16 maggio 2012

Il metodo del coccodrillo di Maurizio De Giovanni

De Giovanni ha c'entrato un'altra volta il bersaglio: dopo la serie di romanzi col commissario Ricciardi, nella Napoli fascista degli anni 30, prepariamoci alla nuova serie (almeno queste sono le mie speranze) con protagonista l'ispettore Lojacono, di cui "Il metodo del coccordrillo" è il primo volume.
Siamo nella Napoli di oggi, una città oscura dove nonostante la folla, la luce, è facile confondersi e nascondersi agli occhi delle persone, indaffarate e prese nei loro pensieri. 
E' quello che fa l'assassino, il coccodrillo come verrà battezzato dalla stampa (perchè lascia sul luogo del delitto i fazzoletti con cui si asciuga gli occhi per una sua malattia).
Venuto in città su un treno, per compiere la sua missione di morte: tra ragazzi uccisi, senza nessun legame apparente tra di loro e appartenenti pure a differenti fasce sociali. Uno ragazzo dei quartieri che aveva iniziato da poco a compiere dei lavoretti per la camorra. La figlia adolescente di una famiglia facoltosa e infine il figlio di un famoso ginecologo studente di medicina per ripercorrere le orme del padre.
Tre morti difficilmente spiegabili, sebbene la pista della Camorra almeno all'inizio sia la più promettente.

Ma proprio gli insuccessi investigativi spingono il magistrato che sta seguendo il caso, ad affidare le indagini ad un ispettore che è finito a Napoli per punizione. L'ispettore Lojacono che, dopo la soffiata di un pentito di mafia (che lo ha indicato come "a disposizione" della mafia , è stato trasferito da Agrigento a Napoli. E lasciato a far niente nell'ufficio denunce, chiamato dai colleghi Cottolengo.
Lojacono ha perso tutto, non solo il mare e la sua città
"Una volta era andato vicino al mare; aveva avuto voglia di sentirne l’odore, di respirarne la brezza. Non l’aveva trovato. Quel lungomare cittadino, con migliaia di auto indifferenti a costeggiare la scogliera, sotto una pioggerella costante e infinita e un cielo grigio. Quell’odore di rancido, le pietre bianche buttate come una barriera. La sporcizia dimenticata, buste di plastica galleggianti sull’acqua stagnante come cadaveri di meduse".
pagina 76

Ma per questa punizione, senza alcun processo, ha perso in un sol colpo la moglie e la figlia.
Ma non ha perso però l'intuito, il sesto senso da poliziotto, la sbirritudine: sarà lui, infatti, a cogliere per primo le anomalie del primo omicidio e del secondo. A trovare, assieme alla dottoressa Piras (anche lei trapiantata a Napoli, con una perdita affettiva che non si è ancora del tutto rimarginata) le connessioni dei casi: cosa spinge l'assassino ad uccidere:
"E' così che caccia. Il metodo del coccodrillo. Conosce i movimenti, le abitudini, i tempi. Sa dove andranno i ragazzi, come si metteranno. E quando gli vanno in bocca, lui spara. Un solo colpo, con una pistola leggere, imprecisa. Ma non può sbagliare. Perchè ha studiato. Si è preparato, per chissà quanto tempo. E come i coccodrilli, ha sangue freddo"
pagina 100

Le colpe dei padri ricadono sui figli ...

C'è molto del de Giovanni che abbiamo conosciuto, in questo libro: il racconto di Napoli con i contrasti tra la città borghese che vive distante dai quartieri dove le case sono addossate le une alle altre.
Le passioni, buone o cattive, e i dolori che muovono i protagonisti della storia. 
E, come per il commissario Ricciardi, anche qui abbiamo un uomo stretto tra due donne.

L'intervista all'autore su Rainews


La recensione su Thriller cafe
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