30 settembre 2016

Gli ambasciatori usati per il referendum

Massimo Villone, intervistato da Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano:

"Maria Elena Boschi non può usare le ambasciate italiane come se fossero dei comitati per il Sì”. Massimo Villone, costituzionalista, ex parlamentare del Pds, è molto critico – ne ha scritto ieri sul Manifesto– nei confronti della trasferta sudamericana del ministro delle Riforme.Villone, è accaduto un fatto grave?Utilizzare le sedi istituzionali all’estero e i nostri ambasciatori per fare compagna referendaria è scorretto, lo sarebbe anche se facesse campagna per il No. Un ministro non dovrebbe esporsi inquesto modo, così come non dovrebbe farlo il premier. La questione andrebbe lasciata in mano alle forze politiche.
Renzi, per l’appunto, ha annunciato duecento appuntamenti per promuovere il Sì...Lui è il presidente del Consi-glio, doveva restare fuori dall’agone o, magari, muoversi in maniera più elegante e non in modo così smaccato. Ora vedo che addirittura ha iniziato con spot e mance, come il ponte sullo stretto o la quattordicesima ai pensionati.Consiglierei a lui e alla Boschi di prendersi un po’ di bromuro, per calmarsi.
Il premier sostiene di essere anche il segretario del Pd...E che c’entra? Non è che se si cambia la giaccae si indossa quella di segretario allora può andare in giro a far comizi pro riforma. Allora aveva ragione Ciriaco De Mita nel sostenere che i due ruoli –premier e segretario – vanno tenuti separati. Purtroppo noto che in giro c’è penuria di statisti e invece ci sono parecchi venditori di auto usate. Anche a Palazzo Chigi.
Torniamo alla Boschi. Gli ambasciatori in Sudamerica avrebbero dovuto rifiutarsi di partecipare agli incontri?Loro sono lì a rappresentare l’Italia e l’ambasciata è la casa di tutti gli italiani che vivono in quel Paese, a prescindere dalle loro idee politiche. Forse potevano farlo notare, ma non mi sento di buttare la croce sudi loro. La forzatura è del ministro, che ha messo in grave imbarazzo gli ambasciatori e anche il nostro personale diplomatico

Avvisate l'ambasciatore

Se passa il Sì alla riforma costituzionale, ci sarà la fila di multinazionali americane pronte ad investire in Italia.
Così parlava l'ambasciatore americano la scorsa settimana.

Non era a conoscenza della vicenda General Electric che a Sesto, dopo aver rilevato la Alstom, ha annunciato 106 esuberi.
Forse perché temeva la vittoria del no?
E pensare che la multinazionale ha goduto di contributi pubblici da governo e regione Lombardia.

29 settembre 2016

La smentita che conferma la notizia

Su l'Unità online potete trovare la smentita del portavoce del ministro per le Riforme (e con delega alle pari opportunità) sul suo viaggio in Sudamerica:
Da lunedì scorso la ministra per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi è in visita in Argentina, Uruguay e Brasile, un viaggio istituzionale che si concluderà venerdì 30 settembre. La ministra in Argentina ha incontrato il presidente del Senato Federico Pinedo, ha illustrato alla Camera argentina la riforma costituzionale approvata in Italia, ha avuto un incontro con il primo ministro Marcos Peña e con circa mille cittadini italiani per spiegare la riforma.Anche in Uruguay il programma è stato simile con incontri istituzionali e saluti alle comunità italiane.Ma per il Fatto Quotidiano e il Giornale c’è qualcosa di strano: il primo accusa la ministra di essere andata in Sudamerica a caccia di Sì in vista del referendum, mentre il secondo rincara la dose sostenendo che Maria Elena Boschi e il suo staff abbiano raggiunto il Sudamerica con un volo di Stato costato 300mila euro.Una bufala a cui risponde oggi la ministra attraverso una nota dell’ufficio stampa: “In merito a quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa si precisa che la missione in Sudamerica della ministra Maria Elena Boschi, come comunicato la scorsa settimana da questo ufficio stampa con una nota ufficiale, prevede numerosi incontri istituzionali in ArgentinaUruguay Brasile. Al contrario di quanto scrive il ‘Fatto quotidiano’, si tratta di una missione istituzionale: infatti non è in programma nessuna iniziativa di partito”.
O non hanno capito l'articolo o semplicemente non lo hanno letto.
Il fatto quotidiano ha scritto che il ministro era a caccia dei si al referendum: il ministro è andato in Argentina (e anche in altri paesi) per parlare della riforma costituzionale voluta dal governo (e imposta al Parlamento). 
Non erano presenti, nei comizi, negli incontri, alle cene, esponenti del no. Dunque che cosa vogliono smentire all'Unità o al ministero?

Se fosse stato una missione istituzionale si sarebbe dovuta tenere lontano dal tema riforme (le banche, la crisi di MPS, il PIL che non cresce, l'emergenza profughi, il terremoto..):

“Quando siamo arrivati il nostro paese stava peggio, l‘economia era in crisi, dovevamo invertire la rotta. Era difficile scegliere le priorità, abbiamo quindi deciso un programma di riforme a 360 gradi” ha raccontato. Poi ha tolto il vestito istituzionale e ha indossato quello da campagna elettorale: “Siamo sulla buona strada, ma non va ancora bene come vorremmo. Per avere un paese che funziona meglio abbiamo deciso di rivedere la nostra Costituzione” è stata la premessa. Poi l’affondo: “E’ un referendum decisivo, potete decidere se cambiare il nostro Paese votando il Sì, o se lasciare le cose come stanno votando No”. E ancora: “Non si vota per cambiare i principi o i valori fondamentali della nostra Costituzione, né per dare più potere al governo o al presidente del consiglio” ha detto la Boschi, che ha ricordato una per una le tematiche su cui si vota, tutte scritte “in modo molto chiaro e molto semplice” nel quesito referendario. Fine. Applausi. Luci accese in platea: la Boschi va. Saluti, strette di mano e immancabili selfie. Una sorta di Leopolda in salsa argentina.

Un particolare divertente

I primi incontri tra Scalfari e Berlusconi, nelle memorie del fondatore di Repubblica: 
Ma durante la "guerra di Segrate" ci fu un particolare divertente. Ciarrapico, molto amico di Andreotti, era stato scelto come mediatore e dopo sette mesi riuscì faticosamente a trovare l'accordo tra il nostro gruppo, rappresentato da Carlo De Benedetti, e Berlusconi. L'accordo doveva essere reso pubblico un certo giorno ma scoppiò il caso delle spese legali, che ammontavano a 50 milioni in lire. Ciarrapico risultava introvabile, per riposarsi era andato con una ragazza in un hotel. Caracciolo aveva cercato di far intervenire direttamente De Benedetti, ottenendone peraltro un rifiuto perché era evidente che le spese legali non toccasse pagarle a chi aveva vinto la contesa ma a chi l'aveva persa, ed era Berlusconi. Il quale tuttavia rifiutava in modo assoluto e diceva che semmai sarebbe nata una crisi legale per vedere chi dovesse pagare.
Ciarrapico, ex senatore della Repubblica, condannato per bancarotta.

Il vecchio e il nuovo

Alla fine l'accordo e i miliardi per le pensioni è arrivato: la paura fa 90 (paura di perdere il referendum e la faccia), ma i miliardi trovati sono 6 per venire incontro ai problemi dei pensionati, di chi fa un lavoro usurante, di chi ha la minima, di chi vuole uscire prima.. Certo, la riforma Fornero non si tocca: toccarla sarebbe un problema per i conti e comunque ha consentito di alzare le percentuali dell'occupazione.

