responsabilità?

Infine la Cina: oggi non conviene più delocalizzare, ma che spazio si sta ritagliando l'Italia nella Cina che cambia?

Michele Buono – rivoluzione 4.0
Come in tutte le inchieste di Michele Buono, si parte da alcuni esempi.
Autisti che possono riposarsi e lasciare la guida al pilota automatico: autisti qualificati, che potranno riposarsi durante il viaggio, per pianificarlo meglio.
Lo stato del Nevada ha concesso alla Daimler la possibilità di far girare nelle loro strade i loro camion: possono essere chiamati ancora camionisti?

Associated press: uomini inseriscono nel sistema le informazioni e un sw crea articoli per loro, così i giornalisti possono dedicarsi ad altro.

Negli stabilimenti Bosh in Baviera le macchine parlano con gli operatori: spiegano dove sono i buchi di produzione e i problemi, negli impianti nel mondo. Impianti che si controllano remotamente, da un pc o uno smartphone, quello che viaggiano sono i dati, nel cloud.
All'istituto italiano di tecnologia hanno prodotto un umanoide, che può essere programmato, come un bambino.
Lavori che vengono svolti da macchine: faremo la fine dei cavalli, dopo la prima rivoluzione industriale, si chiedono al MIT i ricercatori? La risposta è no, perché noi, a differenza dei cavalli, possiamo decidere come muove l'economia.

Il vecchio sistema di produzione (l'operaio alla catena chino sulla macchina, che non può prendersi pause) è arrivato alla saturazione: per crescere dovremo cambiare paradigma della produzione: sistemi intelligenti programmati dall'uomo, interconnessione in rete, scaricare i lavori pesanti e routinari alle macchine. E lasciare all'uomo i lavori più qualificati e meglio pagati.

Ci sono esempi anche in Italia.
I fratelli Fedegari a Pavia sono industriali nel settore farmaceutico: hanno investito sul personale e sulla formazione. Le autoclavi per la sanità sono prodotti fatti dai robot: le saldature le fanno loro, mentre l'uomo programma la macchina.
Le informazioni sulle saldature sono dati preziosi salvati sui server nel cloud, per permettere all'operatore la personalizzazione del prodotto e il controllo a distanza.
In questi impianti si progettano robot per la preparazione dei medicinali: le macchine possono essere vendute in tutto il mondo e controllare in Italia, via rete, fino in Cina.
E l'idea funziona: 60 ml di fatturato, 400 addetti nel mondo, 300 in Italia.
Qui la produttività ha una declinazione chiara, che conviene a tutti, all'azienda e al dipendente: maggiore qualità del lavoro, maggiori salari, mantenendo stessi livelli di occupazione.

La SACMI a Modena lavora nell'ambito dell'industria alimentare e della ceramica: da 1000 persone sono passate a 4000 in tutto il mondo che si occupano di lavori qualificati, come scrivere sw per le macchine utensili.
Macchine che lavorano di notte e possono eseguire ogni compito chiesto dal cliente: a seconda della domanda del mercato possono convertire un centro di produzione, capire i tempi di usura, monitorare gli allarmi a distanza.

A Treviso in un magazzino “intelligente” si gestiscono i capi della Benetton: l'intelligenza sta nelle casse intelligenti che tengono traccia dei maglioni per taglia e colore, in un sistema dove i dati sono trasferiti dalla sede centrale ai punti di vendita per evitare tempi morti e tenere i negozi con la quantità di merce giusta.
Il cuore del sistema è questo magazzino automatico che muove 800 ml di capi l'anno: qui si trovano lavori che prima non esistevano.
Come i programmatori del sw, che è stato creato internamente: qui non trovi più facchini che spostano pacchi e carrelli.

Cosa succederebbe se tutto il manifatturiero funzionasse così?
Questi sistemi richiedono banda, richiedono competenze, richiedono culture nuove (nel senso del sapere e di una visione nuova), richiedono digitalizzazione.
Il MISE ha chiamato i consulenti della Roland Berger per capire la rivoluzione industriale: iconsulenti hanno spiegato al ministero che serve una politica industriale per spingere queste tecnologie, altrimenti si perde il treno.
Servirebbe una interazione tra il MISE e il ministero dell'istruzione e della ricerca, che purtroppo al momento non c'è.

In Germania, invece, si lavora assieme: sanità, istruzione, industria. Lo stato ha stanziato 200 ml di euro inizialmente (per queste politiche del manifatturiero), ma sono poi stati aggiunti altri 200 ml per la ricerca.
Perché il problema, anche in Italia, non è la mancanza di liquidità. I soldi ci sono, ma occorre dirottarli dove serve: nella tecnologia, nella ricerca (e non in autostrade, ponti, speculazioni edilizie). La nota dolente è che, al momento, la task force del ministero non ha prodotto risultati né è nota la road map.
Rischiamo di arrivare tardi rispetto ai nostri competitori internazionali.

