29 agosto 2017

Post comunismo

Sul Corriere Pigi Battista spiegava come oggi si riconducano tutti i problemi a categorie del passato, anche per una sorta di pigrizia mentale.
Il ritorno del fascismo (o del comunismo)? Una fake news, qualcosa che fa rumore solo sui social.
Il fascismo non è un'ideologia, ma un modo di far politica in cui, ad esempio, non si ascoltano le minoranze, ci si preoccupa del fine e non del come.
Non mi sembra un qualcosa che sia passato di moda, in questa politica dove non si discute più, per arrivare ad un compromesso tra diverse istanze.

E forse un ragionamento analogo vale anche per il comunismo: 

Il fascismo - scrive Michela Murgia - sta bene a destra come a sinistra, si adatta anche ai regimi comunisti.
Quelli dove lo stato centrale decideva:
Dal Fatto Quotidiano del 29-agosto-2017

“Quella del governo è un po’ timida, servono 20 miliardi in tre anni per assumere 900 mila giovani”, ha detto al Meeting di Cl a Rimini.In realtà la prossima manovra ha la stessa sostanza di quelle precedenti: politiche dal lato dell’offerta (cioè favorevoli alle imprese), poco o nulla a sostegno dei salari. Va così dal 2011, ma la cosa si è accentuata con l’arrivo di Matteo Renzi al governo (febbraio 2014). Tre anni con Confindustria a dare la linea e lui a seguirla, demolendo le tutele sul lavoro. Nessun progetto di rilancio per il Paese, ma favori concentrati su singole categorie, industriali in primis. Sgravi e incentivi hanno regalato alle imprese solo nelle ultime due leggi di Bilancio, 2016 e 2017, 40 miliardi. Se si conta anche il 2015 il conto sale a 50. E a fine 2019 si supereranno gli 80 miliardi. Il risultato è una ripresa questa sì timida, la più bassa dell’area euro, Grecia esclusa.
Carlo di Foggia e Marco Maroni sul Fatto Quotidiano

Insomma: secondo Confindustria, lo stato mette i soldi, i privati assumono (perché pagano meno tasse) e vissero tutti felici e contenti.
Una visione da post-comunismo, mi sembra.

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