11 febbraio 2018

Primo venne Caino, di Mariano Sabatini

Incipit
Quando la vide uscire strinse la mano attorno al manico della mazzuola di gomma che teneva nella tasca dei pantaloni cargo.La ragazza dalla pelle scura usciva dal portone. Gli auricolari nelle orecchie, si sistemava la maglietta aderente nei jeans tagliati corti, poco sotto l'inguine.Neanche lo scorse, protetto com'era dal cono d'ombra di un negozio chiuso, nella scarsa illuminazione della strada. 
Ci aveva messo poco il fidanzato a ripassarsela, considerato che erano entrati lì insieme mezz'ora prima, non di più. Alle undici e mezza circa della sera.Peggio per loro. Lui sì, avrebbe saputo come intrattenere quel pezzo di gnocca dalle labbra polpose e i seni puntuti e gonfi.Li aveva sentiti parlottare e ridere mentre entravano nel palazzo, ignari del fiato maligno che alitava sul loro giovane collo.Quella sera uno dei due sarebbe morto.

Cominciare dal secondo libro di un autore, con un suo personaggio seriale, può non essere una buona idea: ma ho voluto seguire i consigli di un mio amico, Basilio Di Iorio, ed ora eccomi qua, felice di aver scoperto Mariano Sabatini e il protagonista dei suoi romanzi, quel Leonardo Malinverno, giornalista di cronaca nera de Il Globo di Roma, di cui “Prima venne Caino” è il secondo capitolo dopo “I delitti dell'Ippocastano”.
In questo romanzo si troverà di fronte ad un assassino seriale che uccide le sue vittime, soffocandole con un sacchetto di plastica stretto attorno alla testa

.. Simone Intrieri era legato a una sedia con le mani dietro le spalle, la testa infilata in un sacchetto di plastica trasparente stretto attorno al collo con del nastro adesivo per pacchi, lo stesso con cui l'assassino gli aveva sigillato la bocca.

Una telefonata dell'amico vicequestore Guerci lo strappa dalle vacanze assieme alla giovane fidanzata Eimì: non è uomo da sole, sudore e spiaggia il nostro Leo, come diceva quella canzone di tanti anni fa? “Odio l'estate” ..

Leonardo Malinverno considerò provvidenziale la telefonata dell'amico vicequestore aggiunto Jacopo Guerci, in forze alla Squadra Mobile della Questura, sezione omicidi.Non ne poteva più, infatti, di mare, sabbia, sole, case bianche, ragazzi esagitati. Peccato che non sapesse come dirlo alla sua ragazza.

Non è una telefonata di cortesia: quello che viene proposto a Leonardo, di ritorno a Roma, è far trapelare qualche notizia sul suo giornale, per spingere i vertici dei carabinieri ad indagare con maggiori energie su questo assassino: l'indagine è infatti affidata ai carabinieri del maggiore Sgrò, uno strano investigatore, tanto rigido nelle apparenze, tanto fragile dentro di sé.
Sgrò è convinto che dietro questa morte ci sia un serial killer: perché è il secondo delitto avvenuto a Roma con le seguenti modalità. Una vittima uccisa per soffocamento, a cui l'assassino ha strappato qualcosa

Guerci guardò Malinverno, come incitando a proseguire.
«Deve esserci dell'altro, maggiore».
 
«I tatuaggi … Li asporta dal corpo della vittima con un bisturi o un taglierino» ammise a fatica.

Un serial killer a Roma significa tante cose: un articolo di giornale che racconti i dettagli dei casi, ma anche tanta curiosità attorno al caso, per quella curiosità morbosa da parte di molti programmi televisivi che campano su particolari macabri, sul sangue e sul dolore delle vittime.
L'horrortainment, come Malinverno definiva il dolore palpitante trasformato in intrattenimento televisivo, non l'avrebbe mai capito né giustificato.

Ma non è un momento particolarmente felice per Malinverno: il rapporto con Eimì, per cominciare, è molto complicato. La differenza di età, la difficoltà da parte di Leo nel lasciarsi andare del tutto in un rapporto con un'altra persona.
Quasi quasi vorrebbe che fosse lei a lasciarlo. Meglio buttarsi nel caso, su cui dovrà indagare, a modo suo, quasi da solo: il maggiore Sgrò all'improvviso lo abbandona, un cambio di atteggiamento che riesce a spiegarsi.
Anche al giornale non va meglio: il vicedirettore Lembo, che ha preso il posto del capo, l'Everest (così lo chiamano i colleghi), non apprezza il suo modo di lavorare e gli vieta perfino di pubblicare qualsiasi cosa sul caso, costringendo Malinverno a pubblicare il suo articolo sul blog del giornale. Non si può spegnere la passione del giornalista, quanto meno non può farlo Malinverno, anche se questo significa essere cacciato dal giornale.

