09 maggio 2016

Report – una via d'uscita

Due inchieste, per la puntata di Report: una nuova visione d'insieme per l'accoglienza dei profughi e la banca della Coop: la Coop che compie il reato d'esercizio illegale bancario e poi, quando due coop falliscono in Veneto, i soci hanno perso tutti i soldi. E nessuno se ne è accorto.

Ma prima delle Coop, l'immigrazione: un tema che ora l'occidente deve affrontare. A parte i meeting dove tutti dicono che non bisogna fare chiusure, ognuno scarica i problemi sugli altri e noi italiani siamo gli ultimi della catena.
Report si è immaginato un progetto realizzabile, che dà benefici per gli immigrati, da loro dignità di accoglienza ed è anche vantaggioso per noi italiani.

La situazione dei profughi: i profughi arrivano dall'Afghanistan, dall'Iraq, dalla Siria, dal Pakistan, passando dalla rotta balcanica o dal mare.
Fino a ieri la maggior parte arrivava dal fronte balcanico, finché i paesi non hanno innalzato muri: in Ungheria, in Slovenia, tra la Slovenia e la Croazia, in Macedonia.
La Grecia è rimasta col cerino in mano: ad Idomeni sono rimaste 10mila persone, in un campo improvvisato tra Idomeni e Salonicco, in totale ci sono 54mila persone accampate.
Dovevano essere accolte in Europa, per il momento solo 900 persone sono andate in Europa.
I profughi arrivano dalla Turchia, che ora dopo l'accordo con l'Europa si farà carico di tenere i rifugiati in ingresso: il confine con la Turchia è blindato e non è possibile filmarlo, perché nemmeno la Turchia è in grado di gestire il flusso.
Noi abbiamo fatto abbastanza – dice la Turchia: ora vuole 6 miliardi per gestirsi i profughi e la riapertura del negoziato per entrare in Europa, niente visti per i cittadini turchi.
E per la libertà di stampa?
Non c'è spazio per le libertà nella Turchia di Erdogan: anche i cittadini che si fanno saltare in aria nelle manifestazioni pro curdi o pro turchi...

In Grecia arrivano anche afgani che non hanno alcun beneficio in Turchia e dunque non possono essere rimandati indietro: che ne facciamo di loro?
Ora anche l'Albania teme un' invasione di profughi dalla Grecia e sta cercando di mettere in piedi un piano per uno scambio di informazione con l'Italia.
Ma al confine tra Albania e Grecia non ne sanno nulla …

Ora i Siriani rimarranno in Turchia, ma daremo 6 miliardi ad un paese che non rispetta la libertà di stampa e i cittadini turchi potranno entrare in Europa. Mentre la Grecia non ha i mezzi per gestire tutti i profughi e i siriani continuano a fuggire ed è probabile che prenderanno il mare, ma noi non abbiamo la possibilità di alzare muri in mare.
Almeno 150mila persone sono pronte per partire dall'Italia, dice un comandante: anche se arrestiamo qualche scafista, non è sufficiente.
Possiamo attenderci un milione di persone che arriveranno via mare: che fare?
Li identifichiamo in mare, sulle navi? È complicato.

I conflitti in Africa e le violenze, come in Nigeria, Sud Sudan, Somalia, Repubblica Centroafricana, Libia, Yemen, Congo, Eritrea sono la causa dello spostamento delle masse verso l'Europa: fino a ieri molti di questi andavano in nord Europa. Ora è più complicato.

Anche il confine tra Russia e Norvegia è stato sbarrato: la Norvegia vorrebbe rimandare indietro i siriani che la Russia non vuole.
La prima accoglienza in Norvegia è a carico dello Stato, con corsi di igiene e di lingua obbligatori.

Altra rotta è quella che passa dall'Austria e li porta in Germania, Danimarca e poi in Svezia che è il paradiso per i migranti: il governo svedese paga i corsi per la lingua e per imparare un mestiere, ogni mese devi dimostrare di aver seguito i corsi, altrimenti niente sussidio.

Anche tra Danimarca e Svezia è stato messo un filtro per i passeggeri del treno, per bloccare i migranti che vogliono usare questa via: chi non ha documenti validi viene mandato indietro, in Danimarca.
Filtrare i profughi è l'unico modo per tenere in piedi il sistema di welfare, per non creare problemi sociali nei comuni.
Parte dei profughi in Danimarca stanno ora in una ex caserma: il partito di destra anti immigrati soffia sul fuoco, spingendo per altri controlli alle frontiere.
E cosa succederà all'Italia – chiedeva la giornalista al leader della destra?
Sono problemi vostri, Schengen è morta.

Anche in Germania l'integrazione dei profughi è complessa e a carico dello Stato, ma la situazione sta esplodendo, a Berlino i profughi sono stati stipati nei container.
Solo a Berlino hanno speso 400 ml di euro per l'accoglienza.
A Monaco, le lezioni ai profughi le fa anche il ministro bavarese della giustizia che ammette di aver sbagliato ad accogliere tutti.
Si arriverà anche qui a chiudere la frontiera con l'Austria.

In Europa sono consapevoli che, con la chiusura della rotta Balcanica e con la chiusura delle frontiere verso l'Austria, il problema verrà scaricato su noi italiani.
Per ora l'Austria, al Brennero, ha messo i pali per la recinzione, per controllare il flusso degli immigrati dall'Italia.
In Italia arrivano anche i migranti economici che sono stati rifiutati dai paesi del nord Europa.