Chissà se non ci fosse stata la riforma: siamo maliziosi nel pensare che non avremmo visto governo e sindacati (quelli che ancora cercano di meterre i gettoni nello smartphone) attorno ad un tavolo? I pensionati votano, eccome.

Ora rimangono gli altri nodi: come i correntisti e obbligazionisti delle banche toccate dalla riforma e dal salva banche.
Ci sono poi anche gli altri correntisti che si troveranno di fronte aumenti dei costi per i loro conti, aumenti legati al salvataggio delle banche:
Undicimila obbligazionisti hanno perso i risparmi in ossequio alle norme sul bail-in, ma non sono gli unici a pagare il conto. Federsconsumatori e Adusbef rivelano che dal 31 dicembre, il Banco Popolare addebiterà ai suoi vecchi correntisti 25 euro da pagare sotto la voce: “Parziale recupero dei contributi versati al neo costituito Fondo nazionale di risoluzione”. Quello gestito da Bankitalia, che controlla i 4 istituti e a cui la quarta banca italiana ha versato 152,1 milioni. La seconda, Unicredit, dal primo luglio ha rialzato il canone mensile per i conti correnti tipologia MyGenius (Silver, Gold e Platinum) di circa 5, 7 e 12 euro per alcune “novità legislative e impegni regolamentari”, tra cui il Single resolution fund, il fondo europeo che può intervenire per evitare fallimenti bancari. La quinta, Ubi, in estate ha alzato i costi dei conti correnti di 12 euro (+60%) per coprire anche “il finanziamento del Fondo di risoluzione”. Messi insieme, i correntisti delle tre banche sono oltre 12 milioni. Il Codacons minaccia “raffiche di denunce” se sarà applicato il balzello. Secondo le associazioni dei consumatori, di recente si sono verificati diversi aumenti dei canoni, ma gli istituti negano una correlazione. Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa (che ha alzato i canoni mesi fa) ha rassicurato: “Noi non lo faremo”.
Ma la macchina ha cambiato verso, gli indicatori ora hanno il segno più.
Chi ha visto l'altra sera Renzi da Del Debbio non ha potuto non pensare all'altro uomo delle promesse, della riforma liberale, delle libertà (soprattutto nei suoi affari).

L'uomo che voleva venderci il sogno del ponte, delle grandi opere, de l'Aquila ricostruita, delle new town, contro il fisco oppressore (specie per le sue aziende), contro i giornalisti impiccioni, contro i sindacati arroccati in difesa di principi e tutele sul lavoro ..



Ridevamo o ci indignavamo quando parlava del ponte sullo Stretto, di processi da bloccare (se non gli garantivano l'impunità) o da bruciare con la prescrizione, di tasse abbassate o del milione di posti di lavoro creati con la legge Biagi.
Forse oggi qualcuno riderà di meno, visto come siamo messi.

Di certo in molti hanno smesso di indignarsi.
A proposito, buon compleanno.

PS: "i voti di destra saranno decisivi per il referendum" - dice il presidente del Consiglio nell'intervista al Foglio.
Ogni tanto uno sprazzo di verità che spiega il perché il governo più di sinistra (e lo diceva di sé anche Berlusconi) abbia portato avanti politiche di destra.

28 settembre 2016

Il ponte sullo stretto: l'intercettazione e il progetto che non c'è

A corredo delle tante notizie (basate sul nulla) relative al Ponte sullo Stretto: quella strana e imbarazzante intercettazione dove l'allora presidente di Impregilo sosteneva si sapere che Impregilo avrebbe vinto la gara per il ponte.
"La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo". Quando i pm di Monza hanno letto i brogliacci delle intercettazioni telefoniche sono rimasti colpiti. Il colloquio intercettato infatti si svolge tra Paolo Savona - al momento dell'intercettazione presidente di Impregilo, una delle due cordate in gara per il ponte - e Carlo Pelanda, economista e amico di Savona. Una frase che ha sollevato l'attenzione degli inquirenti anche perché al telefono Pelanda sostiene di avere saputo da Marcello Dell'Utri del probabile esito della gara per l'appalto più costoso mai assegnato in Italia. Sarebbe stato il senatore di Forza Italia a dare assicurazioni in tal senso. In effetti, il 13 ottobre la gara è stata vinta da Impregilo. 
Sul progetto vero e proprio, il servizio di Report:
Nel 2002, alla data della prima inchiesta di Report, il progetto era lì per venire.Il prof. Di Majo è uno dei pochi esperti che si è visto il progetto, dove le macchine sono disegnate al contrario. Il progetto servirà per i treni o per le auto?L'affare da 4,4 miliardi se lo è aggiudicata Impregilo “una società garantita” diceva Ciucci nel 2005.Nel 2011 Monti l'aveva messa in liquidazione, ma Eurolink (Salini e Impregilo) aperto un contenzioso con lo stato da 800 ml. Ma cosa ha fatto per chiedere i danni allo Stato?
Stefania Rimini ha visto cosa ha fatto la società stretto di Messina: nessun progetto esecutivo, solo rendering e progetti su carta.Di opere realizzate c'è solo una galleria propedeutica al ponte, la variante di Cannitello, che è la prima pietra di Berlusconi, per un costo da 26 ml circa: non vale il prezzo della penale, su un progetto da miliardi.
Ciucci nel 2005 aveva garantito che non ci sarebbero state penali, ma poi nel 2009 firma un atto dove queste vengono fuori, anche in questa fase non esecutiva.O Eurolink chiede troppo o gli viene permesso di chiedere troppo: ma a queste società fa comodo dire che conviene costruire (per uno costo dello stato stimato in 1,5 miliardi) piuttosto che pagare le penali per non fare niente.Ci possiamo fidare delle stime di salini?I soldi pubblici (1,5 miliardi) al momento non ci sono, non li ha messi nemmeno Berlusconi: il finanziamento del ponte è sempre stato un bluff, ma abbiamo mantenuto i dipendenti della società del ponte, per non fare niente.
Il progetto esecutivo al momento non risolve i problemi ambientali, il problema di dove mettere i terreni di scavo, in una zona a rischio sismico. A Messina non hanno avuto l'acqua per settimane, da dove si prenderebbe l'acqua per il ponte?Perché non si investono soldi nel dissesto idrogeologico?Perché non si risolve il problema delle ferrovie in Sicilia, dove non ci sono treni veloci e il 30% è a gasolio e il 23% è a binario unico.
Il traffico dei treni è crollato sullo stretto, c'è solo un treno che arriva a Milano, dopo 22 ore.E ora, se dovessimo pagare, chi ci mette i soldi?Forse Salini usa le penali come pressione sul governo, per farsi dare altri incarichi?

Ecco, ora che abbiamo qualche argomento in più possiamo anche parlare.
Dei posti di lavoro, dei costi, delle linee ferroviarie a binario unico, del fatto che ora ci penserà Renzi a cacciare i ladri (come chiedeva di fare alla Raggi sulle Olimpiadi).

Comprarsi il consenso

Questo governo, di fronte alle prove che si troverà di fronte, aveva due scelte: convincere i cittadini sulle sue scelte (le politiche sul lavoro, i bonus, gli 80 euro, ..) oppure comprarselo il consenso.
Da quello che ho capito, ha scelto la seconda strada.

