03 maggio 2016

La campagna referendaria

.. il premier ha sottolineato che gli elettori in occasione delle prossime elezioni regionali sono chiamati a “fare ancora una volta una scelta di campo tra un governo del fare e una sinistra delle critiche e delle chiacchiere, tra un governo che risolve le emergenze e fa le riforme e una sinistra che sa solo dire dei no e semina pessimismo e catastrofismo, un governo - ha concluso - che viene rispettato nel mondo e un'opposizione anti italiana”.
Berlusconi - elezioni regionali del 2010
Vi sarete accorti che è iniziata la campagna per il referendum confermativo della riforma costituzionale, quello concesso dalla Costituzione stessa e non gentilmente offerto da Renzi e dall'esecutivo, che dalle riforme costituzionai dovrebbe rimanerne fuori.
Un assaggio lo ha dato il TG1 di ieri: sparite le inchieste di Basilicata, in Campania sulle preseunte infiltrazioni della Camorra nel PD regionale, sparito anche il caso Regeni.
Un bel servizio sul discorso di Renzi, dove spiegava come il referendum è "un grandissimo bivio tra l'Italia che dice sì e l'Italia che sa solo dire no".

"L'Italia del si contro quella del no" è la semplificazione orwelliana che viene messa in atto: non si entrerà mai nel merito, ma si si semplifica, distorcendo, il senso del voto.
O con me o contro di me.
Se perdo me ne vado (lasciando intendere che poi lascio il paese nel caos). E' una posizione ricattatoria, come già visto sul referendum del 17 aprile (sui posti di lavori..).

Chi vota si vuole abolire il Senato, vuole risparmiare sui costi, vuole snellire l'iter delle leggi. Voi amate la burocrazia, le lungaggini? Ora c'è un governo che decide, finalmente, stanzia fondi per la cultura, fa ripartire l'occupazione, inaugura mostre e viadotti al sud.
Chi vota no vuole lasciare l'Italia così. Nella palude.

Ecco, di fronte a questa tecnica di disinformazione, bisogna ragionare, non farsi prendere dalla voglia di ribattere slogan con slogan, rispondere nel merito.
Ieri Gilioli ha fatto un bel post di fact checking sulla riforma: il Senato non viene cancellato, entrerà nel merito in alcune categorie di leggi, i costi diminuiranno per lo stipendio dei senatori eliminati, non è detto che l'iter di approvazione delle leggi sarà più veloce...

Il combinato disposto della riforma costituzionale e della legge elettorale mette nelle mani della maggioranza un potere enorme che non ha sufficienti contrappesi.
Sulle nomine dei giudici della Consulta, quelli che stabiliscono se le leggi del governo (quelle del Parlamento sono ormai rare) sono costituzionali.
Sulla nomina del presidente della Repubblica, che è la figura istituzionale che firma le leggi, scioglie la Camera e nomina ministri.

Se si vota no, semplicemente si riparte indietro con la riforma: avremo perso tempo?
Abbiamo perso mesi per togliere l'articolo 18, per la gioia dei Marchionne, per vedere una crescita di decimali (in PIL e occupazione) frutto degli sgravi.
E stiamo perdendo altri mesi in attesa di una seria legge sul falso in bilancio, sul voto di scambio, sulla prescrizione.
Tutte leggi bloccate dal vero partito del no: quello che spaccia queste contro riforme come panacea dei mali del paese.

PS: Leggetevi l'articolo di oggi, di Alessandro Gilioli, come sempre chiaro e puntuale: cita Onida e la sua proposta di spacchettare i temi del referendum, affinché siano comprensibili dai cittadini.
Cittadini, non pecore da governare col bastone..
Perché prima o poi questo governo passerà, mentre questa riforma rimarrà.

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