12 maggio 2017

Benedizione - incipit (Kent Haruf)

L'incipit di Benedizione, l'ultimo romanzo della trilogia della pianura di Kent Haruf:

Appena gli esiti dell’esame furono pronti l’infermiere li richiamò nell’ambulatorio, e quando il medico entrò nella stanza diede loro un’occhiata e li invitò a sedersi. Capirono come stavano le cose guardandolo in faccia. 
Avanti, disse Dad Lewis, dica pure. Temo di non avere buone notizie per lei, disse il dottore. 
Era tardo pomeriggio quando scesero le scale e tornarono nel parcheggio. Guida tu, disse Dad. Io non ne ho voglia. 
Ti senti cosi` male, tesoro? 
No, non sto poi tanto peggio. Voglio solo guardare la campagna. Non mi capiterà più di tornarci. 
Non mi dispiace portarti in giro, disse lei. E possiamo tornare da queste parti tutte le volte che vuoi. 
Uscirono da Denver, allontanandosi dalle montagne verso gli altopiani: artemisia e yucca e gramigna ed erba del bisonte nei pascoli, grano e mais nei campi. Ai due lati della highway c’erano piste sterrate che correvano sotto il cielo terso, dritte come le righe di un libro, con poche cittadine isolate sparse nella pianura sconfinata. Quando rientrarono era al tramonto, l’aria stava ormai iniziando a rinfrescarsi. 
Lei parcheggio` sulla strada non asfaltata di fronte a casa, nella periferia occidentale di Holt. 
Dad scese dall’auto e rimase per un po’ a osservare. Il vecchio edificio bianco era stato costruito nel 1904, quando quella praticamente non era ancora una via. Lui l’aveva acquistato nel 1948, l’anno in cui si era sposato con Mary e le case laggiù erano ancora soltanto tre o quattro. Aveva ventidue anni, lavorava nel negozio di ferramenta in Main Street, finché il proprietario, un vecchio zoppo, aveva deciso di andare a vivere da sua figlia e gli aveva offerto la possibilità di rilevarlo; ormai era noto in città, in banca lo conoscevano e gli avevano prestato i soldi senza problemi cosi` era diventato titolare del negozio di ferramenta del luogo. 
Era una casa a due piani, con una struttura in legno rivestita di assi e il tetto in scandole, circondata da un’antiquata recinzione in ferro battuto nero, con un cancello sormontato da punte e solidi riccioli anch’essi in ferro. Sul retro c’era un vecchio granaio rosso e un recinto per il bestiame invaso dalle erbacce. Oltre, solo aperta campagna.

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