Questo spiega l'aver tirato fuori il progetto del Ponte sullo stretto in un momento in cui chiediamo all'Europa maggior deficit e si annunciano altri tagli alla sanità.
Questo spiega il tour elettorale in Sudamerica del ministro per le pari opportunità per vendere la riforma agli italiani che voteranno per il referendum dall'estero.

Avrebbe potuto, la ministra, interessarsi al servizio di Presa diretta che lunedì sera raccontava delle donne maltrattate al sud: paghe da fame, lavoro nero, soprusi e ricatti.
Perché al sud, dove pure il PD amministra regioni e comuni, o accetti questo schiavismo (lavori da uomini e stipendi da donne) o niente.

Anche il ministro Martina, che si occupa di agricoltura, avrebbe potuto commentare il servizio, che mostrava donne costrette a stare in piedi per 10-12 ore, per pochi euro all'ora, a selezionare l'uva. Tanto nessuno controlla queste braccianti.
E invece, mentre la boschi era in Argentina a lodare la fine del bicameralismo, Martina era a Milano a lodare il piano per il dopo Expo, l'insediamento nella sede dell'Expo dell'istituto IIT. In tempo di tagli alla ricerca, il governo darà fondi pubblici ad una fondazione di diritto privato per creare questo polo.

Un commento sul servizio (della settimana scorsa) di Presa diretta dove si parlava dei tagli alla ricerca e dei malumori nel mondo accademico per aver affidato ad un solo ente (lo IIT di Genova appunto), senza bando, senza gara aperta, il progetto del dopo Expo (è solo passato un anno)?

Allo stesso modo potremmo parlare di come i soldi investiti negli sgravi per le assunzioni, i soldi per i bonus, gli 80 euro avrebbero potuto essere impiegati in modo migliore.
Si poteva andare ad affrontare questi problemi: il mondo del lavoro, le discriminazioni, la ricerca tradita, i 600 mila euro che mancano per i centri di accoglienza, la prevenzione contro le calamità naturali, una riforma della giustizia che faccia funzionare il sistema e che non la ingolfi (e uccida i processi con la prescrizione).

Molto più facile comprarselo il consenso, allora. 
Dare i bonus a pioggia è molto più facile, come ingraziarsi i costruttori, le multinazionali del web (la Web tax che fine ha fatto?) e le nostre aziende di Stato (come l'Eni in Egitto).
Tutta gente che vota. 

27 settembre 2016

Angelo che sei il mio custode, Giorgia Lepore

Io sono l'Arcangelo Michele, che sto sempre al cospetto del signore …
Liber de Apparitione, 2,36-39

Incipit
Il bambino si sveglio che aveva freddo, fame e sete. Non sapeva che ore fossero, come al solito là dentro. Era buio, sembrava sempre notte. Non sapeva chi lo teneva chiuso, e non capiva nemmeno perchè. Aveva fatto il cattivo, certo era per quello. Aveva smesso di sperare da tempo che mamma tornasse a prenderlo, non si ricordava nemmeno da quanto.

Arrivato all'ultima pagina del libro di Giorgia Lepore (il secondo con protagonista l'ispettore “Gerri” Esposito) rimane una sensazione di inquietudine, come dopo aver attraversato una stanza semi oscura che ci ha fatto intravedere forme paurose. Di esserne uscito vivo, ma con quella sensazione di paura che rimane addosso oltre la fine del racconto.
La stessa impressione rimasta dai libri di Thomas Harris, come Il Silenzio degli innocenti, col mostro e l'agente FBI che deve dargli la caccia, in questo caso un mostro che rapisce i bambini per un suo rito.

Ma in questa storia non ci sono buoni senza macchia che lottano contro il male: il protagonista si chiama Gregorio Esposito, “Gerri”, e lavora come ispettore di polizia alla terza sezione della Mobile, a Bari.
Del suo passato conosciamo assai poco, e forse questo è un limite del libro, per la scelta dell'autrice di buttarci dentro la storia senza nessun riassunto del suo passato.
Lo scontro a fuoco al termine di un'indagine delicata, che non si è conclusa con l'arresto del cattivo ma dove è rimasto gravemente ferito. Il coma, il rimaner sospeso tra la vita e la morte e poi il risveglio.

Per tornare operativo dopo alcuni mesi di convalescenza e trovarsi coinvolto in un caso che riguarda di minori scomparsi: casi che erano rimasti in sospeso e che il ritrovamento dello scheletro di un bambino, in un bosco in una località vicina al santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo, fa riaprire. Per essere inseriti in un'unica inchiesta in cui viene aggregata una funzionaria dello Sco di Roma, Giovanna Acquarica, esperta di crimini contro i minori.

Il gruppo di lavoro fa fatica ad affiatarsi: Esposito è un poliziotto dal grande intuito ma abituato a lavorare seguendo i suoi schemi, su carta, a fare di testa sua senza rispettare troppo le gerarchie e le decisioni dei superiori, come Marinetti, che nonostante tutto l'ha sempre protetto, apprezzandone le doti nascoste dai suoi modi bruschi, coi cambi d'umore, ai frequenti mal di testa, dovuti anche alla ferita al capo.

Ma la funzionaria di Roma, Giovanna, si dimostra capace: capace nel gestire i rapporti coi genitori dei ragazzini scomparsi, capace di portare avanti un'indagine delicata.
Dove oltre agli aspetti forensi, si arriva ad indagare anche su alcuni simboli rinvenuti sullo scheletrino: su questi viene interpellata una specie di strega, una signora anziana, la mammana Angela:
«Ha idea di cosa possono voler dire questi simboli?»Scosse il capo e fece schioccare la lingua.«Ma l grott, a vit da uardà nta lli grott»«Cosa c'è nelle grotte?»«Quann j er piccnn, l piccnn na putvn scè ita lli grott. L grott so li port d l Infern»

Le grotte son le porte dell'inferno.
E in una di queste grotte si nasconde l'intrigo, che porta all'uomo che parlava con l'Angelo e ai bambini rapiti, per arrivare fino a Monte S. Angelo e al santuario di S. Michele.
L'Angelo gli aveva assicurato che non era morto, e non doveva mettere in dubbio la parola dell'Angelo. Sua madre, quella santa, gli aveva detto di non dire che l'Angelo gli parlava. Non perché fosse una cosa sbagliata, ma nessuno avrebbe capito, nessuno avrebbe creduto, la gente era cattiva e solo lui, solo lui, era abbastanza puro da avere quel dono”.

Ma l'inchiesta sui minori è solo uno dei filoni su cui si sviluppa il racconto: ci sono anche i rapporti tra Gerri e le donne della sua vita, rapporti spesso conflittuali terminati in pochi mesi.
Come quello con Lavinia, che pure continua a mandargli sms. Claudia, la moglie del superiore, con cui ha un rapporto quasi affettivo. Fino a Sara, la collega romana con cui il rapporto si è interrotto forse troppo presto in modo brusco. E ora Giovanna, il cui rapporto inizialmente conflittuale cambia man mano che si conoscono.

