22 aprile 2018

Palazzo d'ingiustizia – il caso Expo (e la sensibilità istituzionale)

La recente sentenza di primo grado sulla Trattativa Stato mafia ha fatto riemergere le solite polemiche sui magistrati politicizzati, che partecipano ad iniziative politiche, rilasciano interviste e dunque sono magistrati schierati.
È un modo per screditare il loro lavoro, per gettare discredito sulle loro inchieste, una sorta di difesa basata sul fango piuttosto che sui fatti.
Ma che ci sia il rischio di una politicizzazione nelle Procure non è un'invenzione dei garantisti a corrente alternata (solitamente in soccorso del potente di turno): nel libro “Palazzo d'ingiustizia” Riccardo Iacona parte dalla storia del pm Alfredo Robledo per raccontare una certa deriva nei palazzi dove si amministra la giustizia.
Si citano, nel libro, diverse inchieste che sono state bloccate o sottratte al procuratore aggiunto, che a Milano era a capo del dipartimento per i reati contro la pubblica amministrazione: inchieste stoppate per questioni di sensibilità politica, per non mettere in difficoltà amministratori pubblici. Eppure la giustizia non dovrebbe guardare in faccia a nessuno: sono le inchieste sul crac del San Raffaele, cominciata nel 2011 e tenuta ferma, questa l'impressione, per consentire il salvataggio del gruppo da parte del Vaticano (con l'interessamento del cardinal Bertone).
L'inchiesta sulla vendita delle quote azionarie di Sea, da parte del comune di Milano nel dicembre 2011: un fascicolo sparito, fino allo scoop de l'Espresso del marzo 2012, quando poi uscì fuori dai cassetti dell'allora procuratore capo Bruti Liberati.
L'inchiesta sulle elezioni regionali del 2010, vinte da Formigoni e poi annullate dal TAR (anni dopo): fu presentato un esposto dai radicali dove si parlava delle firme false presentate dal PDL. Inchiesta archiviata in soli tre giorni.
L'inchiesta su presunti poliziotti corrotti nella Mobile di Milano, che Bruti Liberati si è ostinato a voler affidare alla stessa polizia, portando ad un nulla di fatto, col sospetto di coperture interne.
Infine l'inchiesta su Expo, sull'appalto della piastra, cominciata nel 2014, quando a vincere la gara fu il gruppo Mantovani (lo stesso del Mose), con un ribasso del 42% (ma poi con le variazioni dei costi, il costo dell'opera aumentò dell'80&%, La Mantovani si riprese quasi tutto..).
Su questo stava indagando il procuratore Robledo, quando fu stoppato da Bruti Liberati che inventò l'Area Omogenea Expo, affidando le indagini alla Boccassini e di fatto supervisionando tutti i fascicoli.
“L'expo non doveva esserci, ma si è fatta grazie a Cantone e Sala, grazie ad un lavoro istituzionale d'eccezione, al prefetto e alla procura di Milano che ringrazio per aver gestito la vicenda con sensibilità istituzionale” - queste le parole dell'allora Presidente del Consiglio Renzi.

Quale è stata questa sensibilità istituzionale?

