23 febbraio 2016

Campagna elettorale vs politica

In Italia si confonde il fare politica col fare campagna elettorale, con risultato di mantenere uno status perenne di spot, annunci, slides, cartelloni pubblicitari.
Quelli del governo poi, che si sta preparando per la campagna elettorale per il si al referendum, sono pagati coi soldi dei gruppi parlamentari, soldi nostri usati per la grande riforma costituzionale voluta dal governo.

Si dirà, l'importate è comunicare bene ciò che ha fatto il governo: anche B. quando parlava dei suoi difetti, spiegava che non poteva cantare la messa e portare il cero. Il punto è che parliamo di comunicazione pubblicitaria, dove i numeri vengono addomesticati per uso propagandistico.
I 700mila posti di lavoro creati col jobs act, per esempio: posti nuovi sono 145mila, gli altri sono riattivazioni. Meglio che niente, vero: ma grazie all'abolizione dell'articolo 18 sono contratti che possono portare al licenziamento senza giusta causa, mentre le aziende incassano gli sgravi.

Bisogna essere trasparenti e chiari nella comunicazione: i 3 miliardi e rotti ricavati dalla lotta all'evasione sono tanti o pochi?
Rispetto allo stimato, pochini.
I 400 milioni per i disabili sono gli stessi soldi dell'anno scorso.
La disoccupazione misurata a gennaio è in crescita.

Il governo più trasparente e comunicativo del mondo si è dimenticato di dirci che abbiamo concesso la base di Sigonella per i droni americani.
il governo che spende in cultura per combattere il terrorismo non ha ancora preparato il decreto attuativo per i 500 euro ai diciottenni e lascia scappare i ricercatori italiani all'estero.

Non conosciamo ancora i veri numeri di Expo, il suo futuro, come nemmeno i finanziatori delle cene elettorali, i finanziatori delle fondazioni dei partiti.
Ma basta uno spot per rendere tutti più felici: specie i giornalisti stranieri che si sentono ripetere la storiella della Salerno Reggio Calabria dopo Berlusconi, Passera e ora Renzi.

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