30 maggio 2016

Resistenza passiva – Report e l'inchiesta sull'abuso degli antibiotici

Anche una buona notizia: quando sei indebitato c'è una legge che ti permette di uscire dalla spirale dei debiti.
Poi la cassa dei poligrafici.
Ma prima, l'abuso degli antibiotici, già previsto 70 anni fa da Fleming: antibiotici prescritti spesso in modo superficiale dai medici, antibiotici che assumiamo nei cibi e antibiotici usati negli allevamenti intensivi.
Con tutti i rischi che ne seguono: il servizio di Sabrina Giannini – resistenza passiva

Il batterio killer nei cetrioli, nei germogli di soia avevano suscitato una psicosi in Germania e Spagna: il batterio era dell'escherichia coli, mutata geneticamente in modo da resistere agli antibiotici.
La teoria dell'evoluzionismo applicata ai batteri che diventano super batteri e si insediano nel nostro organismo e in quello degli animali: la metà del consumo di questi prodotti avviene negli allevamenti di animali e così l'Europa ha stabilito che si dovessero fare controlli negli allevamenti, ad anni alterni.

Abbiamo un elevata presenza di elementi resistenti, negli intestini degli animali, polli e tacchini negli allevamenti italiani.
Quei colibatteri contaminano le carne che mangiamo? Lo sapremo presto, oggi uscirà il report sul contaminazione della carne nei nostri supermercati.
Al momento conosciamo il report fatto in Inghilterra: le carne che si mangiano lì sono contaminate e causano centinaia di morti l'anno.
500 mila persone infettate da questi super microbi: non basta cuocere la carne, è sufficientemente toccare la carne per la preparazione. Dopo averla toccata bisognerebbe lavarsi le mani: così dice una spot tedesco, ma nemmeno lì si fa nullo per fermare la causa del problema, il proliferare degli antibiotici.
Sabrina Giannini ha fatto analizzare campioni di carne prese dagli scaffali dei nostri supermercati: cosa c'è dentro?

In Danimarca alcuni allevatori hanno perso la vita, per contaminazione dei batteri nei suini: l'epidemia è causato da uno stafilococco, presente negli intestini nei suini, si è poi trasferito sull'uomo e per ora gli antibiotici per curare la malattia non sembrano efficaci.
Una giornalista inglese ha controllato la carne danese, esportata: nel 10% dei pacchetti c'era il batterio.

Vedere allevatori di maiali entrare nelle stalle bardati come se dovessero entrare in una centrale nucleare fa impressione: in Europa non esiste restrizione per non macellare maiali con questo batterio.
Ma il batterio si trova anche nei nostri allevamenti: come a Manerbio, dove i casi di contaminazione sull'uomo stavano passando sotto silenzio.
E l'Istituto superiore della sanità sembra non interessarsi al caso: basterebbe fare un tampone agli allevatori, in Danimarca tutti gli allevatori sono informati, a scopo precauzionale.
In Italia niente.

E le 30 confezioni di carne analizzate? Una di queste confezioni era contaminata, ha scoperto la giornalista.
Anche in Olanda si usavano tanti antibiotici: dopo la scoperta di un caso di colonizzazione di un batterio dentro i maiali e l'infezione in alcuni allevatori, hanno deciso di ridurre l'uso di queste medicine, anche negli allevamenti intensivi.

Dentro un allevamento italiano: siamo in Emilia Romagna e la giornalista, in un allevamento protetto da biosicurezza trova topi, maiali costretti in luoghi angusti, feriti, su un pavimento pieno di escrementi.
Non è il problema dei soli topi, che pure si trovano nei pollai di campagna: è la sicurezza che manca. L'allevamento è del gruppo Amadori: non si rispettano le norme di sicurezza e di igiene.
30 ml di tonnellate di antibiotici sono usati in Italia, senza che ci sia nessuna tracciatura da parte del ministero, sull'uso di questi farmaci.

Il governo inglese ha chiesto un rapporto sull'abuso degli antibiotici, dove si prevede una pandemia che comporterebbe milioni di morti, crisi economiche.
Il rapporto chiede la riduzione negli allevamenti degli antibiotici, separare l'uso per animali da quello per gli uomini.
Anche Obama è edotto del problema dei batteri farmaco resistenti: ha messo in piedi una task force, per provare ad imporre una correzione di rotta anche in America, negli allevamenti americani.

In Italia le stime parlano di 5000 morti l'anno: siamo un paese dove si consumano troppi antibiotici con uno squilibrio tra nord e sud, dove si consuma di più (stranamente).

A Catania si studiano gli stafilococchi, per trovare il modo di combatterlo: hanno chiesto finanziamenti al pubblico ma spesso i soldi sono arrivati dai privati.
In Italia non esiste un centro unico sugli antibiotici e sui batteri resistenti: anche il ministro Lorenzin è consapevole che serve ridurne l'uso negli allevamenti.
E per gli uomini? Negli ospedali italiani si muore anche per questi batteri killer, è una emergenza nazionale, sostiene la ricercatrice a Catania.
Ma il ministero non sa i numeri dell'infezione: all'istituto superiore della sanità scaricano le colpe sulle regioni, tutta colpa dell'organizzazione burocratica .. e così senza alcun controllo il batterio si è diffuso su tutto lo stivale.

E in alcune regioni si stanno muovendo, ma in modo non organico: in Emilia, ad esempio, cercano di limitare i contagi negli ospedali.
Specie per le persone che arrivano a curarsi dai paesi stranieri, come la signora Boni, una vittima dell'attentato dell'Isis a Bardo.
Fare il tampone a tutti i degenti, scegliere la cura, usando gli antibiotici con cautela: fanno quel monitoraggio che dovrebbe fare il ministero, ma questo richiede tanto lavoro.
Ma così si evitano quei evitano quei casi di setticemia, che hanno ucciso due persone a Genova: si entra in ospedale per curarsi e se ne esce morti.
Dovremo limitare anche noi umani l'uso degli antibiotici, come in Olanda, dove le ricette arrivano direttamente ai farmacisti, che producono le confezioni con dentro il giusto numero di pezzi.
In Olanda i medici non ricevano nemmeno gli informatori scientifici, perché per cultura non si devono informare da chi vende farmaci.
Perché in Italia non si fa un monitoraggio sulle prescrizione di antibiotici da parte dei medici?

Lato nostro, quello che possiamo fare è lavarci le mani quando si tocca la carne, pretendere visite accurate e non prendere antibiotici senza prescrizione.


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