Da dove deriva questa sua conflittualità, questa sua incapacità nel creare delle relazioni stabili che vengono consumate in modo bulimico, senza voler prendersi delle responsabilità ?
Così come l'inchiesta andrà a svilupparsi nei sotterranei del santuario, per arrivare a questi perché dovremmo andare a scavare nel profondo della sua anima, andando oltre le porte del suo passato. Delle porte che sbarrano i ricordi in “compartimenti stagni” che Gerri si è costruito come difesa.
La sua infanzia a Napoli, il collegio dove è cresciuto, l'assenza di radici nel suo passato, oltre al prete e alla suora che l'hanno allevato, l'essere stato abbandonato tanti anni prima in un negozio ..
Quell'uomo a volte le faceva paura, una paura profonda e inconfessabile, quando di colpo si trasformava in un estraneo, di cui non sapeva nulla e capiva ancora meno. Lo spaventavano le notti insonni, agitate, che cominciavano tardi e finivano troppo presto, gli incubi di cui non sapeva il contenuto, i mal di testa improvvisi e violenti, gli antidolorifici, le fisioterapie e la fatica che gli leggeva ogni giorno in faccia, gli sbalzi d'umore e gli scatti di nervi. Certo c'era stato l'incidente e la riabilitazione non era finita; ma sentiva che c'era dell'altro, e quel buio insondabile le faceva paura”.

L'indagine sui minori e l'indagine (altrettanto complessa e dolorosa) sul suo passato (scatenata anche dalle carte che gli fa leggere la funzionaria di Roma, come vendetta) andranno avanti di pari passo e in queste l'ispettore Esposito si lascerà coinvolgere in modo personale. Perché entrambe accomunate dal dolore della separazione, la separazione dei bambini della madre.
Eppure Marinetti lo sapeva, era quella la sua forza, quello che lo rendeva diverso dagli altri: era il fatto di vivere ogni caso come se fosse la sua vita a permetterglielo, e allo stesso tempo il motivo per cui non ne aveva mai avuto una e mai l'avrebbe avuta, probabilmente. E poi alla fine si sentiva come morto, svuotato, a tornare in quella casa spettrale che, diceva Sara, sembrava un obitorio”.

La scheda del libro sul sito di Edizioni e/o

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Presa diretta – sulla pelle dei migranti, le schiave e Donald Trump

L'anteprima della puntata (il link al sito)
Ospitiamo 190mila migranti, 0,3% della popolazione: piccola percentuale che spaventa il paese, e lo stesso accade in Europa.
Eppure quelli che sono arrivati in Europa sono ancora pochi: nell'anteprima del servizio sui migranti Iacona ha mostrato la situazione dell'Uganda, paese appena uscito da una guerra e dove le donne fanno in media sei figli. Un boom demografico in un paese dove la maggior parte delle persone vive nelle campagne.
Col problema dell'acqua, delle malattie infettive (portate dalle punture delle zanzare, che portano la malaria).
Per curarsi dalla malaria ci sono pochi presidi medici: i soldi per la disinfestazione ci sono ma i villaggi sono lontani e difficili da raggiungere.
Nei villaggi si coltivano patate, mais, fagioli, noccioline: il magro guadagno serve per mandare i bambini a scuola, per i vestiti.
Un altro lavoro è quello degli “spaccatori di pietre”, pietre usate per le strade.

Il pasto, per questa gente è fagioli, mais, raramente carne: questo spiega perché molti ugandesi emigrano all'estero, spesso in Inghilterra.
E questa emigrazione spaventa gli italiani, come ha raccontato un sondaggio uscito oggi su Repubblica: ma tutti i muri non possono reggere la forza della vita, di questa gente alle prese con fame, carestie, guerre.
L'Europa non sa decidere ed è sotto ricatto di quei paesi che i migranti non li vogliono.
E contro questa Europa si è scagliato il nostro presidente del Consiglio: contro un'Europa che non ha idea di come affrontare questa tragedia. Nel frattempo una grande massa di migranti è bloccata alle frontiere, a Como, a Calais ..

Gli altri servizi.
La discriminazione sulle donne: in Italia una donna su due non lavora e al sud lavora solo una donna su tre (il 67% non lavora). Ma come fanno le donne italiane a fare figli se queste sono le condizioni in cui lavorano?
E poi Trump: che idea di America ha in mente?

Schiave.
Il servizio sulla discriminazione nel lavoro per le donne parte da Grottaglie, dove le braccianti italiane vengono prelevate da un pulmino e portate nei campi, di notte, dai caporali.
E sui luoghi di lavoro sono trattenute 10-12 ore, tutti i giorni: chi si rifiuta di lavorare a queste condizioni viene poi lasciata a casa. Una situazione nota a tutti e tollerata, a quanto pare, da tutti.

Lo stipendio: 27 euro al giorno, per tutte le ore di lavoro. E il contratto di lavoro non sempre c'è: nessuna donna vuole parlare, delle donne che si vedono nel servizio, perché c'è paura di ritorsione.
Non c'è lavoro: o stai a casa o subisci questo ricatto.
Maltrattamenti, soprusi, vessazioni, punizioni per una pausa più lunga: i caporali, uomini, possono fare tutto quello che vogliono.
Le donne fanno oggi tutti i lavori che una volta facevano gli uomini, come raccogliere la frutta, perché pagate di meno.

E per queste donne il lavoro prosegue anche a casa: altro lavoro per i figli e i mariti.
Il datore di lavoro, queste lamentele le chiama “puttanate”: per questo è morta Paula, mentre raccoglieva l'uva. Ancora aspetta giustizia, il marito. E forse anche noi.
Per cosa è morta Paola? Per alzarsi alle 3 del mattino e guadagnarsi la giornata, nell'omertà per le ingiustizie.
I pm di Trani hanno chiamato a testimoniare 100 donne, che lavoravano con la donna morta: nessuna ha testimoniato.

Leonardo Palmisano è un professore che si è occupato dello sfruttamento delle donne nel sud: un mondo di lavoro nero, di paghe dimezzare, di fatica, di pochi di controlli.

Le differenze nei salari: in Italia una donna guadagna fino al 30% in meno all'uomo, per lo stesso lavoro. Presa diretta ha mostrato un colloquio di lavoro ad un uomo e una donna, stessa esperienza. Alla ragazza veniva proposto un salario inferiore.
Gender paygap: così si chiama il problema, raccontato dal blog La 27 ora da due giornaliste del Corriere.

Il pregiudizio comincia già all'università: nelle categorie di ingegneria ci sono più uomini, in quelle di insegnamento sono più donne.
E man mano che si sale, nella posizione lavorativa, è meno frequente trovare una donna (si chiama segregazione verticale): meno donne tra i rettori, tra i giudici, nei ricercatori..
Siamo condizionati dagli stereotipi e questo rende il sistema inefficiente, è uno spreco di risorse.

In Italia ci sono 4 ml di casalinghe: entro il 2020 almeno 2 ml devono entrare nel mondo del lavoro, ci chiede l'Europa. Ma sarà difficile: al sud solo il 67% lavora, peggio di noi solo la Grecia.
La necessità di un lavoro, qualunque e a qualunque costo porta agli sfruttamenti che abbiamo visto ad inizio servizio. Ci si arrangia: chi vendendo le caramelle davanti le scuole, chi pulendo le scale, vendendo detersivi, in una lavanderia, come collaboratrice domestica ..
Gli uomini sono a casa per la crisi e ora tocca a alle donne sobbarcarsi il carico: a Scampia, al rione Traiano.

Quante energie e potenzialità sprecate, quanta strada dobbiamo ancora compiere per arrivare ad essere un paese con pari opportunità.
Il governo ha un mini piano per proteggere il lavoro delle donne: ma ci aspettiamo di più.

