30 aprile 2015

Pio La Torre e la sua battaglia archiviata

In Sicilia il nuovo corso renziano del pd sta portando ad un'imbarcata di cuffariani e lombardiani, dentro il pd regionale del segretario Faraone.
Effetto delle larghe intese, quelle per cui è difficile distinguere destra e sinistra. Candidati di destra eletti alle primarie del PD.
Ma anche esponenti del PD come Crisafulli che, alle scorse elezioni nazionali, erano considerati incandidabili e che oggi reclamano la poltrona di sindaco.
Archiviata definitivamente la questione morale, perché il Pd ormai è apertamente post ideologico (anche se poi abbraccia le idee care alla destra berlusconiana), in Sicilia si ha l'impressione che si voglia archiviare anche la questione mafiosa.
Che fine ha fatto la battaglia di pulizia dentro il partito (erede dell'ex PCI) che Pio La Torre voleva portare avanti in Sicilia negli anni '80?
La lotta contro i boss per contro i loro beni, per l'introduzione del reato di associazione mafiosa (il 416 bis che fu approvato solo dopo l'omicidio del prefetto Dalla Chiesa). La lotta contro la base missilistica di Comiso.
La lotta contro le cooperative rosse che facevano affari assieme (e grazie) ai boss mafiosi.
"Appena arrivato in Sicilia, Pio La Torre scopre che alcune cooperative avrebbero pesanti infiltrazioni di mafia. Il segretario del Pci ha le idee chiare sul da farsi: chiede di espellere dal partito alcuni esponenti delle coop di Bagheria e Villabate.Uno di loro, Nino Fontana, non è solo un compagno di provincia: fra il 4 aprile 1981 e il 18 febbraio 1982 è stato anche amministratore delegato di “Tele L’Ora spa”, la società che gestisce la televisione di denuncia che porta il nome del glorioso quotidiano del pomeriggio.
Quei sospetti di alleanze spregiudicate sono una delle tracce che il giudice istruttore Giovanni Falcone segue, per cercare di dare una ragione all’omicidio di La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Questa pista insieme alle altre. Perché La Torre è l’uomo di tante denunce, è l’ispiratore della legge per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, è anche l’animatore del movimento per la pace.I mafiosi e i loro complici possono avere molte ragioni per uccidere Pio La Torre. E un investigatore deve vagliarle tutte, le ragioni dei sicari e dei mandanti, alla ricerca di un movente preciso. Ma sulle denunce che riguardano i comunisti infedeli di Bagheria e Villabate, Falcone non riesce ad andare avanti. Qualcosa è stato sottratto con cura dall’archivio del Partito Comunista."

Probabilmente qualcuno oggi, nel giorno del suo assassinio (fu ucciso a Palermo il 30 aprile 1982, assieme all'autista Rosario Di Salvo), dirà pure che l'azione del Partito democratico è nella scia del suo lavoro.
Una bugia.
Cosa direbbe oggi Pio La Torre su queste larghe intese, imbarazzanti?
Su queste transumanze di candidati da destra a sinistra.

Su questa politica che vive di emergenze, che ha delegato alla magistratura il compito di selezionare (quando riesce) i cattivi amministratori dai buoni.
Su questa politica che non riesce ad avere una linea chiara sulle confische ai mafiosi, sul voto di scambio.

Così, per ricordare
- Uomini soli di Attilio Bolzoni
- Chi ha Ucciso Pio La Torre, di Paolo Mondani e Armando Sorrentino

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