Come è cambiato il mondo manifatturiero in Germania e Stati Uniti?
In Germania hanno ridisegnato il sistema secondo degli standard: collegare gli impianti, realizzare sistemi che parlano con gli addetti per dare loro dei report, dati che arrivano dalle macchine fino agli smartphone dei dirigenti. È l'internet delle cose, della banda larga, dell'industria informatizzata.
Niente carta, niente operai che girano nelle catene con moduli: gli operai lavorano sulla macchina o controllano il loro stato: alla Bosh con uno scanner puntato su un componente, riescono a capire dove si trova quel pezzo nella linea.
Il governo tedesco ha investito nel settore il settore industria 4.0: ha coinvolto gli industriali, piccole e medie imprese (non solo le grandi), la scuola, le strutture intermedie.
Lo stato finanzia centri di ricerca dove si studia come far lavorare assieme robot e operai: studenti di ingegneria lavorano part time nei centri, come primo approccio al lavoro.
Questi centri di ricerca, dove convivono privato e pubblico, fanno da ponte tra il mondo della scienza, troppo teorico, e quello dell'impresa.

IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici ha partecipato e partecipa alla commissione ministeriale su Industria 4.0: non teme i robot ed è favorevole a queste innovazioni dove i robot prendono lavori degli uomini, è un futuro che si sta creando tutti assieme, aziende, sindacati, Stato.

Se cerchi in internet “Manifattura intelligente” arrivi in America: in North Carolina si è messo assieme università e impresa per fare sinergia. Obama sta spingendo per far rientrare la manifattura in America (dopo anni di delocalizzazione): si è capito che se investi nei campus pubblici, poi arrivano le imprese per prendere le idee, per innestare qui i loro laboratori.
Cisco qui ha creato un programma per creare testi, a partire da dati inseriti da un umano.
Associated Press ha adottato ilsistema per mandare in rete molti più articoli di prima: i giornalisti ora possono dedicarsi ad inchieste e lavori creativi, mentre il sw crea rapporti, bilanci, articoli su sport. Il giornalista diventa editor dell'automazione.

Pfizer ha creato moduli per produrre medicinali nel mondo: li trasporti dove vuoi produrre e li attivi in settimane e non mesi, con meno costi, in minor tempo.

E in Italia?
All'Istituto Italiano di tecnologia, a Milano, stanno cercando di portare il medico dentro al corpo, con dei circuiti digeribili dentro cui inserire delle capsule, per fare delle diagnosi del corpo umano.
Una start up potrebbe far partire la produzione, a regime il sistema ridisegnerebbe le aziende ospedaliere.

Pisa, alla Piaggio: qui si lavora ad un progetto che permette a chirurghi di operare a distanza, tramite bracci elettronici e sensori che vanno indossati, per sentire le sensazioni a distanza.
I Robot potrebbero occuparsi della riabilitazione la post operazione dei degenti.
Microscopi che occupano meno spazio e che costano molto meno di quelli usati oggi.
Il Grafene liquido: entra nei materiali, donando ai materiali proprietà che non hanno.
Così si possono avere chip che si possono indossare.

Sempre all'IT di Milano troviamo Robot capaci di muoversi autonomamente, in casa e in fabbrica, come assistente, per fare compiti di fatica che saranno tolti all'uomo, che farà il programma, l'istruttore, il supervisore.

Ci sarà il maestro di scuola di robot e l'intelligenza sarà in una nuvola virtuale, nel cloud, per un insegnamento condiviso.
Intelligenza che entrerà nei circuiti di Walkman, un robot capace di togliere gli uomini fuori dai guai, dopo un terremoto, dopo un disastro nucleare.

Peccato che il trasferimento di queste innovazioni all'industria non funzioni: non c'è il collegamento, manca l'interesse dell'industria e della politica.
Siamo tra i primi al mondo nella programmazione di questa tecnologia, dell'intelligenza artificiale nei robot: ma manca la banda larga, mancano persone intelligenti e competenti nei posti chiave, manca un sistema giudiziario che funziona. Manca la volontà politica per fare in Italia come in Germania. Investire soldi in centri di ricerca che facciano parlare università e imprese.
Da quanti mesi sentiamo parlare di banda larga anche qui da noi?

Così, in assenza dello Stato e del ministero, sono gli istituti che si devono dare da fare: al liceoGalilei di Trento la didattica è anche programmazione. Qui stanno progettando in classe un prototipo di robot per salvare vite umane dopo disastri.
Si sono trovati i soldi in crowdfounding, per partecipare ai mondiali di robotica in Cina: sono arrivati terzi al campionato (e non mi risulta che i giornali ne abbiano parlato).
Purtroppo sono casi isolati e il ministero non li sta aiutando a fare massa, a condividere le informazioni, a farli diventare casi studio.
E' un processo che si è messo in moto, ma così rischiamo di perdere questo altro treno, continuando a discutere di Imu, di contante libero per far partire i consumi, della mancia da 500 euro agli insegnanti.

La scheda del servizio e il pdf con la trascrizione della puntata.


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