Sulla pelle dei migranti.
Molti paesi europei di stranieri non ne vogliono parlare: dei 40mila stranieri in Italia che dovevano essere ricollocati, ne sono andati via solo un centinaio.
Sono tutti bloccati in Italia: il nostro paese è un enorme hotspot, dove si continua a sbarcare ogni giorno, salvando i migranti dai naufragi.
Ma quello che lasciano alle spalle è più pericoloso, del viaggio in mare – dice un volontario a Lampedusa.
Sulla banchina di Augusta sono sbarcate una decina di migliaia di persone: le strutture sono sature, negli sbarchi arrivano anche minori che sono a carico del comune, si è creata una tendopoli sta crescendo.
Altri sono portati via pullman negli altri centri: la maggior parte rimane in Sicilia, altri escono fuori dalla regione.
I minori in posti come quelli mostrati dal servizio, a Pozzallo, non ci potrebbero stare: sono poco attrezzati, manca l'acqua e mancano i servizi di assistenza.
I minori scappano dal centro: c'è il sospetto che ci sia dietro qualcosa.
E se non scappano si trovano di fronte insegnanti poco rispettosi della loro dignità: altro che hotel a cinque stelle di cui parla Salvini nei suoi comizi.

Nei centri non si insegna nulla, né la lingua, né la storia. Non ci sono progetti, non c'è un'idea di integrazione.
Save the children è un'organizzazione che si occupa di questi minori: sono preoccupati del rischio sfruttamento dei minori non accompagnati o anche peggio. A Roma la polizia ha scoperto un traffico di minorenni che venivano fatti prostituire.

Ma i migranti vogliono raggiungere i paesi del nord: non avendo alcuna struttura per accoglierli, ogni punto del percorso, ogni stazione si è trasformata in un hot spot. Come a Roma alla Tiburtina, al centro Baobab: sono migranti in transito dal sud, che hanno subito delle violenze nel corso del viaggio.
A Parigi il sindaco creerà un centro di transito di soccorso: la situazione è come quella di Roma e il sindaco ha ritenuto di dover fare qualcosa per i transitanti, altrimenti sarebbe stata una omissione di soccorso.
A Milano c'è un altro punto di passaggio: i posti nei centri di accoglienza iniziano a scarseggiare, perché è più difficile oggi passare la frontiera.

L'assessore Majorino parla di disordine nell'affrontare il problema: servirebbe una distribuzione più capillare dei migranti nel territorio, ma molte amministrazioni si oppongono all'accogliere i profughi.

Come a Saronno: “Saronno non vuole i clandestini” c'è scritto sui manifesti appesi sui muri. Una ex scuola della Caritas doveva accogliere 32 migranti: il centro è vuoto ma i migranti non arriveranno perché il comune non ha dato l'agibilità. Il comune non ha ricevuto le carte per l'autorizzazione, eppure i profughi sono stati mandati lì dal prefetto.

Inveruno, provincia di Milano: un profugo dal Gambia è stato accolto da una famiglia, esempio di come questi drammi possono essere risolti anche grazie all'impegno delle singole persone.
Se l'immigrazione viene gestita male, tutti i problemi ricadono sul territorio: come successo a Ventimiglia, dove la polizia ha caricato i migranti che si erano insediati sulla spiaggia.
E se non è la spiaggia, è la strada o le case occupate.
Anche i richiedenti asilo.
A Foggia, c'è il CARA dove la gente entra ed esce senza controlli e fuori, le baracche del campo, dove si vive in condizioni disumane. Niente fogne, niente raccolta dell'immondizia, niente medici.
E le persone di colore sono sfruttate, a nero, nei campi e per piccoli lavori.
Si ruba per comprare il certificato di residenza: questo raccontano i ragazzi intervistati dalla giornalista.

Tutti prigionieri nel nostro paese per colpa del trattato di Dublino: se sei identificato in Italia rimani in Italia. Senza integrazione, si rimane senza lavoro, clandestino senza altre possibilità che non finire nelle mani dei caporali.

Sono arrivati 131 mila migranti nel 2016: nel 2014 il boom è stato di 170 mila arrivi. Non sono grandi numeri eppure ancora siamo impreparati: il governo ha individuato sei caserme per l'accoglienza ma vuole accentrare le funzioni all'interno dell'esecutivo.
Eppure sono sei mesi che il governo non paga i conti dei centri di assistenza: entro il 30 settembre servono 600 milioni, altrimenti parte dei migranti finiranno per strada.

Gentiloni vorrebbe puntare ancora sui ricollocamenti: eppure in Europa nessuno vuole i nostri migranti.
A Strasburgo, Juncker nel discorso dell'Unione ha al primo posto il problema dei migranti: ma non li vogliono i paesi del nord né quelli dell'est.
Ma la soluzione alla crisi dei migranti sono i muri?
Juncker ora si affida al buon cuore dei governanti: punta sullo slancio volontario per la solidarietà, queste le parole usate nei confronti della Slovacchia, della Polonia.
Un appello fondato sul vuoto, destinato a fallire.
Juncker e l'Europa non è stata coraggiosa: non è stato coraggioso nemmeno l'accordo con la Turchia, un accordo fatto sulla pelle dei migranti.
Così Lesbo e Moria sono diventati un campo per profughi e migranti a cielo aperto, un carcere senza strutture adeguate per minori.
Contro questo accordo con la Turchia hanno protestato Medici senza frontiere, Oxfam, Onu, perché sono in pratica dei respingimenti: se la domanda d'asilo è respinta si viene respinti in Turchia, in altri campi.
L'accordo ha trasformato la Grecia in un enorme prigione per afghani, pakistani, iraqeni, siriani.

Ad Idomeni, al confine con la Macedonia, ci sono 10000 profughi: la frontiera è chiusa col filo spinato impedendo alle persone di arrivare nei paesi del nord, come Svezia, Germania.
Molti avrebbero diritti alla ricollocazione, anche perchè Idomeni è un posto pericoloso, per gli scontri tra le varie etnie accentuati dalla situazione di vita: per questo è stato sgomberato all'inizio dell'estate.
Niente campo, ma la frontiera è rimasta chiusa: i profughi si sono semplicemente spostati un altro campo.

Diamo sei miliardi di euro alla Turchia per non farli partire verso di noi: i non aventi diritti all'asilo sono rimandati da Erdogan.
E in Turchia potranno così rifare domanda di asilo, se hanno diritto: così ha risposto alle obiezioni delle associazioni umanitarie, l'Europa.
Ma non è vero: non è vero che continua in Turchia il sostegno ai migranti come ha raccontato la Mogherini alla giornalista.

Molti dei migranti, respinti dall'Europa, vengono deportate in Turchia e, senza poter fare domanda d'asilo, sono rimandati indietro nei paesi d'origine, dove c'è la guerra: il governo dice che sono “migranti illegali” difendendo il loro lavoro.
Ma in realtà la bandiera europea sventola sul campo d'espulsione, e basta.

Circa tre milioni sono i rifugiati in Turchia: vivono dappertutto e sono condannati a rimanere in Turchia a vivere in condizioni pessime, sottopagati, in condizioni non dignitosi. La Turchia non è un paese sicuro per queste persone: niente cure, niente asilo, nessuna assistenza.
Che razza di accordo abbiamo firmato con la Turchia? Solo ipocrisia, per proteggere i nostri confini, della fortezza Europa e non dei diritti universali.

Muri in Europa e muri in Turchia, al confine con la Siria, a pochi chilometri da Aleppo. Attorno a questo muro, a rischio delle bombe di Assad e delle violenze dell'Isis vivono migliaia di persone cui è impedito di attraversare il confine: l'esercito è arrivato a sparare contro le persone che cercavano rifugio.

