14 febbraio 2018

La storia del (non) massacro di Tonypandy – la storia che tutti volevano leggere

«Liam», disse Han, «tu lo sai cos'è un Tonypandy?»
Armstrong lo guardò più stupito che seccato. Scosse la testa.
«Un Tonypandy è un tipo particolare di storia vera», spiegò Han.
Liam sorrise. Carlotta non ebbe reazioni. Han diede la spiegazione che il console attendeva.
«Nel 1911, nella cittadina gallese di Tonypandy, i minatori scioperarono oer settimane. Uno sciopero duro, totale. I pochissimi lavoratori che cercavano di accedere alle miniere venivano insultati e umiiati, nel migliore dei casi. Le strade dekka cittadina erano costantemente agitate da picchetti, presidi e cortei in cui i minatori lanciavano pietre all'inerme polizia gallese. Dopo settimane, temendo che i disordini potessero dilagare in altre regioni, il primo ministro diede ordine al ministro degli Interni, che allora era Winston Churchill, di sedare la rivolta di Tonypandy. Churchill sapeva che se avesse represso troppo duramente quella rivolta, nuovi focolai di protesta si sarebbero diffusi in tutto il paese. Decise allora di mandare in Galles un gran numero di agenti disarmati, equipaggiati con ridicoli bastoni di legno lunghi come zucchine, giusto per fare cordone attorno al municipio ed evitare che fosse preso d'assalto. Bene, nel primo giorno d'intervento dei gendarmi inglesi, uno dei portavoce dei minatori in rivolta disse a un cronista del "Wales Observer" che i poliziotti di Churchill avevano sparato sulla folla dei lavoratori. Così il giorno dopo il giornale uscì con la notizia della sparatoria di Tonypandy. il cronista aveva visto con i suoi occhi che i poliziotti nemmeno erano armati. Anzi, stavano immobili di fronte al municipio, riparandosi in qualche modo dal lancio delle pietre. Ma decise comunque di riportare la versione dei minatori. Anche i cronisti di altre testate avevano visto che nessuno dei poliziotti aveva armi, e correttamente lo avevano riportato. Ma la storia che a Tonypandy tutti volevano leggere era quella riportata dal “Wales Observer”, cioè la polizia di Churchill che spara sulla folla. Così il secondo giorno tutti i giornali cambiarono versione e cominciarono a parlare della Carneficina di Tonypandy. Presto la notizia, con particolari via via diversi sul numero e la dinamica delle morti fra i minatori, uscì dal Galles e riempì le prime pagine di tutti i giornali britannici. Il massacro di Tonypandy tenne banco per settimane. Churchill, il boia di Tonypandy, in Galles fu il nemico pubblico numero uno per quasi trent'anni, fino ai bombardamenti del 1940. In qualche modo, quella storia sopravvive ancora oggi. Provate a cercare su Wikipedia la pagina dedicata alla cittadina inglese. Ai tumulti di Tonypandy è dedicato un intero capitolo. Nelle fotografie si vedono chiaramente i poliziotti di Churchill disarmati, schierati a difesa del municipio.»

Armstrong sbuffò, poi giuse le mani.
«Quello che a noi serve è esattamente un po' di Tonypandy», proseguì Han.
«Tu Liam mi chiedi se i giornalsiti crederanno alla storia del biglietto trovato nei jeans di Kellan? Certo che sì, i giornalisti credono a tutto, soprattutto a quello che leggono su altri giornali. E soprattutto nei primi giorni dopo un omicidio ..»
Il caso Kellan, di Franco Vanni Baldini&Castoldi

La gente legge quello che vuole leggere e i giornalisti, i cattivi giornalisti, scrivono quello che la gente vuole leggere, magari copiando quello che un altro giornale ha scritto, senza controllare.
Il caso Tonypandy oggi verrebbe etichettato tra le tante fake news.
Gli immigrati, gli impresentabili (nelle liste degli altri partiti). Quello che i lettori vogliono sentirsi dire.





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