14 dicembre 2016

I problemi del neo governo

Unicredit valeva 70 miliardi nel 2010, ora il suo valore è sceso a 16: il nuovo piano industriale (di una delle banche del fu sistema) presentato ieri a Londra dall'AD francese parla di 13 miliardi di aumento di capitale (da chiedere al mercato) e di 6500 esuberi.
E il titolo in borsa vola. Paradossale, ma questo è il mercato.
Quello che temeva il no al referendum è che forse non era a conoscenza dei problemi del nostro sistema bancario.
Quello dove i manager passano di sedia in sedia, lasciano dietro buchi e sofferenze e intascano buonuscita milionarie (che una persona normale non prenderebbe in una vita di lavoro).

Dal Fatto quotidiano del 14-12-2016

Il nuovo AD Mustier parla di 
"Misure necessarie per gestire i problemi ereditati dal passato ”, ha spiegato Mu-stier. E qui nasce l’equivoco.Fatta eccezione per la nuova purga sui dipendenti, il piano è sostanzialmente identico a quello –tutto basato sulla red-ditività interna –presentato un anno fa dal suo predecessore Federico Ghizzoni, l’u o-mo voluto dallo stesso consiglio di amministrazione evidentemente corresponsabile di quell’eredità, seduto senza saperlo (o poterlo dire) su un buco da 20 miliardi. A maggio scorso è stato cacciato per aver infilato la banca nel disastro della Popolare di Vicenza: si è dovuto inventare il fon-do Atlante per evitare che l’aumento di capitale da 1,5 miliardi tirasse a fondo Uni-credit. Ghizzoni, che ha ereditato la pesante campagna acquisti in Europa di Alessandro Profumo, ha passato gli ultimi anni a smentire la necessità di un nuovo aumento di capitale, dopo i 3 fatti dal 2008 al 2012 per quasi 15 mi-liardi. Il cda lo spalleggiava.Quando a fine 2010 prese il posto di Profumo, Unicredit valeva 70 miliardi di euro, oggi poco più di 16. Poco sopra la cifra che Mustier si appresta a chiedere al mercato. Che la banca avesse bisogno di capi-tale era nei numeri, eppure con 13 miliardi freschi Uni-credit promette di arrivare nel 2019 a un patrimonio Cet1 (che misura la solidità della banca) al 12,5%, considerato ilminimo effettivo dalla vigilanza bancaria Ue" [Carlo di Foggia sul Fatto quotidiano].
Pure Mediaset ora rischia di parlare francese, come Telecom e Unicredit: Silvio l'hanno rimasto solo (per dirla come il Peppe del film di Nanni Loy).
Senza più peso politico, senza l'aiuto dell'amico Matteo, Mediaset rischia la scalata di Vivendì, che controlla già Telecom col 24%.
Unicredit, MPS, le banche popolari che nessuno si è ancora comprato (le good bank): le banche che una volta era la politica a difendere, in nome dell'italianità.
E che ora sono una delle ultime cose rimaste (con le assicurazioni) del sistema italia, dopo aver perso buona parte dell'industria.
Nemmeno Alitalia parla più italiano, dopo l'ingresso degli arabi di Etihad e ora siamo ad un passo dal terzo salvataggio in dieci anni.

Ora tutti questi problemi li dovrà affrontare il nuovo esecutivo di Gentiloni.
Governo di cui ieri Gazebo ha raccontato la fiducia alla Camera, con gli studenti che se ne andavano via, annoiati da parole che sentivano forse distanti.
E che Makkox ha "immortalato" nella sua vignetta: il neo governo, guidato da un presidente del consiglio senza volto.


Quello delle grandi riforme, del 40%, che doveva portarci fuori dallo stagno.

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