E l'Europa? E l'alto commissario Mogherini?
Mogherini ha parlato chiaro agli interlocutori turchi. Anche dopo il golpe. L'accordo (per cui l'Europarlamento non è stato interpellato) blocca migranti non si tocca, sta funzionando. In Europa arrivano meno migranti ora, la Grecia si è trasformata in una prigione, la Turchia nel gendarme d'Europa.
E noi possiamo scaricarci la coscienza.

E ora l'accordo con la Turchia verrà usato come base per fare accordi con altri paesi, come l'Egitto che, ci dice, ha 500 mila migranti in pancia. Se non li vogliamo sulle nostre coste, dobbiamo pagare.

Sui migranti e sulle paure si costruiscono carriere politiche una volte insperabili. E inspiegabili.
Come quella di Donald Trump.


26 settembre 2016

Prima i nostri .. ma i nostri chi?

Al grido di “prima i nostri” il partito di destra UDC e la lega dei ticinesi hanno vinto il referendum su una proposta di legge in cui, il Canton Ticino chiede al Consiglio di Stato elvetico di dare la precedenza agli svizzeri nell'assegnazione dei posti di lavoro.

Sono circa 65mila i frontalieri italiani che vanno a lavorare in Svizzera dalla Lombardia di Salvini e Maroni.
È contro di loro che è indirizzata l'iniziativa, che sarà solo politica e senza effetti pratici: molti di questi sono impiegati nell'edilizia e nell'industria che, senza il loro contributo, si fermerebbe.
Rubano il lavoro agli Svizzeri? Gli inoccupati sono circa 11 mila in Canton Ticino (i numeri li dà Alessandro Tarpini nell'intervista a Repubblica): difficile che questi accetterebbero il salario più basso che viene dato agli italiani, accusati di fare dumping salariale.
Ma di chi è la colpa? Forse anche dei ticinesi stessi che, sul referendum contro il dumping, hanno votato no.
E poi ci sono gli accordi bilaterali tra UE e la federazione elvetica che non si cancellano tanto facilmente .

C'è sempre qualcuno più a sud di te, questo l'insegnamento da questa storia.

Che si svolge proprio lungo quella frontiera che i profughi non possono attraversare, perché indesiderati e quella dei frontalieri che con le loro macchine ingolfano le strade di confine.

I migranti, l'uomo della frontiera e le discriminazioni di genere

Sono tre i temi legati all'attualità affrontati questa volta dall'ultima puntata di questa stagione di Presa diretta: i migranti, da cosa scappano e cosa trovano qui in Europa; il candidato alla presidenza americana Donald Trump, chi è e perché piace agli americani; le discriminazioni che le donne subiscono nel mondo del lavoro.

Sulla pelle dei migranti
Da cosa scappano queste persone, cosa si lasciano alle spalle. Cosa si aspettano di trovare venendo qui in Europa dopo un viaggio di migliaia di chilometri dove mettono a rischio la loro vita. E cosa trovano invece nella civile Europa.

Tra le cause dei questo fenomeno di massa le guerre, le carestie, la fame, lo sfruttamento delle materie prime dalle multinazionali straniere, regimi corrotti. E anche il terrorismo.
La nostra ipocrisia ci fa solo rispondere con un aiutiamoli a casa loro, blocchiamoli prima che sbarchino sulle nostre coste, ora che la pista balcanica è stata bloccata dai muri eretti dai governi, nel silenzio europeo.
Dei migranti ci occupiamo solo dopo le tragedie in mare: solo nel 2015 sono stati salvati in operazioni di salvataggio coordinate dalla guardia costiera 153 mila migranti, di cui 21 mila donne e 16 mila bambini.
Ma a parte questo, si fa veramente poco per quanto riguarda l'integrazione nei nostri paesi. L'esempio tedesco che punta su istruzione lavoro retribuito (di cui si era occupata Report  ) rimane un rimasto un caso isolato (e vedremo quanto andrà avanti con la spinta delle destre e dei partiti anti-europeisti).
Negli altri paesi, come in Italia, il nulla: come per l'accoglienza che rimane sulle nostre spalle, non si riesce ad arrivare ad un piano europeo, a nessuna solidarietà europea.
E nessuna risposta europea comune nei confronti della guerra in Siria, con lo scambio di accuse tra le diplomazie americane e russe dopo il fallimento della tregua.

Sulla pelle dei migranti di gioca una battaglia politica, essendo usati come strumento di propaganda dai partiti della destra xenofoba del “prima i nostri”. E con cui i governi eletti devono fare i conti, in Francia come in Germania. E anche in Italia: l'inchiesta “mafia capitale” ci ha raccontato degli affari criminali fatti sulla pelle dei migranti, da cooperative bianche e rosse, gruppi mafiosi, con agganci politici molto in alto (“se parlo del Cara di Mineo cade il governo” - Buzzi ai magistrati che indagavano sull'appalto del centro di accoglienza).
Sulla pelle dei migranti si stanno innalzando muri, si sta sgretolando quel poco di fiducia nell'Unione Europea ancora in piedi, stiamo perdendo di vista i nostri valori. Stipuliamo accordi con le peggiori dittature vicino a noi, che usano i migranti come arma di ricatto. Prima era Gheddafi, ora sono Al Sisi e Erdogan.
La storia, recente e passata, non ci ha insegnato nulla.

La scheda della puntata:
SULLA PELLE DEI MIGRANTI. L'esodo di massa delle popolazioni che fuggono dalle guerre e dalla povertà mette alla prova la tenuta dell'Unione Europea , che rischia di implodere travolta dalle contraddizioni. Le preoccupazioni elettorali dei governi, il populismo che fa sempre più breccia nell’est europeo, il terrorismo che arriva nelle nostre città. Ce la farà l’Europa a reggere la forza l’urto di chi la vuole trasformare in una fortezza e alzare Muri lungo confini spariti da decenni?Un viaggio dentro il sistema d’accoglienza dei profughi nel nostro paese, da nord a sud, tra eccellenza e criticità, dall’accoglienza diffusa ai ghetti. Per scoprire che nell’Europa dei Muri l’Italia è diventata un grande carcere a cielo aperto. E poi un viaggio tra Grecia e Turchia per andare a vedere da vicino gli effetti dell’accordo Ue Turchia per fermare i barconi dei profughi. A sei mesi dall’accordo con il quale la Turchia è diventata il poliziotto d’Europa, cosa sta accadendo per davvero?

“Orgogliosamente stretto alle mie armi e la mia Bibbia”, dice il cartello sotto la cassa di un’armeria di New Orleans
(foto presa al link).