E ora? Che cosa si fa?
In Italia la gestione è affidata alle prefetture che demanda alle cooperative, alcune di queste con qualche problema etico, avendoci lucrato sopra.
Il piano di accoglienza costa oltre 1 miliardo di euro, i profughi sono sistemati anche in ex alberghi, come a Trapani.
In strutture di imprenditori rinviato a giudizio.
In cooperative che assumono persone per clientelismo.
Lo scandalo più noto è l'appalto per il Cara di Mineo: dall'inchiesta Mafia capitale non è cambiato nulla nella cooperativa che gestisce 2000 persone.
Persone che durante il giorno non fa nulla o quasi: 4 ore di italiano a settimana, in un container. Ovviamente corsi non obbligatori.

A Messina c'è una tendopoli, dove quando piove entra l'acqua: la gestione era nelle mani di una coop finita nell'inchiesta di mafia capitale.
Nonostante ci siano delle caserme in disuso, i profughi sono ammassati in spazi stretti, senza poter svolgere alcuna attività.

Per sistemare le caserme di Messina servirebbero 3-400mila euro, racconta l'assessore: perché non le si usa per accogliere i migranti?
Immaginiamo di cambiare gestione: risistemiamo gli edifici, creiamo aule per insegnare la lingua, fare laboratori. Nelle centinaia di caserme sparse nel paese.
A Bologna, a Sulmona, a Brescia (Serini), nel Friuli siamo pieni di caserme come Tarvisio: la maggior parte dei profughi dall'estero arrivano proprio a Tarvisio e la struttura dell'esercito è ancora in buono stato.
Ora i profughi dormono nella stazione di Udine, per terra: risistemando le caserme si valorizza il nostro patrimonio, si creano posti di lavoro per i corsi, si crea reddito e si gestisce la condizione dei profughi in condizioni umane.

Il prefetto obietta che i profughi dovrebbero fermarsi solo 15 giorni, dunque sarebbe sbagliato investire nelle strutture di accoglienza. Ma in realtà nessun profugo rimane solo 15 giorni, molti rimangono mesi e altri nel frattempo ne arrivano.

Serve una gestione integrata e unitaria per accogliere i profughi, perché ora nemmeno le parrocchie riescono a gestire i flussi: il sottosegretario Manzione, intervistato, ammette che se dovessero arrivare i 300mila profughi stimati si dovrà lavorare ancora in emergenza.
E se si dovesse fare noi l'accoglienza con una gestione pubblica?
Già oggi spendiamo soldi nostri, abbiamo gli spazi (ex ospedali, ex caserme, beni confiscati alla mafia) per creare piccole stanze, aule per i corsi con regole severe (se non segui i corsi, non vieni accolto).
Dopo al massimo di sei mesi i profughi hanno in mano uno status per capire se possono rimanere o meno: il costo per tutto è stimato in 2 miliardi di euro, per avere poi un patrimonio riqualificato.
Ci sono i costi per il personale, con un costo annuo di 750ml, 15 ml per i medici, per il vitto, gas .. un altro miliardo.
IL totale annuo è 2165ml di euro: il vantaggio di questa soluzione è che crea lavoro, da una maggiore percezione in sicurezza.

Dobbiamo usare solo soldi nostri oppure possiamo prendere soldi dall'Europa? Il commissario europeo garantisce che i soldi ci sono e che sono pronti ad accogliere le idee dei paesi: se l'Italia si occupasse della prima parte dell'accoglienza, la parte di formazione, altri paesi come Svezia e Danimarca, sarebbero anche disposti di prendersi una parte dei profughi.

I migranti economici sono il 60% di quelli che arrivano in Italia: non possiamo occuparci di tutti, dovremmo rimpatriarli, ma non è facile.
Perché non tutti hanno il passaporto in mano: oggi la soluzione è complicata e costosa.
Le persone espulse coi rimpatri forzati costano molto allo Stato, per la scorta, per i biglietti. Per rimpatriare il 45% degli espulsi abbiamo speso 35 ml di euro.
Chi ha in mano il foglio di via, per il rimpatrio, non ha nemmeno i soldi per andarsene via: oggi ci sono circa 20mila persone irregolari in giro per l'Italia, o perché non hanno soldi o perché hanno fatto ricorso ad un giudice.
Chi viene preso, finisce in un CIE, con in mano un foglio che dice che si deve andare via entro cinque giorni.
Servirebbero accordi coi paesi d'origine, per la cooperazione, ma ne esistono veramente pochi: il cittadino straniero diventa una merce di scambio, come è avvenuto con la Turchia.
L'Unione Europea ha messo sul piatto 1,8 miliardi per la cooperazione: i soldi ci sono, servirebbero progetti per aiutare i paesi all'origine ..

In Italia, per capire se un profugo ha diritto all'asilo servono quasi due anni: occorrono mesi per la pronuncia della commissione per lo status di profughi, ma poi possono fare ricorso al giudice civile, intasando i nostri tribunali. Perché nel civile c'è anche l'appello.

Serve una visione comune, per risolvere il problema, dove le cooperative e i privati fanno da supporto, ma la struttura rimane pubblica, con fondi anche europei. Ma dobbiamo essere consapevoli che l'obiettivo deve essere la fine dei conflitti, non la creazione e che le Nazioni Unite devono essere un protagonista nella gestione delle crisi nel mondo.


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