La cupola degli appalti 
Robledo, di fatto, è fuori dall'indagine su Expo 2015. Il procuratore della Repubblica gli impedisce persino di partecipare agli interrogatori dei funzionari, dirigenti, faccendieri arrestati il 7 maggio 2014, tra cui Angelo Paris, il direttore della pianificazione acquisti di Expo, Primo Greganti, il già noto «compagno G» e Gianstefano Frigerio, altro protagonista di Mani Pulite quando svolgeva il ruolo di collettore delle tangenti per la Dc.A coordinare l'unica inchiesta aperta dalla procura di Milano sull'Esposizione Universale è quindi Ilda Boccassini, sotto la stretta sorveglianza imposta da Bruti Liberati con la nascita dell'Area omogenea Expo 2015.L'8 maggio 2014, nell speciale conferenza stampa convocata in procura all'indomani degli arresti Expo, Bruti Liberati e Ilda Boccassini parlano dell'esistenza in Lombardia di una vera e propria cupola degli appalti, un'associazione alla quale il pm Antonio D'Alessio, che segue le indagini, riconosce la «capacità di avere ramificazioni in diversi settori dell'alta amministrazione, nonché appoggi e agganci di carattere politico istituzionale che hanno assicurato la possibilità di avvicinare con successo pubblici ufficiali.» 
In questa cupola Primo Greganti avrebbe avuto il ruolo di difendere gli interessi delle cooperative, mentre Frigerio secondo i magistrati «proteggeva le imprese riconducibili a tutti gli schieramenti politici».Sulle prima pagine di tutti i giornali campeggia l'annuncio che finalmente la cupola del malaffare che inquinava Expo è stata sgominata. La notizia di un'organizzazione «bipartisa» che si spartiva gli appalti sull'evento suscita tanto clamore da far dichiarare all'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, che a ventidue anni da Tangentopoli nulla è cambiato [..]L'allarme porta la nomina dell'ex pm anticamorra, Raffaele Cantone, alla guida dell'anticorruzione. Molto rumore per nulla, a leggere le sentenze di patteggiamento con cui i protagonisti dell'inchiesta hanno chiuso il loro conto con la giustizia, davanti al giudice per l'udienza preliminare di Milano Ambrogio Moccia. Le pene superano a stento i tre anni: Primo Greganti è agli arresti domiciliari per motivi di salute, come l'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, mentre l'ex manager Expo Carlo Paris è tornato libero. 
Ci si sarebbe aspettato di più per quella che era stata definita la «cupola nazionale degli appalti». Inoltre l'inchiesta non ha aperto alcuno squarcio di verità su cosa si stesse muovendo attorno all'affare del secolo.Greganti, Frigerio e Paris non hanno confessato o rivelato i nomi dei politici con cui sarebbero stati in contatto, e la loro decantata operazione di pulizia si è risolta nel semplice accertamento delle responsabilità personali dei tre rinviati a giudizio.«In effetti questa inchiesta non era un granché come spessore investigativo», commenta Manuela D'Alessandro, «[..] si sono toccate le seconde linee, anche se comunque è stato arrestato Paris, che era il braccio destro di Sala: non dimentichiamo che gli uomini vicini a lui sono stati quasi tutti arrestati». 
Il cuore dell'inchiesta sarebbe stato quindi la Piastra? «L'affare della piastra, certo. Prova ne è che adesso la procura generale ha scoperto che quell'appalto sarebbe truccato in origine, anche se è ancora tutto da provare».«Hanno fatto quell'inchiesta prima che Expo venisse inaugurato, per dire ai giornalisti che avevano “beccato” le tangenti e ce si poteva andare avanti con i lavori perché era tutto a posto», dice Frank Cimini. «Se avessero indagato a fondo su Expo c'era il rischio che saltasse tutto. Ecco perché hanno fatto questa scelta». 
È proprio, infatti, sull'affare della piastra (l'indagine che Robledo aveva cominciato prima che gli fosse sottratta) che la nuova inchiesta riprende forza fino a rinviare a giudizio, insieme agli altri, Giuseppe Sala e Antonio Rognoni, rispettivamente commissario unico di Expo 2015 e amministratore delegato di Infrastrutture Lombarde spa. 
Secondo Frank Cimini e Manuela D'Alessandro, che di inchieste molto mediatizzate ma poi finite nel nulla ne hanno viste tante, anche questa nuova indagine della procura generale potrebbe non andare in porto. Non solo per il rischio prescrizione ma perché, a loro giudizio, non abbastanza solida: «Le indagini andavano fatte nel 2014, quando aveva cominciato Robledo. Bisognava intercettare tutti. Non è stato fatto e adesso, anni dopo, vai a trovare le prove per un processo. Non è affatto semplice».
Palazzo d'ingiustizia – Riccardo Iacona Marsilio editore



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