Ma quando uno è giornalista, lo rimane anche senza un giornale dietro: pubblicherà le sue cose su internet, la nuova frontiera del giornalismo.
Perché nel frattempo l'assassino, chiamato Tatuatore, prosegue nella sua macabra raccolta di ricordi, i tatuaggi asportati dalle sue vittime: cosa avevano in comune le vittime? Come ha fatto l'assassino a sceglierle? Perché è così attratto dai tatuaggi (solo alcuni e non tutti)?
Leonardo Malinverno non può far altro che seguire il suo istinto: entrare nella vita delle vittime, nei loro segreti e, dall'altra parte, scoprire qualcosa di più sulla passione per i tatoo.

«Ognuno ha un suo significato particolare?»Mosse la testa in segno di diniego. «Corrispondono allo stato d'animo del momento. Sono frammenti d'anima condivisi». 
«La tua anima?»Valerio Marziale ci rifletté. «Mia e dell'autore». 
«Il tatuatore».«Il tatuatore» confermò il ragazzo.

Mi fermo qui, nel racconto del libro, non voglio rivelare altro. Anche perché Sabatini è stato abile a mescolare vari argomenti nella storia: come Moretti in “Caro diario”, anche Malinverno ama girare in Lambretta per la sua città, Roma, osservandone i cambiamenti, l'anima sporca dietro la bella facciata. Le borgate abbandonate da decenni di incuria, diventati quartieri dormitori per stranieri

Una borgata che si era agglutinata ed espansa nell'apparente disinteresse degli uffici preposti al Piano Regolatore edilizio e grazie alla brama di guadagni facili dei palazzinari senza scrupoli.Rumeni, ucraini, indiani, bengalesi vi si ritiravano la sera, trasportati da autobus stipati come carri bestiame, dopo aver ramazzato, spolverato, lucidato a specchio le case borghesi del centro o aver svolto altri mestieri di fatica.

C'è la Roma per i turisti, ancora interessati alla sua bellezza, la Roma dei vip che si ritrova al circolo canottieri sul Tevere. E la Roma di tutti i giorni, della Roma “che tira avanti nel ricatto del traffico e nell'affannosa rincorsa della vita agra”, già assuefatti ai ruderi, alle opere d'arte, ai monumenti:
A volte pensava che Roma esistesse soltanto per i forestieri. Gli unici che la guardavano con la riverenza, lo stupore, la riconoscenza che merita quasi esclusivamente per la sua storia.Roma era davvero bella vista dall'alto o di sfuggita dalla Lambretta.Se si escludevano, infatti, i reperti romani, le chiese con i gruppi scultorei illuminabili con il piccolo obolo di una moneta, la Cappella Sistina e altre vestigia, per il resto era lerciume, caos, disservizi, quasi totale assenza di regole.

Ma nel corso dell'indagine Leonardo deve anche trovare spazio per fare i conti con sé stesso, con la sua inadeguatezza nel gestire i suoi sentimenti: che cosa vuole fare con Eimì, la bella ragazza con cui non riesce a trovare un rapporto di reciprocità?
Carla Tesei, una collega al giornale, gli spiega una cosa semplice: la felicità, quando arriva (a chi arriva) va presa così com'è, senza farsi troppi problemi

«Nessuno ci insegna a riconoscere la felicità, ecco cos'è. Non sappiamo capire da che parte ci può venire la felicità né sappiamo come afferrarla e tenercela».
 
«Che significa?» 
«Ci facciamo tante riserve mentali, ma dovremmo soltanto cercare di essere felici. Ovunque e con chiunque ci prospetti questa eventualità, e dovremmo anche essere grati del privilegio che ci viene accordato». 
«Che ti devo dire? Forse hai ragione o forse è quello che mi ha detto una volta la mia amica Insardà» 
«Che dice l'attrice?» La domanda parve velata di gelosia. 
Malinverno non diede peso al tono. «Sostiene che alcune persone si sentono reciproche...»

Ma non dimentichiamoci del “Tatuatore”, là fuori, alla ricerca del suo prossimo pezzo da collezionare.
La scheda del libro sul sito dell'editore Salani
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