01 ottobre 2017

Propaganda e informazione

Venerdì sera mi sono trovato di fronte alla scelta: la satira di Maurizio Crozza sul 9 oppure il racconto del paese attraverso i social (e altro) di Diego Bianchi su LA7?
Peccato che le due reti abbiano scelto di cannibalizzarsi gli spettatori (spesso gli stessi, come nel mio caso) e non cambiare giorno, perché entrambe svolgono una funzione importante.
Raccontare il nostro paese fuori dalle regole della propaganda.
Fratelli di Crozza (@fratellidicrozza o l'hashtag #fratellidicrozza) usando l'arma della satira, mettendo in risalto caratteristiche grottesche di politici (o grandi manager come Briatore o Marchionne).
Feltri, per esempio, è proprio così: ragiona, pensa, proprio nei termini dell'imitazione crozziana (su giovani, gli immigrati, le donne).
Come anche Belpietro e i suoi collegamenti.
Beh, Razzi è una macchietta di suo e ogni volta mi stupisco come si possa anche prenderlo sul serio.


New entry della scorsa settimana, il ministro Fedeli, reduce da una estate in cui ha sciorinato una riforma dopo l'altra: un anno in meno di scuola media, un anno in meno di scuola superiore.
La nostra scuola dovrebbe formare di più e più a lungo i ragazzi, per agevolarne l'ingresso nel mondo del lavoro (magari senza essere schiavizzati) o nel mondo della ricerca (magari senza bisogno della raccomandazione o dell'aiuto del barone).
E invece ..
Il ministro che ha sbagliato (non dico mentito) l'indicazione della sua laurea (che non c'era) e poi usando una giustificazione imbarazzante, senza che il giornalista la rintuzzasse (nel 1990 è stato equiparato..).
E nel frattempo, nonostante le brillanti proposte di riforma, nonostante il bonus 500 euro, nonostante la riforma #buonascuola, un quarto degli istituti dovrebbero essere messi in sicurezza e nelle università governano i baroni e non il merito.

Propaganda Live (@welikeduel) la notizia se la va cercare: Diego Bianchi è andato a raccontarla con la sua telecamera il lavoro delle ONG nel Mediterraneo, quelle chiamate da molti “taxi del mare”.

Ha mostrato la situazione nelle carceri libiche dove sono rinchiusi gli immigrati che non sbarcano più sulle nostre coste, grazie all'accordo coi governanti libici (e ai trafficanti).
Le loro telecamere sono andate a sentire il ministro Alfano (no, non è una battuta) alla festa dell'Unità (il giornale è morto, ma la passerella dei politici è rimasta) dove spiegava che lo ius soli non si può approvare ora per non fare un regalo a Salvini.
Qual è la differenza con i tg e i grandi giornali, che pure hanno dato la notizia?
Che in studio, si è fatto notare l'incoerenza del ragionamento (si fa per dire): non faccio qualcosa per la mia linea politica ma seguo la linea politica del mio avversario (si fa per dire).
Sempre in studio, in collegamento, Saviano raccontava a freddo, usando dati, usando la ragione e non la pancia, l'emergenza stupri che ha riempito tg e giornali fino a poche settimane fa, dopo l'episodio di Rimini.
"Quest'estate si è diffusa questa paura dell'immigrato stupratore per connetterla a un'altra paura: quella dell'invasione"
Emergenza stupri usata per fini di propaganda.
Emergenza stupri e non emergenza “femminicidi”, che avrebbe costretto media a raccontare storie di violenza domestica, che nasce all'interno delle mura di casa.

Propaganda è la parola che meglio rappresenta questo momento, tutti si rinfacciano di fare propaganda – ha esordito così Diego Bianchi – e noi vogliamo fare la nostra propaganda.
Che però, come quella di Crozza (e come i servizi andati in onda il lunedì sera da Report e Presa diretta) sono molto più reali di altre fonti di informazione ufficiale.
La propaganda che ieri mostrava le immagini del convegno "Crescita vs crisi" coi ministri Padoan e Lorenzin che raccontavano della fine della crisi, della ripresa strutturale.
La propaganda dell'ex presidente del consiglio in maniche di camicia che racconta degli 800mila posti di lavoro creati.
La propaganda del segretario capitano che grida attenti all'invasione, l'Italia agli italiani, e non si accorge della ndrangheta al nord.

La propaganda del movimento, che fa primarie finte, che insulta i giornalisti (senza distinzioni), sindacati (cambiate o ci pensiamo noi).

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