16 gennaio 2018

Follia maggiore, di Alessandro Robecchi Sellerio


Il vecchio non ha familiarità con quei sacrifici, i soldi non sono mai stati un problema per lui, prendeva il dieci per cento di quello che riusciva a nascondere per gli altri, ed era tantissimo.
Quindi non può davvero sapere il bruciore di fare dei passi indietro sulla scala sociale, avere delle cose, anche piccole, anche minime, l'abbonamento a teatro, la pazzia di regalarsi un viaggio, e poi non averle più.
La famosa borghesia che manda avanti il paese, che non è quella a cui lui salava il culo con le finanziarie a Panama, ma padri e madri di famiglia in guerra quotidiana con il bilancio. Il ceto medio, parlandone da vivo.
Follia maggiore, di Alessandro Robecchi Sellerio
C'è un indagine e ci sono ancora la doppia coppia di investigatori a portare avanti le indagini a modo loro: l'affiatata coppia Ghezzi e Carella, i poliziotti per l'indagine ufficiale, riflessivo e paterno il primo, un cane da punto che non stacca finché non ha ritrovato la preda.
E poi l'altra coppia, che vorrebbe essere Sherlock Holmes e Watson, l'investigatore Oscar Falcone, capace di muoversi tra le pieghe di questa società e il mago della televisione Carlo Monterossi (che la televisione la odia pure).
C'è un delitto, una signora uccisa per strada dopo un litigio, ma Robecchi in questo romanzo ci racconta di un altro delitto, la morte del ceto medio: sarebbe riduttivo vederlo solo come un giallo infatti.
In questa storia in tanti potrebbero ritrovarsi: persone perbene, con un lavoro e uno stipendio abbastanza regolare, l'abbonamento al teatro o l'abitudine di farsi una vacanza da qualche parte ogni tanto.
Persone che all'improvviso, la crisi, un problema familiare, si ritrovano all'improvviso dalla parte sbagliata di questa società ingiusta.

E, in contrapposizione a questo ceto medio che si aggrappa in tutti i modi al suo benessere, andando anche a mettersi nelle mani di persone sbagliate, l'altro modo, quello delle persone che vivono sopra tutti.
Sopra le leggi, sopra i regolamenti, coi soldi in paradiso (fiscale). Avete presente l'elenco pubblicato da l'Espresso sui Panama papers?
Ecco, quelli.
Loro e l'esercito di professionisti che gli permette di eludere il fisco e fregare il futuro ad un pezzo di paese.
Ma anche per loro arriva il momento della riflessione, in cui la vita ti mette davanti alle tue scelte, per un bilancio.
E ti chiedi se ne è valsa la pena ...

La scheda del libro (qui l'incipit):
Ghezzi e Carella, Monterossi e Falcone: due coppie di detective e un delitto nella Milano ricca. Tra ironia e amara analisi sociale, un thriller intrecciato con mano sicura da un abile narratore. 
«E ho pensato che avevo sbagliato vita, che così non andava bene, e che intanto mi ero perso delle cose, e moltissime altre, forse più importanti... cose... persone... a cui ho pensato sempre...».Umberto Serrani è un elegante, anziano, ricco signore cullato dai suoi rimpianti. Riservato, distaccato, finalmente padrone del suo tempo dopo una vita passata a «mettere al sicuro» le fortune altrui, specie se sospette e ingombranti, un lavoro che gli ha permesso di tessere legami invisibili che arrivano dappertutto. 
Quando apprende della morte di Giulia – un amore di venticinque anni prima, intenso, totale, un rimpianto mai sopito – decide di capire, agire, pagare vecchi debiti. Vuole sapere di quella morte assurda che sembra uno scippo finito male, chi è stato, perché. E vuole sapere tutto di quella donna per tanti anni amata nel silenzio e nella lontananza, della sua vita solitaria e ordinata, delle sue speranze e delle sue difficoltà, della figlia Sonia, promettente soprano. 
Assolda per questo una coppia di strani investigatori, Carlo Monterossi e Oscar Falcone: il primo è un mago della televisione, che però odia; il secondo sa nuotare in tutti gli ambienti e ha uno speciale sesto senso per le cause giuste. Intanto, sull’omicidio lavorano anche Ghezzi e Carella, sovrintendenti di polizia, «due cani da polpaccio», che vogliono chiudere il caso, fare giustizia, capire. 
I quattro, indipendentemente gli uni dagli altri, dragheranno le acque fetide che hanno inghiottito Giulia, con il sottofondo delle arie d’opera in cui la giovane Sonia si esercita per realizzare il suo sogno. 
Ogni libro di Alessandro Robecchi contiene personaggi, intrecci e tanta materia narrativa da poterne ricavare più romanzi; dialoghi tesi, un parlato da duri e un esemplare umorismo di costume sui nostri tempi. E le sue storie traggono sempre spunto da un’amara osservazione sociale e umana. In Follia maggiore c’è l’agonia silenziosa del ceto medio che attrae appetiti criminali, e un malinconico «discorso dei rimpianti» sulle cose perdute che non torneranno. Mai.

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