10 settembre 2013

Presa diretta : soldi sporchi

Le strade dell'evasione della criminalità organizzata sono intrecciate.
I drammatici servizi andati in onda ieri sera a Presa diretta erano veramente impressionanti: parliamo di problemi reali e drammaticamente concreti di un paese in crisi che ha bisogno di liquidità.
La stessa liquidità di cui hanno bisogno gli imprenditori onesti, in questo momento, e che abbandonati dalle banche, sono finiti nelle mani di finanziarie della mafia.
Che hanno tolto loro tutto: le aziende, la salute, la dignità.

Saviano, ospite in studio, ha commentato la condanna di Berlusconi dicendo che il suo reato è gravissimo perché "avvelena l'economia italiana".
Perché, tolta di mezzo la cortnia fumogena messa in atto dal PDL (che l'ha buttata in politica), rimane il reato di frode fiscale.
Oggi l'evasione è stimata in 120  miliardi di euro, 8% del PIL, solo quest'anno la gdf ha scoperto 5000 evasori totali, per un danno allo stato di 17 miliardi di euro.
Di questi però, se ne recuperano solo pochi: la corte dei Conti ha stabilito che meno del 10% dell'evaso è tornato allo stato, in questi ultimi anni.

Dove finiscono questi soldi?
E, soprattutto, quanto è facile evadere: prima di parlare del nullatenente Ciarrapico, Iacona e il giornalista Federico Ruffo hanno raccontato quanto sia semplice trovare in internet uno spallone compiacente, per portare i soldi (o l'oro) in Svizzera.
O anche trovare un prestanome cui intestare aziende, per pagare meno tasse.

Anche Ciarrapico, editore, imprenditore nel settore sanitario, ex presidente della Roma, ex re delle acque, ha fatto uso di prestanomi. Non possiede nulla e lo stato non può pignorargli nulla, per tutti i fallimenti cui è stato condannato (come quello per il Banco Ambrosiano).
Anche il suo domicilio è fittizio: prima in un parcheggio, poi in un capannone.
Eppure il ciarra si è pure vantato di possedere giornali, cliniche. Ora è accusato di truffa allo stato per i 30 milioni presi per i suoi giornali dal fondo per l'editoria.
Riuscirà questa volta lo stato a fare giustizia?

E' una vergogna. Le cliniche convenzionate, lo yacht, il palazzo in cui vive in corso Venezia a Roma. Tutto in mano a società nei paradisi fiscali e prestanome.
Come il pensionato, amico da 40 anni, che si è ritrovato proprietario di aziende e case.

Ma come è credibile che per anni nessuno abbia saputo nulla? Dove erano notai, avvocati, banche, che hanno firmato carte, aperto conti, per un nullatenente che è stato pure senatore della repubblica?

Il primo intervento di Saviano: "i soldi pesano", Iacona ha letto un passaggio del libro "Zero zero zero" dove si parlava dei narcotrafficanti la cui ricchezza si pesa (non si conta), ma che ancora mantengono salde le radici della loro terra.

Saviano ha commentato la condanna di B.: sui giornali non si parla dei suoi fondi neri, dell'offshore, del meccanismo criminale con cui ha frodato il fisco, ha avvelenato il mercato televisivo e usato i soldi in nero per altri scopi.
Le strade dell'evasione e della criminalità organizzata sono le stesse, ha continuato lo scrittore: come la criminalità, anche B. si è dopato per una gara dove non vince il migliore, quello che si dà più da fare, ma il più furbo.

Il valore del narcotraffico in Italia è 100 miilardi di lire, di cui 65 liquidi: sono soldi che entrano nell'economia, con cui le mafie si comprano le aziende, si distrugge il mercato e la concorrenza.
Non sono questioni che dobbiamo sentire lontane dalla nostra vita.
Oggi, banche e criminalità si sono organizzate: è una tesi già letta nel libro dei giornalisti Carlucci e Caruso "Banche e mafia". I crediti concessi con grande facilità a persone vicine alla criminalità, i conti aperti a perfetti sconosciuti, mentre vengono negati prestiti ad aziende sul mercato da anni.

Operazione "serpe": i casalesi nel nord est.

Una cosa è sentire parlare di estorsione, un'altra è sentire la voce viva (anche se registrata) di un boss (o aspirante tale) che minaccia un signore, magari anziano.
L'inchiesta "Serpe", nel Veneto, ha portato all'arresto nel 2011 di una holding criminale, vicino ai casalesi, che prestava soldi a strozzo, al tasso .
Gente che veniva da Mondragone, Scampia, Casal di Principe, e che aveva costituito, legalmente con tanto di notaio, una finanziaria. La Aspide Srl di Mario Crisi e dei suoi soci Parisi e Covino.
Uno degli imprenditori taglieggiato, è stato infiltrato nella banda dalla DDA e ha potuto filmare e registrare tutto.
Le minacce, le armi, le botte.
Rocco Ruotolo ha parlato del sangue sui cantieri, delle aziende che venivano svuotate dal di dentro da questa banda, da imprenditori che alla fine erano costretti anche a cedere gratis le quote dell'azienda.
Davanti ad un notaio che, poverino, non sapeva nulla.
Un notaio di Treviso che ha nome e cognome.

Un ex poliziotto veneto si occupava del recupero crediti, perché il veneto ha diffidenza di un napoletano.
Un altro consulente finanziario, che doveva dei soldi alla banda, dava i nomi di imprenditori in crisi agli strozzini: uno di questi, per la vergogna o per la paura, si è suicidato.

Questa società criminale facevano consulenza, per imprenditori onesti, su come evadere meglio e non pagare le tasse (con società cartiera, con fondi neri, con dei fallimenti pilotati di aziende per non pagare i debiti col fisco ..).
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di funzionari di banche, di notai, di avvocati, di commercialisti.

Le banche hanno tolto 40 miliardi, al nord, per le imprese? Il vuoto è stato riempito dalle mafie. Che hanno però distrutto le aziende per una selezione in negativo degli imprenditori.
Quelli onesti, che volevano solo soldi per continuare a lavorare, sono falliti.
E questo è successo nel Veneto leghista, quello che una volta era il miracolo del nordest. E dove invece oggi la quotidianità parla di usura, crisi, fallimenti.
Di banche accondiscendenti con la criminalità perché questa porta liquidi.
Di imprenditori sedotti dall'evasione, perché oggi se non sei furbo non riesci a fare il tuo lavoro.
E di una borghesia criminale che fornisce tutto il supporto alle mafie affinché aumentino i loro soldi sporchi.
soldi, che una volta ripuliti, diventano indistinguibili da quelli puliti.
Come certi imprenditori.


Video prima parte



Seconda parte



Terza parte

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