Donald Trump.
Questa sera a New York ci sarà il primo confronto tra i due candidati alla presidenza, Hillary Clinton e Donald Trump. Se il confronto si fermasse sul terreno politico, sui temi di politica interna e di politica estera non ci sarebbe partita.
Ma Donald Trump durante le primarie è stato capace di ogni colpo basso contro gli avversari e non ne risparmierà nemmeno con la Clinton.
Chi è Donald Trump, da dove deriva la sua fortuna e qual è il suo elettorato? La crisi finanziaria, l'erosione della classe media da parte delle politiche liberiste, la paura del terrorismo: c'è questo tutto dietro la fortuna di Trump che, fino a ieri, era più famoso come personaggio televisivo che come politico.
L'americano che viveva col sogno della frontiera, del cielo sempre libero dalle nuvole e che all'improvviso scopre che i suoi figli avranno meno opportunità vede in Trump il politico che dice le parole che vuole sentirsi dire.
Contro gli immigrati, contro i musulmani, i messicani, le donne …

E anche il diritto alla difesa personale: Liza Boschin è andata negli stati del sud per incontrare il suo elettorato, che col fucile in braccio si aspetta la vittoria di Donald Trump, uno che è fuori dal sistema, uno che farà l'America grande ancora... Sull'Huffingon post un'anticipazione:
Diritto di possedere armi, diritto di portarle con sé, diritto di usarle per auto difesa e, ovviamente, diritto di produrle e venderle liberamente. Questo è quello che protegge la NRA, National Rifles Association, una delle lobby più potenti degli Stati Uniti. Alla convention annuale, la NRA ha ufficialmente appoggiato la candidatura di Donald J. Trump per la corsa alla Casa Bianca.
Donald Trump” è il reportage che vedremo lunedì alla 21.10 su Rai3 nell’ultima puntata della stagione autunnale di Presadiretta. L’inviata Liza Boschin ha viaggiato negli Stati Uniti per vedere chi sono gli americani che voteranno Trump e perché. Chi è davvero l’uomo che ha ingaggiato la sfida politica del secolo per diventare il prossimo presidente americano?Dobbiamo stare uniti contro Hillary Clinton, perché a Novembre si decideranno le sorti del Secondo Emendamento”, ha dichiarato il direttore esecutivo Chris Cox. Se il Primo Emendamento sancisce la liberta di religione, parola e stampa, per gli americani la seconda cosa più importante è la certezza di poter avere una pistola in tasca.
Ma il Secondo Emendamento è stato sotto scrutinio della Corte suprema molte volte. L’ultima nel 2008, quando i nove giudici hanno votato cinque a favore e quattro contro il diritto di portare e possedere armi. Il giudice che ha fatto da ago della bilancia è morto quest’anno e il nuovo presidente nominerà il suo successore.La Clinton ha già detto che nominerà qualcuno che potrà ribaltare questa decisione. E quindi, ecco perché tutti noi voteremo per Trump.” Dice Daniel Zeleka, avvocato e presidente della Louisiana Shooting Association.
Ho trovato il mio primo fucile sotto l’albero di Natale a nove anni, e sono un appassionato di armi automatiche”, racconta davanti alla parete di fucili a pompa e semiautomatici di un’armeria della Louisiana.
Giro sempre armato. Eccetto quando vado in posta o in tribunale, dove è vietato portare armi. Da qualsiasi altra parte - che sia il centro commerciale o il supermercato - io voglio la libertà di portare la mia pistola e di difendere me stesso e la mia famiglia.”Barrett Kendrik invece è un istruttore ufficiale NRA. Sposato con due bambini piccoli, la sicurezza delle armi la interpreta cosi: “Ogni anno negli Stati Uniti muoiono circa 3500 persone affogate. Quasi sempre in piscine. Mica elimineremo le piscine, no? Insegniamo ai bambini a nuotare! Allo steso modo voglio insegnare ai bambini a sparare. Con i miei figli ho iniziato con un fucile calibro 22 ad esempio.”

La scheda della puntata:
DONALD TRUMP A PresaDiretta un reportage dagli Stati Uniti per capire chi è davvero l’uomo che ha ingaggiato la sfida politica del secolo per diventare il prossimo presidente americano, Donald Trump. Da dove viene davvero la sua ricchezza e quanto è solido il suo patrimonio, quali sono le sue reali convinzioni politiche e cosa c’è nel suo programma, quali sono i retroscena nella sua vita privata e chi sono i suoi elettori. Un ritratto a 360 gradi dell’America che potrebbe portare Donald Trump alla Casa Bianca.


Differenze di genere.
L'articolo 3 della nostra Costituzione recita: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche [..] E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini ..”.

Dunque, se ci sono delle discriminazioni nel mondo del lavoro nei confronti delle donne, è compito delle nostre istituzioni (il Parlamento, il Governo, le regioni..) rimuoverle affinché queste differenze di genere scompaiano.
Perché se sei donna in Italia, a parità di mansione, guadagni meno. Se sei donna hai spesso un salario inferiore a quello di un uomo a pari mansione. Nel sud d'Italia poi, solo una donna su tre lavora.
Assieme alla corruzione, all'evasione, alle mafie, alla ricerca tradita, un'altra zavorra che impedisce lo sviluppo del paese.

La scheda della puntata:
DIFFERENZE DI GENERE Un racconto a tinte forti della piaga della disoccupazione e dello sfruttamento femminili sul lavoro e del divario salariale tra uomo e donna nel nostro paese. L’Europa ci bacchetta, ma l’Italia è ancora un paese dove una donna su due non lavora. Dove troppe mamme escono dal mercato del lavoro per non rientrarci più. Dove, nonostante ci siano 155 laureate ogni 100 laureati maschi, man mano che si sale nella scala gerarchia di un’azienda le posizioni apicali femminili calano. Perché se sei donna, a parità di mansione, guadagni meno?? Una vera e propria zavorra per la ripresa economica nazionale.


25 settembre 2016

Se invece dici no...

Non si fermano le grandi opere, ma si fermano i ladri. Se invece dici di no, hai paura, ti fermi davanti una grande sfida e preferisci non metterci la faccia hai sbagliato mestiere ”
 “Il fatto di dire che non si fanno le Olimpiadi per timore della corruzione è una incredibile ammissione di incapacità da parte della dirigenza di quella città. Se tu hai davanti otto anni  se hai un minimo di credibilità e autorevolezza, tu i ladri li cacci”.

Quest'uscita del presidente del Consiglio (durante un comizio per la riforma costituzionale), poi rilanciata da tutte le reti e da tutti i media pro-Olimpiadi, contiene una serie di bugie.
Non si fanno le grandi opere o le Olimpiadi perché c'è la corruzione: non si fanno perché sono opere che comportano costi aggiuntivi che poi finiscono a carico di un'amministrazione già gravata da debiti (cresciuti anche durante la precedente amministrazione). E che intende usare quelle risorse per quei servizi primari per i cittadini romani.

Non si fanno perché non è il sindaco che caccia via i corrotti: dai lavori per le Olimpiadi il comune è escluso, essendo a suo carico le sole opere infrastrutturali di collegamento.

A meno che Renzi e Malagò intendano conferire alla Raggi il ruolo che fu per Expo di Sala: commissario con pieni poteri in gradi di assegnare lavori senza passare per una gara.
Come per Expo (e per le altre grandi opere inutili, vedi Mose) i ladri li ha cacciati la magistratura e dopo, il lavoro dell'Anac di Cantone. Semmai compito del governo sarebbe quello di fare leggi che tengano i ladri lontani dagli appalti pubblici.

Tirare in ballo la paura, quando si parla semplicemente di buon senso e di fare i conti in tasca ad un'amministrazione pienamente eletta, è malafede.
È voler puntare il dito per poi nascondere altri problemi.

Se invece dici no … Diciamo si allora alla prevenzione sui terremoti, sulle frane, gli allagamenti.
Diciamo sì alla differenziata porta a porta, che rende inutili le mega discariche e gli inceneritori.
Cosa sta facendo il governo per la messa in sicurezza, per i rifiuti, per le discariche, le bonifiche, per la corruzione nei lavori pubblici?
Di cosa ha paura?

