03 dicembre 2007

Report: schiavi del lusso

Il mondo della moda ha un giro d'affari da 70 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a più di 1 milione di persone.
Un industria, quella della moda e del made in Italy, che fa gola agli stranieri: in primis gli americani, che osteggiano in tutti i modi, la settimana della moda a Milano.
Ma chi comanda nel mondo della moda? l'inchiesta di Sabrina Giannini, cui gli organizzatori della settimana milanese non hanno concesso l'ingresso, ha parlato della signora Vogue, Anna Wintour, su cui il film "Il diavolo veste Prada", si è ispirato.

Così abbiamo scoperto che la settimana della moda, dura in realtà 4 giorni, grazie ai ricatti della direttrice di Vogue, che ha il potere di telefonare ad uno stilista italiano per fargli cambiare data in calendario. Meno giorni, significa meno acquisti, meno visibilità e la città di Milano in caos perchè tute le sfilate sono concentrate in pochi giorni.
E i piccoli stilisti italiani, che il mondo della moda dovrebbe tutelare, sono relegati agli ultimi giorni della fiera. Meno affari, meno visibilità ...
Non succede così in Francia: lì, l'industria della moda non ha ceduto ai ricatti del diavolo.

Ma questa era solo una parte dell'inchiesta: la seconda metteva in luce il lato oscuro del mondo della moda.
Gli schiavi del lusso: schiavi nel senso vero del termine.
Intendo i cinesi, immigrati irregolari, costretti a lavorare 12 ore al giorno nei capannoni dei fornitori per le grandi firme Prada, Dior, Gucci, Fendi, Dolce e Gabbana.
Capannoni dove la gente lavora, dorme e vive: quelle immagini me ne hanno ricordato altre, in bianco e nero. Quelle relative ai lager nazisti della seconda guerra mondiale.
Anche per quelle persone, la vita si riduceva tutta all'interno delle baracche e nel campo.

Da industrie che fanno pagare i loro capi, in pelle e nylon anche 400 euro, mentre di costi i manodopera abbiamo visto che arrivavano al massimo a 30, 40 euro, ci saremmo aspettati un maggiore rispetto etico dei lavoratori.
Visto che, in questo modo, dando lavoro ai terzisti cinesi che sfruttano la manodopera in nero, strangolano anche gli artigiani italiani, quelli che veramente fanno del made in Italy.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa e` una verita` che sanno tutti coloro che lavorano in questo ambiente, ne parlano tra di loro, se ne lamentano ma non hanno mai avuto il coraggio di dirlo pubblicamente. Finalmente qualcuno ne parla ma come sempre sara` presto nel dimenticatoio degli archivi televisi e tutto verra` messo a tacere.
Se un tempo si andava di fatto in Cina per far si che il prodotto costasse meno al consumatore finale ora viene fatto solo per un mero arricchimento delle aziende che tra l'altro pagano stipendi milionari ai vari dirigenti delle grandi aziende che oltretutto, cosa che dal servizio non poteva venir fuori, richiedono anche la tangente (ovviamente in nero) ai poveri terzisti schivizzati.
Tra pochi anni resteremo di fatto senza mano d'opera dato che questo sciacallaggio delle grandi firme verso i piccoli produttori sta solo uccidendo il lavoro dell'artigiano che non ha modo alcuno di industrializzarsi e che si trovano nella necessita` di accettare il lavoro anche a rimessa...questo ovviamente finche non sono costretti a chiudere.
In fondo i falsi venduti in spiaggia dai "vu cumpra`" hanno lo stesso valore merceologico dell'originale comperato in negozio che costa dieci volte di piu`!