22 agosto 2005

Alexandros, il figlio del sogno di Valerio Massimo Manfredi

Primo libro della trilogia che Valerio Massimo Manfredi dedica ad uno dei più grandi condottieri della storia antica, Alessando Magno. La storia parte dalla nascita di Alessando, fino alla partenza per la spedizione in Asia.
Già la nascita è annunciata da un evento profetico: lo spegnimento del fuoco sacro nel Tempio della Montagna della luce. Alessando eredita un vasto regno, creato grazie alle vittorie del padre, Filippo il macedone. Il re intende anche imporre la propria egemonia sulle città stato greche, che però lo vedono con sospetto. Quello macedone è considerato ancora un regno barbaro, nonostante le conquiste, se paragonato alla raffinata cultura che fiorisce a Tebe, ad Atene ...

Manfredi introduce, al proseguire della storia, altri personaggi che andranno ad influenzare il carattere del futuro re: la madre, Olympias, che proviene da una terra aspra e selvaggia come l'Epiro. Il legame tra madre e figlio rimarrà molto forte, nonostante la lontananza e gli eventi. Gli amici di infanzia, Efestione, Eumene ... che diventeranno la sua guardia personale (chiamata la Punta di Lancia).

Oltre ai personaggi della corte, Alessandro, nel periodo di formazione, ha due incontro fondamentali con due filosofi. Il primo è Aristotele, che viene chiamato dal padre Filippo ad educare il figlio (e i suoi compagni a corte), presso la scuola di Mieza, creata apposta per la sua educazione. Aristotele insegnerà ad Alessandro ad utilizzare gli strumenti della logica deduttiva, gli illustrerà le sue scoperte (la rotondità della terra, i principi dell'anatomia e della scienza). Il secondo filosofo è Diogene "il cane" con cui ebbe il famoso scambio di battute "dimmi cosa vuoi e io sarò felice di dartelo" "Fatti più in la che mi fai ombra". Ma gli insegnamenti dei filosofi però non riescono a frenare i desideri e le ambizioni di Alessandro, sempre più desideroso di seguire le orme del padre, conquistare nuovi spazi e nuovi regni.

Un aspetto da rimarcare è la scelta del linguaggio: Manfredi, come riporta a fine a libro, ha preferito usare, laddove c'era la scelta, un termine moderno come battaglione o generale, anzichè lochos o strategos. Questo rende più vicino a noi il racconto e i personaggi, ma forse, toglie quel senso di epico e storico presente nei classici.
Dalla descrizione delle persone, dei luoghi, delle battaglie, dell'ambiente di corte (tutti ricostruiti con grande ricchezza di dettagli) emerge una storia antica, raccontata usando un linguaggio moderno.
Emerge un'immagine di Alessandro molto umana, dai giochi d'infanzia ai luoghi delle battaglie, dai banchi di scuola alle stanze della corte, la cui vita è proiettata al raggiungimento del sogno, che gli è stato tramandato dal padre: il sogno di conquistare l'Asia "una pianura vasta come il mare e poi montagne così alte da perforare il cielo con le loro vette ( ..) deserti così estesi che occorrevano mesi per attraversarli e che oltre c'erano montagne completamente tempestate da pietre preziose".

La prima parte della trilogia termina con Alessando che, subentrato al padre come re di Macedonia, rafforza la sua egemonia sulle città della Grecia, distruggendo Tebe. Riconquistata l'egemonia sulla lega panellenica e la tranquillità interna, può così partire alla volta del sogno, alla conquista del regno di Persia.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo , complimenti !!!! vv