Qui potete leggervi il dossier pubblicato da due ricercatori de Lavoce.info, Massiani e Ramella:
Tutte le candidature olimpiche sono precedute da stime ottimistiche sui risultati economici che dovrebbero produrre. Ma la realtà è spesso diversa. E i costi degli investimenti sbagliati ricadono sulla collettività, non sui promotori. Quello che manca nelle analisi costi-benefici per Roma 2024.Un volano per l’economia locale? Il caso di TorinoSecondo l’opinione comune l’organizzazione dei giochi olimpici, così come di altri “grandi” eventi, rappresenta un volano per il rilancio dell’economia del territorio interessato. L’argomento fu ampiamente utilizzato, per esempio, dai promotori delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. A qualche anno di distanza, siamo in grado di valutare se l’aver ospitato i Giochi abbia modificato in misura significativa le prospettive di crescita del capoluogo e del Piemonte.Tra il 2001 e il 2007 il Pil regionale era cresciuto del 6,4 per cento contro un dato nazionale pari al 9,1 per cento. Dal 2008 al 2013 il divario si è ulteriormente ampliato: se l’economia italiana ha subito una contrazione dell’8,5 per cento, quella piemontese è arretrata dell’11,6 per cento. Il confronto non basta per esprimere un giudizio definitivo sui grandi eventi, ma impone un esame attento delle “promesse” dei loro sostenitori.

24 settembre 2016

La confraternita delle ossa - il Santuario di S Bernardino alle Ossa



"Ossa alle pareti, appese ai muri, a decorazione degli altari. Techi che si affacciano sugli stipiti della porta. Spoglie umane praticamente ovunque".
Ci troviamo dentro il santuario di S. Bernardino alle Ossa, tra piazza Santo Stefano e il Verziere. Per i milanesi doc, un luogo importante, dove si custodiscono le ossa delle persone uccise dalla peste.
Per uno scrittore come Paolo Roversi, come me innamorato dei luoghi di Milano, impossibile non scriverci una storia sopra: "La confraternita delle Ossa".

Una storia di intrighi, di una setta dedita alla flagellazione con in mente un piano di distruzione.
Una storia che parte dalla leggenda della Confraternita dei Disciplinati, nata ai tempi di San Carlo.
Ma forse Milano è piena di leggende, come quella sull'Ossario dentro San Bernardino:
"la leggenda vuole che, proprio nel giorno dei Morti, i resti di una bambina conservati alla sinistra dell'altare tornino a vivere e si trascinino dietro tutti gli scheletri in una specie di danza macabra. I rumori si sentono anche fuori dalle mura tanto sono forti!"

Questa invece la Scrofa semilanuta, simbolo della città prima dell'età comunale:

23 settembre 2016

La neutralità della scheda referendaria

Dal blog di Alessandro Gilioli, un'interessante considerazione sulla scheda del prossimo referendum

Scheda referendum del 2005

Scheda (annunciata via twitter) del referendum sul DDL Boschi


Non so, vedete voi la differenza: a me pare che, per la prima volta, si abbandoni la neutralità burocratica per inserire nella scheda alcuni connotati politici.
Peccato che siano solo i connotati su cui argomenta una della due parti in causa: il superamento del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari, il contenimento dei costi, la soppressione del Cnel.
Tutti veri, per carità, ma allo stesso modo (essendo ugualmente vero) si sarebbe potuto scrivere:
Approvate il testo della legge costituzionale concernente"Creazione di un nuovo Senato non eletto dai cittadiniDoppio incarico di senatori e consiglieri regionaliCreazione di nuovi procedimenti tra Camera e Senato fino un massimo di dieci per l'approvazione delle leggiRiduzione dell'autonomia delle regioniTriplicazione del numero delle firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare?"
In altre parole, in questa scheda la domanda contiene in sé (solo) argomentazioni a favore di una delle due risposte. Tra l'altro proprio quelle argomentazioni di più facile impatto "anti-casta": meno parlamentari, riduzione dei costi della politica.
Non sono sicuro che questa sia la modalità più fair e neutrale per porre un referendum.
Non sono sicuro che non si potesse arrivare un testo meno burocratico rispetto al passato senza sconfinare nel phishing - e magari concordandolo tra i comitati del sì e del no.
Non sono sicuro che, in assenza di un eventuale accordo, non sarebbe stato comunque meglio ricorrere alle formule - burocratiche ma indubbiamente neutrali - con cui si è votato nei precedenti referendum costituzionali.

Raccontare la mezza messa

"La riforma costituzionale porta 500 milioni di euro di risparmi. Noi stiamo togliendo il giochino dei rimborsi ai partiti, dal Pd ai Cinquestelle. Chi vota sì toglie questo meccanismo, chi vota no, vota la casta".

Chi ha ragione, chi ha torto nel duello Renzi Travaglio ad Otto e mezzo?
Chi ha vinto l'incontro?
Chi ha convinto di più gli spettatori?

Il confronto di ieri sera ha mostrato quello che è uno dei classimi meccanismi della comunicazione politica: raccontare solo quello che fa più comodo della realtà, mostrare certi numeri e nasconderne altri, puntare su alcuni argomenti e non su altri.

Tutto vero che la riforma costituzionale toglie il bicameralismo perfetto che rallenta l'iter approvativo delle leggi.
Tutto vero che ci saranno 200 senatori in meno.
Che si toglie il CNEL. 
Tutto vero che la riforma non tocca i poteri del premier.
Tutto vero che il PIL dopo anni ha segno positivo.
Tutto vero che i numeri del lavoro sono positivi.

Ma questa, per usare un'espressione cara al Camilleri di Montalbano, significa raccontare ai cittadini solo la mezza messa.
Per onestà e trasparenza servirebbe raccontare la messa intera.

Il bicameralismo rimane e l'iter approvativo potrebbe essere anche più complicato. E, di fronte alle proposte di legge dei prevedenti governi, potrebbe non essere un dramma (chi si ricorda quando Berlusconi voleva approvare il bavaglio alla stampa, come minaccia per i suoi processi?).
200 senatori in meno, di fronte al quasi milione di persone che lavorano per la politica non è un gran risparmio. Ieri abbiamo scoperto che il dirigente che si occupava di comunicazione per il ministero della Lorenzin guadagna come il presidente Mattarella. Nel sottobosco dei ministeri si potrebbe risparmiare di più.
Se si chiede agli italiani se sono d'accordo a 200 senatori in meno si dovrebbe chiedere anche se sono d'accordo nel non eleggerli. 
Perché non è scritto da nessuna come verrano selezionati. Non è scritto che lavoreranno in senato solo pochi giorni. Che riusciranno a fare contemporanemante il sindaco e il senatore.
Il PIL cresce ma meno che in altri paesi europei. E il periodo buono potrebbe essere passato.
Quei posti di lavoro sono stati creati grazie agli sgravi, costati 20 miliardi. 

Questa la messa intera.
E poi avremmo potuto parlare del voltafaccia sull'Italicum (aveva posto la questione di fiducia), sulle dimissioni che avrebbe presentato in caso di sconfitta.
Della questione dei voucher, dei mille asili in mille giorni, della questione delle banche (MPS in particolare).
Ma per queste domande sarebbe servito più tempo (e una giornalista che stoppava i suoi comizi).

In ogni caso se vince il no rimane tutto come ora: se ora c'è la Casta, come dice Renzi, pure lui ne fa parte. Giusto per raccontare la messa intera....